Sono settimane che disseminiamo “puntini”. E tempo, oggi, di unirli. Mi riferisco, come avrete compreso, alla serie di approfondimenti e agli inquietanti dubbi che la recente testimonianza di Catia Tomasetti, Presidente di Banca Centrale, ha alimentato durante l’udienza del cosiddetto Processo Buriani-Celli.
Dal banco dei testimoni, quindi vincolata alla verità dal giuramento, la Tomasetti ha ripercorso un paio d’anni di storia politica e finanziaria sammarinese, chiamando in causa soprattutto quattro persone o entità inserendole, più o meno direttamente, in vicende intricate e controverse:
– La Governance di Banca CIS e il suo azionista Marino Grandoni,
– L’ex Segretario di Stato del governo AdessoSM, Nicola Renzi e parte del suo partito, Repubblica Futura,
– L’ex Segretario di Stato alle Finanze, Simone Celli, del Governo AdessoSm,
– Il Commissario della Legge Alberto Buriani, fautore delle indagini che, pur chiuse senza condanne, hanno spazzato via una intera generazione politica sammarinese
Tutti questi personaggi o entità hanno avuto un ruolo nei fatti ripercorsi dal Presidente Tomasetti. Sono i famosi “puntini” che uno ad uno, singolarmente, significano esclusivamente il fatto specifico, ma uniti insieme arrivano a fornire anche disegni inquietanti e sovversivi. I “puntini” più significativi potremmo riassumerli in questi che seguono:
– Il processo Buriani-Celli si abbatte su Marino Grandoni, Nicola Renzi e RF
– Inquietanti ombre “offuscano” RF
– Il dubbio: Simone Celli ostaggio di un ricatto
– Per le posizioni “contro” Banca Centrale di RF cadde il governo AdessoSm
– Specie sulla vicenda Stratos-CIS Repubblica Futura sembra avere tanto da spiegare
– Collegamenti con piani sovversivi e influenze indebite anche sul Processo Mazzini
Apparentemente tutto ruoterebbe attorno all’operazione che doveva portare il gruppo lussemburghese Stratos ad acquisire le azioni e quindi la titolarità di Banca CIS, con la Governance della stessa impegnata su più fronti per “favorire” questa operazione e, se necessario, anche con complicità in ambienti politici, giudiziari e nei media, a rimuovere eventuali “ostacoli”.
Molti fatti e diversi nomi di questa controversa vicenda, però, compaiono con ruoli più o meno da protagonisti anche in vicende prettamente collegate al Processo Mazzini, a cominciare dal Commissario Alberto Buriani, ma anche nei suoi cosiddetti “Buriani Boys”, e da quel Daniele Guidi che era al vertice amministrativo di Banca Cis.
Relativamente a quest’ultimo e al suo eventuale ruolo o influenza nel processo Mazzini, ricordiamo questo non trascurabile aspetto, rivelato dal testimone Federico D’Addario alla Commissione di Inchiesta su Banca CIS.
Senza dimenticare, però, neppure la doppia inchiesta che, sugli stessi soldi, sullo stesso bonifico, il Commissario Buriani ha aperto su Podeschi, prima con l’ipotesi di riciclaggio per cui non è poi stato condannato, e poi con l’ipotesi di aver ceduto un passaporto diplomatico dietro corrispettivo economico, nonostante il Segretario competente non fosse lui ma Antonella Mularoni (Alleanza Popolare), a quanto risulta mai indagata o sospettata. Se era riciclaggio non poteva essere corruzione; se era corruzione non poteva essere riciclaggio… Almeno a rigor di logica.
– Stessi soldi, stesso bonifico, stesso ex Ministro a processo per due diversi reati
Dunque, due vicende distinte, la compravendita poi naufragata fra Stratos e Cis e il Processo Mazzini, sembrano collegarsi fra loro in un unico piano sovversivo di occupazione di posti chiave della gestione politica e finanziaria dello Stato. Un piano che potrebbe essere partito già nel 2010. Ma per svelare se sia così realmente si dovrà fare luce su una vicenda controversa dell’epoca: le “dimissioni” dei vertici amministrativi e di controllo di Banca Centrale -sembrerebbe- durante una ispezione a Banca Partner, poi “fusa” con Banca CIS.
Non sono pochi gli elementi, i “puntini” che se uniti fra di loro e al tempo stesso uniti ai contenuti della relazione conclusiva della Commissione di Inchiesta su Banca CIS, fanno credere che un gruppo privato (la “Cricca”?) possa aver posto in essere una lunga serie di fatti e azioni apparentemente finalizzati ad acquisire il controllo di importanti posti chiave della gestione finanziaria sammarinese.
Un piano che sarebbe impossibile portare a termine con successo senza i politici giusti nei posti giusti. E qui potrebbe entrare in gioco il Mazzini, l’indagine che ha fatto piazza pulita nei posti che contano davvero della politica aprendo la strada a nuovi “potenti” della cosiddetta “stanza dei bottoni”.
La domanda che tutti, sul Titano, specie all’interno del Consiglio Grande e Generale dovrebbero porsi è quindi una sola: le indagini del processo Mazzini erano finalizzate a permettere ad un gruppo privato, in tal caso sovversivo, di spianare la strada per la sostituzione dei vecchi potenti con nuovi “potenti” graditi e funzionali agli interessi dello stesso gruppo sovversivo?
Se la risposta fosse no al di là di ogni ragionevole dubbio, la vicenda si potrebbe chiudere istantaneamente. Ma la sola “coincidenza” che il “padre” delle inchieste -diciamo- politiche che hanno fatto piazza pulita a Palazzo sia lo stesso Buriani che avrebbe aperto una indagine nei confronti del Presidente di Banca Centrale, mentre BCSM poneva ostacoli al buon fine della compravendita fra Stratos e CIS, indagine poi archiviata, ma nel frattempo che era aperta usata da Celli -lo ha sostenuto la Tomasetti in Aula- per far pressioni allo stesso vertice dell’ente… Solo questa coincidenza, dicevo, impedisce a chiunque di escludere l’inquietante ipotesi golpista in quattro e quattr’otto, senza approfondimenti seri.
E non è l’unica… Si ricordino anche le ombre che gravano su Nicola Renzi e Mario Venturini di Repubblica Futura, partito in cui alcuni suoi esponenti parevano talvolta la “manovalanza” della Governance di Banca Cis -e ribadisco parevano, sembravano-, su Simone Celli che è ora a processo, in un unico procedimento, con il Giudice Buriani e rappresentanti dell’informazione.
E poi le parole svelate da D’Addario che avrebbe pronunciato con decisione il vertice del CIS; gli incontri e le chiacchierate di politici con Marino Grandoni…
Quanto emerso dopo la chiusura dei lavori della Commissione Parlamentare di Inchiesta sul CIS, già da solo basterebbe per istituire una nuova Commissione. Se a questo, poi, uniamo il disegno che emerge unendo tutti i “puntini” fra loro di vicende non direttamente a Banca Cis, l’istituzione di una nuova Commissione di inchiesta consigliare che faccia piena luce sui rapporti intercorsi fra un gruppo privato, alcuni politici o partiti, organi di informazione, vertici di enti di controllo finanziario e parte della Magistratura, diventa un dovere di ogni consigliere che ha a cuore la democrazia.
Repubblica Futura in testa, che solo con un serio e autorevole approfondimento ad ampio raggio potrà cacciare via le pesanti ombre che oggi gravano sulla sua autorevolezza!
Enrico Lazzari
