San Marino. Non solo pecore nella dieta dei lupi del Titano. Ritrovati in una frazione di Faetano i resti di un giovane capriolo completamente divorato.

L’uccisione avvenuta nei pressi di diversi allevamenti. Negli ultimi mesi si sono moltiplicati sul Titano gli attacchi di lupi ad ovini e caprini da parte dei lupi. Prima Montegiardino, poi le Bruciate (Fiorentino), infine Piandavello (Domagnano). In totale da meta? novembre a meta? gennaio sono stati uccisi una ventina tra pecore, agnelli ancora nel grembo e arieti.

Un fenomeno completamente nuovo per San Marino che da un lato ha iniziato ad allarmare gli allevatori, dall’altro ha portato gli addetti ai lavori del Centro naturalistico e dell’Ugraa ad esprimere soddisfazione per il ritorno del lupo sul Monte in quanto sintomo di un territorio tutto sommato ancora molto verde e vitale. Ma non solo. Secondo gli esperti il lupo ha un ruolo fondamentale per tenere sotto controllo le popolazioni degli altri animali selvatici di cui si nutre, su tutti caprioli e cinghiali il cui numero da qualche anno e? molto aumentato.

A rafforzare questo concetto sono i ritrovamenti di resti di animali nelle campagne sammarinesi. L’ultimo e? avvenuto nei giorni scorsi a Corianino, una frazione del Castello di Faetano. In una vallata a qualche centinaio di metri da case e strade e? stato trovato quel che resta di un giovane capriolo: qualche ossa completamente ripulita e del pelo sparpagliati su un paio di metri quadrati. Il colpevole? Per l’uccisione molto probabilmente un grosso e veloce carnivoro come il lupo. Poi il tempo e altri carnivori piu? piccoli potrebbero aver completato l’opera. Il luogo del delitto dista pochi chilometri da uno degli avvistamenti di canide selvatico registrato dalle fototrappole del Centro naturalistico nei mesi scorsi.

Il ritrovamento e? interessante perche? avvenuto a pochissima distanza da diversi allevamenti di ovini, pollame, conigli e bovini chiusi pero? da recinzioni elettriche e murarie. Una difesa che probabilmente ha disincentivato i grossi predatori che si sono dovuti “accontentare” delle numerose prede selvatiche.

Davide Giardi, La Tribuna

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