San Marino. SPECIALE PENSIONI. Ecco come si “restringeranno”

PENSIONI, LE IDEE SUL TAVOLO. INTERVISTA A TAMAGNINI (CSDL) SULLA “IPOTESI” DEL GOVERNO

L’attenzione sui conti pubblici è altissima così come lo è l’impegno a fare cassa. Obiettivo per perseguire il quale non si starebbe guardando in faccia nessuno. Si è cominciato con la scuola e si vorrebbe andare avanti con le pensioni. Tema delicatissimo che sta suscitando molta preoccupazione non solo tra i percettori di pensioni perché è risaputo come per molte famiglie in tempi di crisi si tratti di entrate davvero irrinunciabili. Da un lato il governo ha più volte annunciato la necessità di spingere sull’acceleratore, dall’altro i sindacati premono per conoscere nel dettaglio quali sono le intenzioni per poi sedersi al tavolo del confronto. Ne abbiamo parlato con il Segretario della Csdl Giuliano Tamagnini:

Avete in mano una proposta?

“Siamo in possesso di un documento privo dei requisiti minimi per essere definito una proposta. Sono state fornite delle tabelle che altro non sono che esercizi dai quali noi abbiamo ricavato dei numeri e provato a fare delle proiezioni. Tutto però sulla base del nulla perché in questa fase siamo assolutamente in alto mare. Non ci è giunta una proposta ma tre ipotesi che vanno da una più bassa ad una più alta passando per una che dovrebbe essere intermedia”.

Che cosa significa questo?

“Non so perché non mi è mai capitato di dover ragionare in questi termini. Normale sarebbe stato ragionare su una proposta e confrontarsi su quella. Questo non è un gioco ma una partita delicatissima su cui occorre riflettere profondamente. Non si tagliano le pensioni a cuor leggero, oggi più che mai avendo sempre più la consapevolezza di come invecchiare costi parecchio caro”.

Possiamo provare a dare qualche numero ragionando magari sulle pensioni di 1500 euro?

“Posso dirle che chi oggi percepisce 1500 euro è tenuto a pagare annualmente in termini di Igr 494 euro e che paga zero di contributo di solidarietà. Tabelle alla mano pagherebbe nell’ipotesi più bassa una discreta cifra in più, ovvero 737 euro in totale di cui 581 di Igr e 156 euro di contributo di solidarietà. Nell’ipotesi più alta arriverebbe a pagare 1621 euro di cui 581 di Igr e 1040 di contributo di solidarietà”.

Volendo ragionare su cifre leggermente più alte e dunque sui 2000 euro?

“Nell’ipotesi A avremmo 1.996 euro composte da Igr per 1287 e 708 di contributo di solidarietà mentre nell’ipotesi più alta avremmo una cifra complessiva di 3952 euro formata da igr per 1287 e 2665 da contributo di solidarietà”.

Si tratta di cifre importanti, non c’è stato un ragionamento generale?

“C’è stato qualche incontro ma quanto da noi proposto non ci risulta essere stato recepito. Per esempio sappiamo che non tutte le pensioni sono state maturate con gli stessi contributi. Noi avevamo proposto che tenendo conto di questo si facessero prelievi maggiori a chi ha versato meno e viceversa minori a chi ha versato di più”.

Siamo dunque ancora lontani da una riforma pensionistica?

“Non conosco le intenzioni del governo, so solo che a noi serviranno alcuni mesi da quando avremo la proposta. Il documento sul quale stiamo ragionando è lontanissimo dal rappresentare una proposta. Non dico che non c’è apertura su una possibile riforma ma per discutere sulle tabelle che abbiamo appena illustrato non mi metto nemmeno al tavolo. Vogliamo poi prima avere il quadro generale, come si fa a chiedere sacri ci se ai cittadini non viene anche comunicato qual è realmente lo stato di salute del Paese? Come ho detto altre volte noi non ci stiamo a ragionare al buio”.

Ci sono altre partite aperte?

“Diciamo che ce ne sono tantissime, c’è il cantiere dell’Iva ad esempio ma come sempre si parte in fretta come si volesse portare a casa subito il risultato e poi ci si interrompe e nulla va avanti”.

C’è una ricetta per salvarsi?

“Occorre fare tutti uno sforzo, l’unità di un Paese parte dal presupposto che ognuno deve capire i problemi dell’altro. Questo in generale. Per ciò che concerne i conti, è evidente che 850 milioni siano una cifra enorme derivante in gran parte da Cassa di Risparmio e dal suo bilancio che in tanti hanno definito liquidatorio. Il rischio altissimo è quello che non falliscano le banche ma fallisca il Paese”.

Olga Mattioli, RepubblicaSM