In questo racconto a puntate su alcune delle pagine più significative della relazione della Commissione di inchiesta, non poteva mancare il capitolo su Stratos, la società lussemburghese che voleva comprare il CIS dopo il blocco dei pagamenti. Un racconto che si tinge di giallo, come quelli di Grisham.
La relazione ricostruisce i fatti dal 16 gennaio 2019, quando l’ex direttore Daniele Guidi viene sottoposto agli arresti domiciliari. La gente comincia a subodorare qualcosa e molti clienti chiedono di poter ritirare i loro soldi. BCSM decide di approfondire le sue indagini ispettive in quanto, già dalle prime rilevazioni, la Vigilanza aveva registrato lo stato disastrato della banca oltre alle numerosissime e gravi irregolarità
Il 21 gennaio viene richiesta l’amministrazione straordinaria, il giorno dopo BCSM delibera la sospensione dei pagamenti. I soci dichiarano di non essere in grado di ripianare il buco di bilancio.
Qui comincia una vera e propria via crucis non solo per i clienti, ma anche per la politica che non vuole arrivare alla liquidazione coatta amministrativa. Avrebbe significato un danno economico e d’immagine per tutto il Paese, già profondamente provato dalle vicende di Asset e Carisp. Tutto in meno di due anni.
Pertanto, da una parte si tenta di cercare qualcuno interessato a comprare la banca, soluzione ottimale ma assolutamente improbabile viste le condizioni oggettive; dall’altra si cercano soluzioni innovative per evitare la chiusura.
Nel bel mezzo arriva Stratos, una società lussemburghese che verso il 20 di maggio avanza una richiesta di acquisto. Ha un capitale sociale che non arriva neppure a 13 mila euro, ma si dice disposta ad aumentare il capitale della banca di 30 milioni. Ovviamente non bastano e così dopo qualche giorno arriva la notizia che il 49 per cento della Stratos verrà ceduto alla società francese Lunalogic, ben più solida, poiché vanta un capitale sociale di 42 mila euro.
I cittadini sammarinesi riescono a formarsi un’opinione su quanto sta avvenendo non tanto su fonti ufficiali, bensì sull’onda di chiacchiere che inevitabilmente si accavallano sulla questione, anche perché personaggi del gruppo Grandoni cominciano un intenso programma di pubbliche relazioni in ambienti non solo politici per sostenere e promuovere la bontà della richiesta avanzata da Stratos – Lunalogic.
Di altre relazioni, ben più pesanti, si verrà a conoscenza solo nei mesi successivi. Come quelle di Simone Celli e Alberto Buriani presso la presidente di Banca Centrale, alla quale viene fatta ventilare la possibilità di un buon esito per l’indagine penale che la vede coinvolta nel caso Gozi.
Anche sul fronte politico dell’allora maggioranza, in particolare RF, si punta alla vendita, perché questo avrebbe evitato che lo Stato si caricasse di altro debito. Ma Banca Centrale risponde: “niet!” Infatti scopre che certi proventi di dubbia provenienza, che dovrebbero rafforzare lo stato patrimoniale della società, non sono mai stati registrati da Stratos.
Il quadro della trattativa di vendita dipinto dalla Commissione d’inchiesta, ha tinte assai fosche perché il signor Berthé, con cui si tratta, non fornisce i dati richiesti, oscura alcune voci, è stato amministratore di un’altra società da poco fallita. Anche i 30 milioni che vengono messi a disposizione per l’acquisto del CIS provengono da titoli che non è stato possibile identificare.
La base di accordo che viene proposta è quanto meno fantasiosa: raddoppiare la raccolta bancaria in 5 anni, senza spiegare come; spalmare le perdite in 20 anni; allungare il blocco dei pagamenti fino a 36 mesi dalla data di cessione della banca; monetizzare il credito di imposta; garantire i fondi pensione con obbligazioni dell’Eccellentissima Camera.
BCSM rilancia offrendo a Stratos di acquistare BNS, la banca nata sulle ceneri del CIS, senza tutti i suoi debiti sul groppone. Ma Stratos rifiuta: vuole banca CIS!
La trattativa sembra destinata ad arenarsi. E invece no. Comincia ad arrivare una serie di mail alquanto singolari: una che afferma una linea di credito di 10 miliardi su una banca americana; la seconda sostiene una linea di disponibilità per Stratos dalla banca d’Irlanda; un’altra annuncia il trasferimento di 26,5 milioni di euro a favore di Stratos dalla Deutsche Bank.
Peccato, perché ad una precisa indagine dei dipendenti di banca CIS, tutti i domini dai cui provenivano le mail sono risultati fasulli, attivati su provider gratuiti. Tanto è bastato al commissario straordinario Sido Bonfatti per presentare una serie di denunce in tribunale. Siamo a settembre 2019, ormai la legge sulle risoluzioni bancarie è stata approvata e l’iter amministrativo avviato. Sulla irrazionalità del comportamento di Stratos, che sfiora i limiti del grottesco, anche la relazione spende parole dure. Eppure, in piena campagna elettorale, in talune conferenza stampa di RF c’era chi sosteneva ancora che “quella banca si doveva vendere per fare il bene dello Stato”. In Consiglio, questo passaggio, è stato sottolineato più volte.
A noi viene da dire: interessi dello Stato o di qualcun altro, com’era avvenuto negli ultimi anni?
a/f