San Marino. Socialisti. Avv. e Cons. Rossano Fabbri: “Nella sinistra sammarinese ci sono troppi generali e pochi soldati”

Rossano FabbriIn un momento convulso della politica, parla Rossano Fabbri, consigliere di quel Partito socialista che potrebbe assurgere a ruolo di ago della bilancia per le sorti di un governo che appare fortemente in bilico.

Consigliere, partiamo da casa vostra. Che aria tira dopo la nascita della corrente Liberamente e le dimissioni di Casali?

“Il nostro è un partito dinamico, vivo, con una forte e qualificata base giovanile e con la giusta presenza di esperienza. Un partito che ha la capacità e professionalità per rivestire tutti i ruoli al meglio nell’ambito del Paese. Per questo sono ottimista. Certo le correnti nella storia politica sono sempre state l’anticamera alle scissioni. Rappresentano un modo vecchio di interpretare la politica, nel quale io non mi ritrovo. In ogni caso la corrente Liberamente che si è formata dopo le dimissioni del segretario politico non rappresenta alcun problema in quanto le opinioni differenti vanno sempre rispettate. Rispetto anche la decisione di Casali e gli auguro buona fortuna”.

Quando verrà nominato il nuovo segretario politico del Ps?

“Il Congresso è alle porte, siamo al lavoro per ovviare alla mancanza del segretario politico”.

E fuori dal vostro partito? Come vanno le cose?

“Mi auguro che l’attuale compagine di maggioranza torni a parlare con forza di vera spending review e di un concreto rilancio economico del Paese che oggi non vedo ed al quale non credo. Di tagli non ne sono stati fatti e neppure provvedimenti che possano fare pensare nel breve-medio periodo ad un rilancio economico che potesse colmare il gap in termini occupazionali. Si dovrebbero raccogliere i frutti della definitiva uscita dalla black list e dell’ingresso in white list, ma non è così. Eppure con l’ausilio del Partito socialista è stato fatto un buon lavoro a livello normativo. La disoccupazione diventa sempre più preoccupante, giovani e meno giovani chiedono risposte che non arrivano.Come vanno le cose mi chiede? Male, molto male”.

A proposito di white list, crede che San Marino meriti di sedere al tavolo dei Paesi virtuosi?

“Penso che San Marino abbia recepito integralmente le richieste pervenute sia livello a italiano, che a livello europeo e pertanto la White list sia la naturale conseguenza del lavoro che ha visto impegnata non solo l’attuale maggioranza dal 2008 fino ad oggi. La scambio automatico di informazioni in questo cammino è stato un tassello fondamentale. Abbiamo rafforzato la normativa antiriciclaggio con la conseguente adozione di una serie di provvedimenti, come la disciplina del contante. C’è stato un costante allineamento della Repubblica agli standard internazionali. Se oggi siamo un Paese virtuoso dobbiamo ringraziare solo noi stessi, nessuno ci ha regalato nulla”.

Di sola trasparenza non si campa però. Condivide?

“Assolutamente, sono d’accordo con lei. E’ proprio questo un concetto che mi piacerebbe fare passare. La trasparenza deve essere vista ed utilizzata come una potenzialità, non come un peso. Oggi ad esempio tra San Marino e Italia continua ad esistere un differenziale fiscale enorme, dovrebbe esserci la fila al confine per venire ad investire qui da noi”.

Perché allora i confini non sono “ingolfati”?

“Evidentemente quello che è stato fatto non basta. La trasparenza non può essere fine a se stessa. Oggi che abbiamo tutte le carte in regola dobbiamo accelerare, non sederci sugli allori. Quello che ancora manca è la sburocratizzazione del sistema, la certezza del diritto, una celerità in ambito di giustizia. Sono temi cui gli imprenditori seri guardano molto attentamente per giudicare come attrattivo uno Stato”.

Cosa suggerisce?
“La soluzione potrebbe essere la riforma delle norme che regolano la procedura civile che oggi sono costellate da doppioni e portano a perdite di tempo: qui si dovrebbe lavorare. Si sente la necessità di riti più veloci, soprattutto quando si è in possesso di prove certe, come titoli di credito o confessioni”.

E in ambito penale da cosa partirebbe?

“Dall’introduzione dei cosiddetti i riti premiali, a partire dal patteggiamento. Si eviterebbe così tutta la fase dibatti- mentale con conseguente risparmio di tempo e danaro per la giustizia. E chi è reo confesso vedrebbe premiata la sua condotta collaborativa”.

A proposito di appeal per gli investitori, la strada si associazione alla Ue potrebbe rappresentare un vantaggio?

