”Anche una piccola catastrofe naturale, con danni al nostro patrimonio immobiliare, e con l’augurio di poter scongiurare
danni alle persone, che tipo di impatto potrebbe avere sul nostro sistema Paese? E quali riserve economiche saremmo in grado di mettere in campo?”
Draghi, Presidente della Banca Centrale Europea, dice: “ I governi creino riserve di bilancio per la crisi”.
Da tempo numerosi economisti paventano che l’Occidente sarà investito da una nuova crisi economica-finanziaria che, se anche non paragonabile a quella del 2008, coinvolgerà in maniera pesante gli Stati più indebitati; l’Italia, con la Spagna e la Grecia si trova nelle condizioni migliori per essere investita non da forze estremamente forti pari ad un ciclone, ma certamente da turbolenze che coinvolgeranno nuovamente occupazione e consumi.
Draghi ha esaurito la sua funzione di Presidente della Banca Centrale Europea ed i suoi successori non saranno in grado di sostenere l’economia dei vari Stati come è accaduto per il passato; in maniera pesante ne risentiranno i Paesi con un debito ormai fuori controllo e con una economia che ancora non è riuscita a darsi una stabilizzazione.
San Marino, negli anni della crisi, non ha potuto “godere” dei vantaggi finanziari che i Paesi dell’Unione Europea hanno ottenuto dalla Banca Centrale Europea ed in particolare con i provvedimenti “salva banche”.
Ora mi chiedo e chiedo a chi ha il dovere di tutelare l’economia e la finanza del Paese: siamo in grado di affrontare, con la situazione di bilancio statale in cui ci troviamo e peggio ancora con la situazione in cui si sono venuti e trovare alcuni istituti bancari, un nuovo periodo di crisi come è paventato?
Anche una piccola catastrofe naturale, con danni al nostro patrimonio immobiliare, e con l’augurio di poter scongiurare danni alle persone, che tipo di impatto potrebbe avere sul nostro sistema Paese? E quali riserve economiche saremmo in grado di mettere in campo?
I nostri geologi rabbrividiscono al pensiero di come sono state realizzate le strutture pubbliche e private. Si pensa al nuovo ospedale in quanto quello esistente non risponde alle tecniche antisismiche; ma anche le scuole e gli uffici pubblici realizzati in questi ultimi decenni si trovano nelle stesse condizioni.
Manchiamo di fogne e di depuratori; la stessa rete dell’acquedotto ha necessità di essere revisionata per evitare perdite ed anche per trovare nuove fonti per l’approvvigionamento.
L’avere indebitato lo Stato oltre ogni previsione; l’avere voluto “statalizzare” la Cassa di Risparmio senza percorrere altre vie per il suo risanamento; il non volere razionalizzare la spesa pubblica, aggraverà, col tempo, la nostra posizione senza considerare se si dovessero verificare fatti al momento non previsti ma prevedibili. L’internazionalizzazione del sistema bancario certamente è una priorità, se non si vogliono perdere altri posti di lavoro; ma ancora non si è capita la strada che si vuole percorrere ed i contenuti; si parla di voler risolvere i vari problemi del sistema, ma ciascuna banca è lasciata a svolgere la propria attività in base alla professionalità che i singoli istituti sono capaci di manifestare, e per fortuna ne sono ancora capaci. L’aggregazione all’Unione Europea, sui termini più convenienti per il Paese; da anni ci si convince che i tempi sono maturi.
L’impressione è quella che con la situazione in cui si è venuta a trovare l’Unione, l’aggregazione di San Marino è l’ultimo dei problemi che Bruxelles intende affrontare. E’ l’Italia che dovrà accompagnarci all’interno dell’Unione, garantendo la nostra “fedeltà”.
Un’ultima osservazione. Il licenziamento di un Direttore di Banca Centrale non è un problema strettamente legato al Consiglio di Amministrazione bensì alla Commissione delle Finanze, che deve esprimersi su un parere motivato dello stesso Consiglio di Amministrazione, e poi passare al Consiglio Grande e Generale.
Ripeto quello che da sempre ho sostenuto: in un Paese delle nostre dimensioni non possono esistere Corpi separati dal Consiglio Grande e Generale dotati di autonomia ed indipendenza.
Luigi Lonfernini
Credit: La RepubblicaSM