Riceviamo e pubblichiamo:
Il Direttore sanitario ha avuto tutto il tempo di avvertirmi, se voleva, della mancata autorizzazione che peraltro mi conferma a quale livello di burocrazia siamo arrivati anche nel nostro ospedale!
Neppure una telefonata al suo primario che da 26 anni lavora a San Marino!
E’ tanto interessato a risolvere il problema della paziente che dal 9 maggio, giorno dell’intervento programmato, a tutt’oggi e nonostante le mie giuste rimostranze e quelle della famiglia della paziente stessa, ha continuato a scaricare sul sottoscritto la presunta colpa (ma colpa poi di cosa?) senza affrontare come avrebbe dovuto il caso.
Comunque prima di firmare un diniego a un trattamento chirurgico un Direttore Sanitario si deve domandare cosa ci sarà dietro questa sua firma: ebbene c’è una paziente con un problema importante che non ha potuto risolvere. Ripeto ancora una volta: aveva il dovere il dottor Manzaroli, se era tanto convinto della mia mancata comunicazione, di cercarmi lui come tutto il comitato esecutivo, per chiedere spiegazioni o integrazioni, se mai ce ne fosse stato bisogno, pensando in primis proprio alla paziente, ma anche mostrando correttezza verso il sottoscritto che si accingeva semplicemente a fare, come sempre ha fatto, il proprio dovere di medico!
Egregio direttore sanitario, non le bastava la mia indicazione chirurgica dopo 26 anni che mi conosce? Dando parere negativo mi ha confermato che non conosce assolutamente il problema chirurgico che dovevo affrontare e non ha sentito il bisogno di contattarmi. Lei che dovrebbe essere in qualità proprio di Direttore sanitario, il nostro garante al di là di tutte le pastoie burocratiche che il nostro ospedale ha pensato bene di acquisire, copiando la vicina Italia, dove ormai la sanità e in pieno delirio!
Grazie veramente del trattamento che ha voluto riservarmi, ma soprattutto un grazie da parte della paziente e della sua famiglia, che mi creda, mi hanno dimostrato in questi giorni assieme a decine di pazienti, colleghi e amici, solidarietà stima e riconoscenza, soprattutto quella riconoscenza che da Lei sinceramente mi aspettavo.
Oliviero Soragni
La Tribuna