Caro Direttore Severini,
le scrivo per esporle quanto segue con il cuore gonfio di dolore. Sono Italiano e risiedo da dieci anni in Repubblica dove nel 2014 ho aperto una Srl. Prima del Covid la mia società ha versato (lo dico con orgoglio) cifre a 5 zeri di tasse. Oggi purtroppo il fatturato/lavoro si è azzerato. Dunque mi torvo costretto a chiudere e valutare di andare ad aprire una società in Italia (!) dove per assurdo in caso di anni “bui” le spese fisse sono nettamente più basse.
Mi spiego meglio: qui a San Marino l’amministratore e socio di maggioranza di una Srl senza dipendenti come la mia deve versare all’anno circa 10.000€ tra tassa di licenza, tasse e fondo pensione per l’amministratore. Quest’ultimo deve pagare sulla base di un reddito minimo di 27.000€ anche se lo stesso non viene percepito! Se a questi aggiungiamo commercialista, affitto, utenze si arriva ad avere la certezza di spese per almeno 30.000€ in un periodo di totale incertezza.
Mi rivolgo con rispetto al Segretario Lonfernini e gli voglio chiedere: “ma lei vive su Marte?, lei ha mai dovuto tirare il carretto di una piccola impresa?” Non credo… Se sì come può pensare addirittura ad innalzare tali spese in capo a delle società già sofferenti?!
Segretario Lonfernini si ricordi che, se ammazza la mucca che le dà il latte, subito si farà una bella grigliata ma poi il latte non ci sarà più.
Concludo Segretario, sofferenti anche per il caos bollette.
Tanto le dovevo.
Un lettore (molto conosciuto)