Della vicenda Sopaf (la holding gestita dai fratelli Magnoni oggi ai domicilari), Tribuna se ne è occupata anche nell’edizione di ieri. La finanziaria è legata a doppio filo al gruppo Delta che ha coinvolto la Cassa di Risparmio sammarinese in un pasticciaccio brutto.
La cessione della quota Delta, in possesso della Sopaf, aveva generato uno scontro piuttosto duro con gli allora vertici della Cassa, l’amministratore delegato, Mario Fantini e il presidente Gilberto Ghiotti.
Secondo gli inquirenti italiani, la Cassa all’epoca rappresentava il “polmone finanziario” di Sopaf che ne ha garantito la sopravvivenza. Ieri, anche Stefano Elli de Il Sole 24 Ore ha ripreso la notizia e Milena Gabanelli ne parlerà su Report nella puntata di domani, lunedì 2 giugno. Ma veniamo ai fatti.
Delta, per diluire la quota di partecipazione della Cassa, cerca azionisti forti. Il primo contatto fu con la Lehman Brothers, non se ne fece nulla e subentrò Sopaf. Fantini si oppose e a seguito degli sviluppi della vicenda sul Titano scese l’ombra di Tremonti.
Per Delta finì male e nel tracollo si portò appresso Fantini. Il processo per le attività di riciclaggio e di espatrio clandestino di capitali è tutt’ora in pieno svolgimento a Forlì.
A San Marino, liberarsi dei Magnoni acquisendo la loro partecipazione in Delta, venne a costare 70 milioni di euro (pagati in Lussemburgo) e qualcuno sul Monte l’ha definì un’estorsione. Questa somma servì ai Magnoni per sopravvivere al tracollo della Lehman.
Sopaf, dal 7 gennaio 2010 al 30 giugno 2011, ha trasferito in Italia, da San Marino, 50,3 milioni di euro.
L’anno precedente il 31 dicembre 2009 Sopaf riceve 10,1 milioni. Cosa fa con questi soldi? Operazioni prive di una “valida giustificazione economica” dice il pm: versamenti all’estero.
Dove è finito il surplus di 15 milioni?
E’ ancora in Lussemburgo o è “rientrato”?
E’ probabile che presto verrà data una risposta a queste domande e un volto e un nome ai protagonisti sammarinesi di questa vicenda.
La Tribuna