“Per quanto riguarda l’Unione Europea siamo in forte e gravoso ritardo. La procedura di ingresso doveva essere fatta precedentemente, oggi gli organismi europei non indicano questa strada ma ci chiedono eventualmente di negoziare accordi quadro. Detto questo e premettendo che sono una europeista convinto, credo comunque che sia assolutamente necessario aprire un tavolo di trattativa dove siano chiari costi e benefici. Oggi abbiamo dato all’Europa tutto quello che ci ha chiesto in cambio di zero contropartite. In pratica abbiamo in capo un sacco di oneri, ma ad esempio non possiamo accedere ai finanziamenti europei. Siamo rimasti col cerino in mano, non abbiamo alcuna merce di scambio, siamo costretti a subire l’Europa, mi passi il termine, invece che creare un cammino condiviso”.

Oggi l’Europa e l’intero mondo sono con il lutto al braccio per i fatti che hanno coinvolto Charlie. Come sta vivendo questa situazione? E’ preoccupato?

“Non ci sono parole. Trovo inaudito che nel terzo millennio si arrivi a privare un uomo della propria vita e lo faccia in nome di una religione. La religione deve unire, non dividere o uccidere. San Marino e l’intero pianeta si devono preoccupare perché è a repentaglio la libertà di tutti, oggi è in gioco la libertà in tutte le sue forme”.

Torniamo a San Marino. Crede che il governo sia auto-sufficiente?

“Se non fa provvedimenti importanti, sì. Il Congresso di Stato è autosufficiente nel momento in cui non fa o resta immobile come del resto accade oggi. Nel momento in cui si decidessero provvedimenti importanti, ovvero quelli che oggi servono al Paese, verrebbero fuori tutte le contraddizioni e i numeri risicati di una maggioranza poco coesa. Oggi invece sarebbero necessarie ampie convergenze, per realizzare provvedimenti anche gravosi o impopolari, che comunque devono essere presi. E dovrebbe farsene carico l’intero Consiglio. Il governo provi a tagliare dalla Pa per vedere se ha i voti!”.

C’è chi afferma che non vi sia comunque alternativa a questo governo e oggettivamente la sinistra appare in difficoltà. Qual è il suo punto di vista?

“E’ certamente vero che a sinistra ci sono molti generali e pochi soldati, ma non è vero che non c’è alternativa a questa maggioranza. Mi paiono più frasi fatte per giustificare l’incapacità dell’esecutivo, che una situazione reale. C’è sempre una alternativa se c’è la volontà politica”.

Che cosa proporrebbe?

“Programmi di governo più brevi e più circoscritti per procedere velocemente. Pochi punti incisivi, concordati con le opposizioni e verifiche periodiche in merito all’attuazione del programma di governo”.

Le elezioni anticipate sono una alternativa percorribile? “Credo che la legislatura non arriverà alla sua naturale scadenza, certo è che prima di pensare alle elezioni, si deve pensare al bene del Paese e fare quelle riforme che rilancino l’occupazione, oltre a mettere in sicurezza i conti pubblici a partire dal problema della liquidità”.

Con la voluntary disclosure prevede un’altra emorragia per le banche sammarinesi?

“Per evitare questo problema e come contraltare dello sforzo normativo recepito dal sistema economico e finanziario sammarinese, si deve internazionalizzare il nostro sistema bancario e renderlo appetibile oltre i confini per lavorare con l’Europa e con il mondo. Per questo e per completare davvero il percorso di pacificazione con i nostri vicini si deve firmare al più presto il memorandum d’intesa con Bankitalia”.

Da Forlì stanno arrivando le prime sentenze che sembrano smentire i teoremi sino a qui proposti. Che ne pensa?

“Si tratta di un evidente ridimensionamento del castello accusatorio proposto dalla procura di Forlì contro la Repubblica di San Marino. Secondo il mio parere ce ne saranno altre di sorprese, quando si arriverà al dunque delle altre questioni che hanno coinvolto il sistema bancario sammarinese. E allora qualcuno dovrà fare il mea culpa, anche se ormai il danno al nostro Paese è stato fatto. Vede, ipotizzando alcuni reati per i quali gli imputati sono stati poi ritenuti innocenti, la Procura ha potuto utilizzare strumenti quali le intercettazioni telefoniche o la custodia cautelare. Ci sono state evidenti forzature che agli occhi di un giurista apparivano oggettivamente evidenti. La domanda sorge spontanea: chi c’è dietro a tutto questo? Sarebbe successa la stessa cosa se il sistema sammarinese non avesse portato in Italia i propri depositi? Ma soprattutto chi pagherà per tutto questo? Chi ha sbagliato deve sempre pagare da qualsiasi parte si trovi e di problemi ce ne sono stati eccome. Ma non si può fare di tutta l’erba un fascio e additare un intero Paese o un intero sistema economico”.

David Oddone, La Tribuna