Pubblicata dalla Direzione investigativa Antimafia la sua ultima relazione al Parlamento, che parla di 46 ‘locali‘ (gruppi criminali) censiti al Nord. Come spesso accade ultimamente, la Repubblica di San Marino trova sempre meno spazio, segnale inequivocabile che leggi e uffici funzionano. Il che non deve fare abbassare la guardia, né tantomeno fare pensare che il Titano sia immune dalla infiltrazioni mafiose.
Fari bene accesi in Repubblica
Non deve infatti stupire a questo proposito come nelle scorse settimane si fossero già accesi i fari sul Monte grazie alla nostra “Commissione Antimafia” con l’audizione dei responsabili degli uffici di controllo che hanno rilevato, a partire dai primi mesi del 2021 al settembre 2022, attività economiche sammarinesi collegate, in qualche misura, ad organizzazioni criminali operanti in Italia. Tanto che attraverso un ordine del giorno approvato, il Consiglio ha impegnato il Governo a dare maggiore impulso alla sinergia di tutti gli apparati dello Stato nella lotta al contrasto delle infiltrazioni di organizzazioni criminali. Proposta inoltre l’istituzione di gruppi di lavoro specifici con mandato al Governo per emanare tempestivamente anche interventi normativi, per potenziare la prevenzione e i controlli in settori ritenuti sensibili; per introdurre azioni amministrative utili a stroncare sul nascere le possibili distorsioni; per rendere accessibili ai soggetti designati, il registro dei titolari effettivi, dei beneficiari dei trust e dei mandati fiduciari ed anche delle banche dati utili per prevenire fenomeni di ‘prestanomato’.
‘ndrangheta dominatrice della scena criminale
Tornando alla relazione italiana, la ‘ndrangheta e la sua coesa struttura, le sue capacità militari ed il forte radicamento nel territorio, “si conferma oggi l’assoluta dominatrice della scena criminale anche al di fuori dei tradizionali territori d’influenza con mire che interessano quasi tutte le regioni: Lazio, Piemonte e Valle D’Aosta, Liguria, Lombardia, Trentino Alto Adige, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Toscana, Marche, Umbria, Abruzzo e Sardegna.
Le proiezioni della ‘ndrangheta si spingono anche oltre confine e che coinvolgono molti Paesi europei (Spagna, Francia, Regno Unito, Belgio, Paesi Bassi, Germania, Austria, Repubblica Slovacca, Romania, Bulgaria e Malta), il continente australiano e quello americano (Canada, Usa, Colombia, Perù e Argentina).
“L’attività di prevenzione Antimafia condotta dai prefetti, nella regione di origine e in quelle di proiezione – segnala la relazione – ha disvelato l’abilità delle ‘ndrine d’infiltrare le compagini amministrative ed elettorali degli enti locali al fine di acquisire il controllo delle risorse pubbliche e dei flussi finanziari, statali e comunitari, prodromici anche ad accrescere il proprio consenso sociale”.
I clan calabresi continuano a rappresentare gli interlocutori privilegiati per i cartelli sudamericani. Negli ultimi anni, anche l’Africa occidentale, in particolare la Costa d’Avorio, la Guinea-Bissau e il Ghana, è diventata per le cosche di ‘ndrangheta uno snodo logistico sempre più importante per i traffici internazionali di droga. Centrali, in questa attività, i porti di Gioia Tauro (per la Calabria) e quelli di Genova, La Spezia, Vado Ligure e Livorno per l’alto Tirreno.
Spunta il nome di San Marino
Relativamente al semestre in esame si segnala che il 28 giugno 2022 l’operazione “Black fog” dell’A.G. di Bologna Reggio Calabria ha consentito di individuare alcuni soggetti attivi sul territorio nazionale (italiano, ndr) e all’estero (Romania, Bulgaria e Svizzera), i quali, grazie a condotte preordinate al trasferimento fraudolento di valori, hanno contribuito a reinvestire ingenti somme di denaro riconducibili ad una cosca di ‘ndrangheta egemone nel territorio di Melito di Porto Salvo (RC) e con ramificazioni nel Nord Italia, tra cui una vera e propria “locale” di stanza a Desio (MI). L’attività, che ha dato luogo al sequestro preventivo del saldo di 2 conti esteri (rumeno e svizzero) e delle quote societarie di 2 imprese rumene, è stata sviluppata all’esito di una precedente indagine in materia di criminalità organizzata convenzionalmente denominata “Nebbia Calabra” e nel corso della quale era stata rinvenuta copiosa documentazione, anche informatica, relativa a cospicui investimenti all’estero effettuati dal principale indagato grazie alla connivenza e al supporto di numerosi “colletti bianchi” legati al mondo della finanza e dell’imprenditoria operanti nel nord est del Paese. In particolare, sono emersi gravi indizi in ordine alla gestione occulta di due centrali idroelettriche in Romania in grado di generare redditi per 2 milioni di euro all’anno (la cui titolarità è riconducibile a una società con sede in provincia di Trento). E’ inoltre emersa la disponibilità di numerosi rapporti finanziari in banche svizzere (fra cui 1,6 milioni di dollari USA in seguito movimentati verso un conto sammarinese) e il possesso di immobili di pregio in Bulgaria, oltre a investimenti in titoli USA successivamente movimentati tramite bonifici “mascherati” da finanziamenti fra società estere per 15 milioni di euro.
David Oddone
(La Serenissima)