San Marino. Spending review, superiori via un anno. La proposta del Segretario Morganti

Schermata 2014-05-01 alle 10.31.53Ripensare la collocazione, le finalità ed il modo di essere della scuola superiore, in vista di una estensione dei percorsi obbligatori, in chiave europea. In questa ottica è possibile anche interrogarsi sull’ipotesi di diploma a 18 anni, in sintonia con il dibattito che si sta avviando anche in altri Paesi”.

Tre righe, copia-incolla, del documento “La scuola dei ragazzi che avranno vent’anni nel 2030” presentato lunedì pomeriggio dal segretario Giuseppe Maria Morganti ad una rappresentanza di insegnanti e genitori.

E’ stata l’occasione di parlare di scuola dei prossimi anni. Meglio, sempre estrapolando dal documento: “Anche in relazione alle scelte di ordinamento e normative, che potrebbero accompagnare e favorire tali prospettive la scuola sammarinese, i suoi operatori ed i responsabili politici ed amministrativi dovrebbero avviare un dibattito franco e sincero sulle decisioni da intraprendere per ripensare il sistema educativo di San Marino nel medio e lungo periodo; per i prossimi 5-10 anni”.
Detto questo si è praticamente detto tutto sull’incontro tra segretario Istruzione e corpo docente della scuola superiore.
Un incontro che ha lasciato l’amaro in bocca a molti dei presenti che si sono sentiti traditi in quanto si discute della scuola che verrà, appunto, da qui a uno-due lustri e loro, i docenti, si sentono degli esclusi. Sindacati inclusi: “Parlare di scuola del futuro, di qualità della docenza non ha senso se non si prevedono investimenti. Si smentiscono ulteriori tagli, mentre le lamentele crescono a dismisura”. Il segretario Morganti ha ribadito: “Nel documento non si parla di tagli, abbiamo solo presentato le linee guida di riforma che saranno ora all’esame dei docenti. Ripeto, si parla solo di riorganizzazione e razionalizzazione, che consentiranno anche un miglior approccio ai budget di spesa”.

Si legge sempre nel documento: “In prospettiva è prevedibile una evoluzione del profilo professionale della docenza, in chiave di carattere europeo, ivi compresa la rinegoziazione di diritti e doveri.

Altro punto chiave è il capitolo “Processi di internazionalizzazione” dove forse si comprende meglio la voglia di andare in Europa della scuola sammarinese: “… le crescenti migrazioni, le dinamiche del mercato, la mobilità del turismo e del lavoro richiedono oggi cittadini del mondo, in grado di confrontarsi con la diversità mantenendo la propria identità culturale. Saremo chiamati a confrontarci con una realtà in trasformazione permanente, dove ricostruire un equilibrio dinamico tra senso delle proprie radici e appartenenza a comunità sempre più ampie e aperte”.

Belle parole che però stridono con quelle tre righe iniziali che buttano sul tavolo l’idea di ridurre il corso di studi sulle superiori da cinque a quattro anni, come sostiene la segreteria Istruzione: “Riduzione che ci metterebbe in linea con altri Paesi europei”.

Ma non si comprende bene come faranno i ragazzi sammarinesi, neo diplomati a quattro anni, ad andare oltre l’Italia che chiede corsi di studio quinquennali. In sostanza si punta all’Europa dimenticando di essere a tutt’oggi “extra comunitari”.

Si punta all’Europa ipotizzando che il centinaio di ragazzi che annualmente si presentano alla maturità abbiano tutti la valigia pronta ad andare oltre le Alpi. Si dimentica, poi, un altro dettaglio: San Marino non riconosce, ad esempio, i diplomi quadriennali statunitensi o argentini anche se da quelle parti sono “regolari”. Ora vuole mettersi sul loro stesso piano.

Altro dettaglio, se San Marino ridurrà i corsi di studio, l’Italia sarà obbligata a riconoscere le “maturità” ridotte dei ragazzi sammarinesi e ammetterli alle sue Università o assumerli nelle sue aziende?

La Tribuna