Quanti di voi, di fronte ad uno scaffale del supermarket in cui viene esposta -ad esempio- una bottiglia di CocaCola da 1,5lt in plastica in offerta a 1€ e, di fianco, la stessa bottiglia di CocaCola da 1,5lt in plastica prezzata 2€ metterebbero nel proprio carrello la seconda?
La reazione che mi attendo dal lettore è univoca: “Che domanda è? La risposta è scontata!…”
E, se vi dicessi che qualcuno sceglierebbe la seconda, quella venduta al doppio dell’altra, identica? La prima reazione sarebbe altrettanto netta e decisa: “Sei ubriaco? Impazzito?”.
Già… Mai avrei pensato di trovarmi, un giorno, a commentare una vicenda simile. Eppure, è accaduto anche questo! Lo ha svelato il sempre attento GiornaleSM entrando nel dettaglio della delibera n.14 del 17 gennaio scorso adottata dal Congresso di Stato, con la quale si è aggiudicata
“la fornitura di 100.000 mascherine FFP2 bianche filtranti senza valvola bianca in favore della Pubblica Amministrazione all’impresa COMIFER S.r.l.” autorizzando la “spesa di 45.000 euro” e, vista l’urgenza di ricevere la stessa fornitura, “di 10.000 mascherine FFP2” alla “3A Salus srl” per un importo di “6.300 euro”, per un esborso totale di 51.300 euro per 110mila mascherine.
Come spiegato nell’articolo-denuncia, una semplice ricerca sul sito internet “Trovaprezzi” avrebbe permesso, al Governo, di comprendere che quel prezzo sarebbe stato assurdo anche per l’acquisto di appena mille pezzi. L’offerta migliore proposta da “Trovaprezzi” è quella della Lookathome srl, con sede in via Via dei Campi 127 a Binago (Co) che le offre a 0,26€ l’una che, però, per ordini superiori a 100.000 pezzi, si riduce a 0,23€, praticamente poco più della metà dei 0,45€ a mascherina della fornitura “aggiudicata” dal Governo.
E’ doveroso evidenziare, ovviamente, che la società comasca non figura nell’elenco dei fornitori della Pa biancazzurra e quindi non ha presentato alcuna offerta. Ma, in tal caso, appare urgente e necessaria una riforma delle normative e condizioni negli acquisti pubblici. Perchè è intollerabile, specie oggi, in un momento in cui si richiedono sacrifici e rinunce a tutti i sammarinesi, che un ente pubblico spenda il doppio del prezzo di mercato per l’acquisto di materiali necessari alla Pa.
Ma questa ultima notizia -già irritante di per sè- apre ad un altro inquietante dubbio che merita urgente verifica e risposta: su quante altre forniture la Pubblica Amministrazione avrebbe potuto e potrebbe risparmiare in futuro migliaia e migliaia di euro? Quanto paga, la Pa, ad esempio, la cancelleria? Quanto paga il materiale sanitario come siringhe, garze, camici ecc.? Quanto paga la Pa, i computer? Quanto paga la Pa…?
Quanto si potrebbe risparmiare ogni anno, solo razionalizzando le norme e ispirandosi alla logica del buon padre di famiglia, ogni acquisto e spesa per il pubblico?
Enrico Lazzari