Il numero delle pensioni erogate è in continuo aumento, tanto che a fine 2016 si contavano ben 10.597 “assegni”, per un valore totale di 169.749.998 euro. Quasi 170 milioni per oltre 9mila pensionati, una cifra enorme e, purtroppo, insostenibile. Una situazione nota da tempo, ma su cui ancora mancano i giusti correttivi e più passa il tempo più si parla di riforma complessiva e strutturale, visto il deterioramento degli indicatori principali. Il problema, oggi, è che stante l’aspettativa di vita in aumento, il numero dei pensionati è destinato ad aumentare vistosamente. Tanto che secondo le proiezioni del Gruppo di lavoro incaricato dal Governo, si arriverà in pochi anni, ovvero nel 2012, a circa 10.720. Quindi 1.500 pensioni in più da pagare, in soldoni. Del resto la crescita di 250-300 unità all’anno è la stessa degli ultimi anni, quindi facilmente prevedibile.
SOLO DUE LAVORATORI PER OGNI PENSIONATO
Il primo indicatore è ovviamente il rapporto tra lavoratori e pensionati: al 31 dicembre 2016 i lavoratori occupati erano 20.307, mentre i pensionati 9.035, per cui il rapporto tra occupati e pensionati è diminuito ancora (2,24), confermando un trend negativo che prosegue da diversi anni.
I fattori come noto sono diversi: in primo piano c’è l’aumento dell’aspettativa di vita, che non è in sé un dato negativo, ma lo diventa quando si va in pensione troppo presto e ci si garantisce un assegno pensionistico molto più alto (se non inizialmente, nel tempo, come numero di anni) di quanto si è versato durante gli anni di lavoro. E a San Marino il reddito medio da pensione si aggira sui 19.000 euro l’anno!
Poi c’è il capitolo entrate, ovvero chi contribuisce al sistema, i lavoratori: il numero degli occupati non regge il ritmo dei pensionamenti da diverso tempo, anche ora che ci sono timidi segnali di ripresa, il saldo positivo degli assunti non pareggia il numero dei nuovi pensionati, e infatti il rapporto si è deteriorato ancora di più.
LA NUOVA RIFORMA DOVEVA ESSERE PRONTA A LUGLIO
Il Consiglio Grande e Generale di giugno, poi quello di agosto, avrebbero dovuto essere quelli decisivi per presentare la riforma del sistema previdenziale, invece, ad oggi, ancora una bozza non c’è. Nonostante ben due Governi si siano impegnati nella loro Legge di Bilancio (2016 e 2017) a formulare la riforma.
La bozza di riforma, infatti, era già attesa entro giugno (come da finanziaria 2016) e proprio il Segretario alla Sanità, Franco Santi, rispondendo ad un’interrogazione della minoranza, ha ricordato che già “con delibera del CdS n. 26 del 20 febbraio 2017 il governo ha voluto dare continuità di azione al gruppo di lavoro di consulenti ed esperti del settore che avevano già elaborato alcune proposte nella passata legislatura, attraverso un nuovo mandato che potesse prendere spunto dalle innovative suggestioni e proposte contenute nel programma di governo della coalizione Adesso.sm. Ne fanno parte, come in precedenza, l’Avv. Alessandro Bugli, i Prof.ri Massimiliano Menzietti e Marco Micocci e il Dr. Raffaele Bruni”. Inoltre, “è stato conferito un ulteriore incarico ai Prof.ri Menzietti e Micocci per la predisposizione di un nuovo ed aggiornato bilancio tecnico attuariale ritenuto fondamentale per supportare adeguatamente il percorso di riforma che nei prossimi mesi la politica, unitamente alle parti sociali ed economiche, dovrà affrontare”. Questo perché, spiega Santi nella sua risposta, “la riforma pensionistica è una delle riforme strutturali che San Marino deve mettere in campo con l’obiettivo di rispondere adeguatamente a due particolari criticità: la prima riguarda la preoccupante situazione di deficit tra le entrare contributive e il costo delle prestazioni in uscita; la seconda riguarda la cosiddetta equità intergenerazionale e costituisce forse la sfida più difficile da raggiungere”. “Il nostro sistema pensionistico”, prosegue il Segretario di Stato, “come è noto, prevede una struttura a ripartizione con finanziamento a contribuzione definita e prestazione calcolata su base retributiva. Questo significa che le prestazioni pensionistiche vengono finanziate dai lavoratori attivi sulla base dei contributi versati. Un sistema che per essere in equilibrio, sulla base del tasso di sostituzione garantito al termine della carriera lavorativa e della percentuale di contributi versati, ha la necessità di basarsi su un determinato rapporto tra lavoratori attivi e pensionati. Questo rapporto è notoriamente in disequilibrio da ormai 20 anni. In questo periodo il legislatore è intervento diverse volte per modificare i termini previsti dalla normativa previdenziale cercando di apportare innovazioni che fossero in grado di garantire sostenibilità e continuità al sistema. Purtroppo la crisi economica e la mancanza di coraggio delle precedenti riforme ha determinato il non raggiungimento di questi obiettivi e oggi, noi siamo chiamati ad intervenire nuovamente e con una certa urgenza”. Tempi celeri, dunque? “Entro questo mese di giugno, il governo sarà in grado di predisporre una prima relazione interlocutoria che intende dare il via al percorso di concertazione con le forze sociali ed economiche e naturalmente politiche”. Di fatto, questa settimana dovrebbe esserci un nuovo confronto tra le parti e, alla luce delle richieste del Governo sui fondi pensione in cambio di titoli di Stato, di certo l’attenzione sul tema sarà massima.
