Un paio di anni fa fece scalpore una operazione della Guardia di Finanza. Un caso alla “James Bond”: si parla infatti di spionaggio industriale, con tanto di progetti e macchinari rubati, che sarebbe stati utilizzati per costruire una società affine a San Marino, con l’intento di rubare fette di mercato al proprio gruppo industriale di riferimento.
Erano così stati denunciati otto manager di una holding pesarese.
La presunta associazione criminale, aveva anche già preso accordi con una ditta di Rimini per venderle i progetti rubati e i segreti industriali della ditta madre; lo spionaggio in favore dei concorrenti, sarebbe stato pagato 400mila euro, ma i finanzieri sono intervenuti prima.
E con l’invio della rogatoria a San Marino, anche il tribunale commissariale ha aperto un’inchiesta parallela con tanto di perquisizioni in seno alla società del Monte. La novità è che, almeno in Italia, andranno a processo tutti i dipendenti e i collaboratori del gruppo pesarese.
Uno di loro, ha già patteggiato una pena a 2anni di reclusione. Inoltre subirà una confisca di beni pari al valore di 300 mila euro. Soldi che andranno allo Stato italiano. Gli altri sei indagati si sono dichiarati innocenti e pronti a dimostrarlo anche in base a perizie tecniche già agli atti. Per ora sono stati rinviati a giudizio per associazione a delinquere finalizzata al furto, all’appropriazione indebita e alla vendita di “titoli di proprietà industriale” di un’altra azienda: processo fissato a ottobre.
Una scoperta da parte del gruppo pesarese di un “giro” di progetti e disegni che risale all’anno 2009. L’accusa tocca 7 ex dipendenti e soci di aziende controllate, colpevoli secondo il gruppo pesarese, di aver prelevato dalla banca dati dell’azienda i progetti per la costruzione di una macchina utensile per la costruzione di infissi.
Il gruppo pesarese perfeziona il progetto nel 2008 e a breve è previsto il lancio mondiale, il problema è che a metà dell’anno stesso un gran numero di progettisti e dipendenti o part time che avevano lavorato alla realizzazione di quella macchina, improvvisamente si licenzia.
Emergerà che erano andati a collaborare presso una società di San Marino, prendendo accordi per vendere ad un’altra società di Modena e di Rimini (entrambe ditte concorrenti) un modello di macchina praticamente uguale a quella progettata dalla azienda pesarese, tanto da brevettarla. Da qui il passo verso la procura è stato breve ( settembre 2009) con la denuncia per “furto di disegni e progetti” da parte di ex dipendenti. Una spy story in salsa sammarinese.
David Oddone, La Tribuna