Malumori dalla Commissione monumenti.
Dopo quasi 10 anni il progetto di “allungare” la lista dei Capitani Reggenti all’interno di Palazzo Valloni sta diventando realtà. I lavori in corso in queste settimane porteranno infatti all’installazione di nuove tavole sulle pareti del prestigioso immobile che conterranno i nomi dei Capi di Stato dal 1900 al 2014 oltre che i fatti più importanti di questi ultimi 114 anni.
Il progetto risale al 2006 quando “su impulso degli Eccellenti Capitani Reggenti Gianfranco Terenzi e Loris Francini” – come riportano le delibere dell’epoca – il Congresso di Stato stanziò 3 mila euro in favore dell’architetto Simona Faetanini “per estendere anche alle Sale dell’Anticamera l’apparato decorativo murale della Sala del Trono di Palazzo Valloni sul quale sono riportati i nomi delle coppie reggenziali fino a tutto l’Ottocento, allo scopo di estendere l’elenco fino ai giorni nostri”.
L’idea di mettere i nomi dei Capitani Reggenti sulle pareti interne della sala del Trono a Palazzo Valloni fu dello storico architetto Gino Zani che curò il restauro dell’edificio negli anni ‘50. Il celebre costruttore progettò di affiggere i nomi delle coppie reggenziali a partire dalla prima di cui si hanno riscontri documentali, ovvero Oddone Scarito e Filippo da Sterpeto eletti nel 1243, fino a quella eletta il 1° ottobre del 1900, ovvero Giovanni Bonelli e Pietro Ugolini. In questo modo Zani fece “cifra tonda” ed evitò di affiggere sia i nomi dei Reggenti del ventennio fascista sia quelli post Arengo, evitando così possibili veti e polemiche da parte dei partiti.
Il progetto dell’architetto Faetanini alla fine non andò in porto ma restò in un cassetto fino a pochi mesi fa quando Gian Franco Terenzi tornò alla Suprema Carica insieme a Guerrino Zanotti. Il Congresso di Stato ha ripreso quindi in mano le carte trovando anche uno sponsor. I lavori, che in totale sono costati circa 30 mila euro, sono stati finanziati interamente dalla Società Unione Mutuo Soccorso e dalla Fondazione San Marino SUMS.
A metà gennaio di quest’anno i lavori sono quindi partiti ma si sono dovuti interrompere subito per l’assenza del via libera della Commissione per la conservazione dei monumenti e degli oggetti di antichità e d’arte.
Nelle settimane successive il gruppo di esperti, il cui presidente è Lucia Mazza già dirigente dell’ufficio tecnico del Catasto, ha quindi iniziato un braccio di ferro con il progettista e il governo per apportare modifiche sostanziali
al progetto che originariamente doveva occupare più sale lasciando spazio anche per i nomi dei Reggenti dei prossimi decenni. A creare malumori all’interno della Ccm è stata anche la scelta del governo di inserire i Reggenti e le date salienti fino al 2014.
Gli esperti hanno proposto di fermarsi al 2000 per non fare monconi ma il governo si è opposto perché in questo modo sarebbero stati esclusi alcuni eventi importantissimi di questi anni come l’inserimento di San Marino nell’Unesco (7 luglio 2008) e le visite ufficiali di Papa Benedetto XVI (19 giugno 2011), di Ban Ki-Moon (31 marzo 2013) e del presidente Napolitano (13 giugno 2014).
Tra gli eventi, scelti dal prof. Cristoforo Buscarini, c’è anche il bombardamento alleato del ‘44 “in violazione della neutralità sammarinese”.
Il 23 febbraio scorso la Commissione ha espresso le proprie valutazioni con apposita delibera e il giorno dopo il governo ha approvato il progetto. Alla fine le pareti occupate sono state ridotte ma l’ultimo anno riportato è rimasto il 2014. Per cui l’ultima coppia reggenziale è quella attuale composta da Terenzi e Zanotti. Per quelle dal 2015 in poi la Ccm dovrà indicare “le soluzioni più idonee” che potrebbero essere anche tecnologiche, come uno schermo su cui scorrono i nomi e le date significative.
Nella delibera con cui il Congresso di Stato ha approvato l’intervento si sottolinea “l’alto significato istituzionale che l’opera assume per la valorizzazione del prestigio, della continuità storica e dell’autorevolezza dell’Istituto Reggenziale” oltre che “la valenza storica, culturale e artistica del progetto che punta a una riqualificazione del decoro degli ambienti interessati”.
I malumori comunque restano e c’è chi fa notare come con quella cifra si sarebbe potuto restaurare qualche opera d’arte importante come la chiesa dei Valloni.
Davide Giardi, La Tribuna