ANIS: “TITOLI DI STATO IN CAMBIO DEI FONDI PENSIONE: QUAL È IL LORO PIANO PER RIPAGARLI?”
“Occorre fare sistema, ma nessuna operazione può essere fatta al buio: ci dicano come e quando ripagheranno questi bond”. Così ANIS interviene sulla delicata questione dei fondi pensione “trasformati” in titoli di debito dello Stato, soldi necessari al Governo per salvaguardare il sistema finanziario e in particolare Cassa di Risparmio. “Premesso che l’Associazione Nazionale Industria San Marino, al pari delle altre parti sociali e delle forze politiche, siede con un proprio rappresentante nel Consiglio per la Previdenza che gestisce i relativi fondi pensione, rimaniamo stupiti e amareggiati dalle dichiarazioni del Coordinatore in merito all’incontro con il Governo. Non è mai accaduto che un comunicato del Consiglio di Previdenza venisse divulgato senza la preventiva discussione e condivisione da parte di tutti i membri, motivo per cui riteniamo questo episodio molto grave: ci dissociamo dalle dichiarazioni del Coordinatore e pretendiamo che venga specificato che esse sono riferite ad una sua posizione personale e non dell’intero Consiglio. Anche perché, vale la pena ricordare, tale consesso ha carattere esclusivamente tecnico, mentre nel comunicato stampa diramato ieri sono esplicitate valutazioni di carattere politico, che sono e devono restare fuori da tale contesto. Proprio perché organismo tecnico, invece, sono altre le preoccupazioni che ANIS intende mettere in luce. In coerenza con la sua storia, la nostra Associazione e le imprese associate sono disponibili a dare il proprio contributo, nell’ottica di quel “fare sistema” da tempo auspicato. Ma non accettiamo accordi al buio o promesse vaghe: pretendiamo di conoscere modalità, tempi e soprattutto obiettivi prima di valutare qualsiasi intervento, che si tratti di un contributo o di un sacrificio.
Nello specifico, come era prevedibile, il Governo ha chiesto al Consiglio di Previdenza di acquistare titoli di debito dello Stato, per un valore di 150 milioni di euro, con le risorse dei Fondi Pensione, che ammontano a circa 450 milioni di euro. Una riserva tecnica che, al contrario di molti Paesi, ci permette e ci permetterà di sostenere il sistema previdenziale ancora per alcuni anni. Già da alcuni esercizi, infatti, si attinge a tale fondo per pagare le pensioni, in quanto i contributi versati non sono sufficienti: per questo motivo va quindi evidenziato il ritardo con cui si sta procedendo ad una riforma complessiva della previdenza sammarinese. Vogliamo sapere perché servono questi soldi, dove e come verranno utilizzati e quando verranno restituiti, stante l’esigenza statutaria di garantire una remunerazione a queste operazioni e visto che tra pochi anni serviranno per pagare le pensioni. Vincolare questo patrimonio senza le dovute garanzie e, soprattutto, senza conoscere i termini dell’operazione che si cela dietro, non è una scelta oculata. Ma non basta, occorre conoscere il piano complessivo di ristrutturazione del sistema finanziario e quante altre risorse serviranno per completarlo. Allo stesso modo è indispensabile condividere un piano strategico per l’intero sistema economico, definendo quali sono gli obiettivi del Governo e quindi quale sarà la San Marino del futuro”. Di qui a richiesta diretta: “Il Governo è tenuto quindi a spiegare, preventivamente, come stiano realmente le cose, come abbiamo sempre chiesto e, di fronte all’esigenza di reperire risorse per volumi così ingenti, anche chiarire come intende ripianare tali debiti che, facendo un sommario conteggio, si aggirano su decine di milioni di euro all’anno. E’ logico e, vista la richiesta di “fare sistema”, anche dovuto, sapere subito quale strada si vuole perseguire, indicando come e dove saranno reperite le risorse finanziarie dal bilancio dello Stato per ripianare tutti i debiti contratti negli ultimi mesi. Quale sarà il costo finale per ogni Sammarinese?”
Daniele Bartolucci, Fixing