San Marino. “Spesa pubblica improduttiva, uno scialo” ??? … di Cristoforo Buscarini

campanile san marinoTra gli esempi della ‘deriva Pubblica Amministrazione’ evidenti i ruoli alla voce sprechi di Sanità e Istruzione.

E’ tempo probabilmente di tirare qualche bilancio parziale sul progetto di spending review varato dal governo, e sui risultati conseguiti.

Simili interventi nel tessuto sociale comprendono, per semplificare, due partite: da una parte si cerca di incrementare le entrate senza strangolare le attività economiche; dall’altra si introducono robusti tagli nelle spese. Cominciamo dalla seconda partita proprio perché a San Marino lo scialo nella spesa pubblica improduttiva è sotto gli occhi di tutti, senza bisogno di essere economisti di professione.
In condizioni di crisi tanto pesante (basta guardare gli indici della disoccupazione per rabbrividire) ci si aspettava la liquidazione delle bardature corporative, varate nei primi anni novanta in questo Paese che non le aveva mai conosciute, dal momento che solo il mercato può equamente selezionare le professionalità e non i guardiani delle fortezze corporative, che mirano a tramandare di padre in figlio certe “libere” professioni.
I timidi passi mossi dal governo Prodi in Italia, a San Marino hanno avuto una reazione di segno opposto: fra poco si creerà un ordine professionale anche per potare gli alberi dell’orto di casa.

Certe recenti situazioni ben note lo dimostrano. E’ ora di superare il quadro normativo esistente verso una vera liberalizzazione del lavoro intellettuale, come si è tentato in Italia con le parafarmacie, timido primo passo di un piano Bersani stroncato dalle corporazioni trasversali.

E poi c’il problema numero uno, la spesa pubblica. In una folla di eterni super consulenti, inamovibili per un rinnovamento di metodi e qualità, super retribuiti e deresponsabilizzati, c’è un continente costituito dal settore pubblico allargato, a cominciare dalla scuola.

Si dovrebbe scrivere un lungo saggio per analizzare la cattiva gestione strutturale del settore pubblico, vera voragine della finanza statale. Nello spazio angusto di un breve articolo si può solo andare ad esempi rappresentativi di una patologia generalizzata, dalla sanità, alla scuola, dalla gestione dei servizi alle infrastrutture.

Per esemplificare e non per instaurare polemiche, basta citare la situazione della medicina di base, strutturata con criteri da “socialismo reale”, con operatori “a posto fisso” anziché a convenzione, così come è in tutta Europa, consentendo la libera scelta e la selezione sul merito dei professionisti anche sul piano economico, con evidente economia di gestione e qualificazione del servizio nella competitività normale.

Altro esempio la scuola. Si può ignorare che in Italia è operativa la riforma Gelmini, che nessuno, anche con il PD al governo ,si sogna di cestinare? Noi nella scuola primaria andiamo avanti come niente fosse con plessi con insufficiente popolazione scolastica, costosi e didatticamente inadeguati (sa il governo che esiste il trasporto scolastico sulle brevi distanze?); con l’impiego di due insegnanti per classe più un insegnate specializzato per la lingua straniera, più un altro ancora per l’educazione motoria.

Le refezioni decentrate in ogni plesso, il “tempo pieno” coattivo in strutture edilizie ormai inadeguate costituiscono soluzioni costose e illiberali, che violano i diritti delle famiglie, cui compete il ruolo di protagoniste nell’educazione, e con un onere finanziario per alunno fra i più alti in Europa. Questo è solo un esempio della deriva del continente Pubblica Amministrazione (su altri torneremo).

Veniamo alla parte entrate. E’ stata imposta una patrimoniale fra le più ingiuste, in primo luogo perché San Marino ha un territorio che è un fazzoletto, per cui i maggiori investimenti immobiliari sono collocati fuori dei suoi brevi confini e quindi non sono sfiorati. E’ stata varata una riforma delle imposte dirette macchinosa e fondamentalmente non equa poiché perpetua i due regimi di fatto, quello del reddito da lavoro dipendente e quello da lavoro autonomo. Ci sarebbe voluto molto a introdurre, come in tutta Europa, lo scontrino fiscale abbinato a sanzioni penali?

Non si può continuare a fare politica di partito pensando al successo elettorale perché il Paese continua a navigare in brutte acque, anche dopo il superamento della “lista nera” da parte italiana.

Illudersi che tale traguardo avrebbe risolto tutti i nostri problemi è da irresponsabili o demagoghi. Purtroppo la ripresa è ancora lontana, anche per ragioni internazionali, che da noi vengono aggravate per esigenze partitiche. Quando i cittadini, prigionieri della figura di “extracomunitari”, prenderanno coscienza della gravità della situazione che vede pochi privilegiati godersi le accumulazioni di non sudate fatiche e la maggioranza in cerca di lavoro per i figli e per se stessi, prenderanno coscienza della situazione reale del Paese?”.

Cristoforo Buscarini 

La Tribuna