Si tinge ancora più di giallo il suicido del colonnello Pace. Pedinato mentre teneva una lezione all’Università di San Marino, la vicenda ha sollevato non solo domande, ma anche inquietudine attraverso l’interrogazione parlamentare presentata dal senatore dei Cinque Stelle, Mario Giarrusso ed altri colleghi parlamentari, al cui centro c’è la morte del colonnello della Guardia di finanza, in forza dalla Direzione investigativa antimafia, deceduto per suicidio nell’aprile dello scorso anno, una modalità alla quale in tanti non credono. Pace aveva fatto parte del pool di investigatori, coordinati dalla Procura di Reggio Calabria, che aveva condotto l’indagine sull’ex parlamentare Pdl Amedeo Matacena, condannato in via definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa e su coloro che ne avevano favorito la latitanza. Per quest’ultimo fatto era stato arrestato l’ex ministro Claudio Scajola ed era stato proprio Pace a dirigere le prime indagini. Due giorni prima di essere sentito come teste dai giudici reggini, il colonnello si era ucciso. La moglie non ha mai creduto a questa tesi e attraverso i suoi legali sta collaborando con la Procura affinché questo caso non venga archiviato ma si proceda per induzione al suicidio. Una incongruenza su tutte: lui era destro mentre risulta essersi sparato con la sinistra. Come detto Pace sarebbe stato pedinato da suoi colleghi sin all’interno di un altro Stato, tanto da fare gridare lo stesso senatore Giarrusso alla violazione della sovranità di San Marino. In seguito a nostre verifiche possiamo confermare che le autorità sammarinesi non avrebbero trovato elementi utili per avviare una azione di protesta formale nei confronti nell’Italia. In particolare non sarebbe stata confermata da alcuna fonte, la presenza di personale dell’Antimafia in Repubblica. Eppure qualcosa non torna. Il colonnello Pace era docente a contratto per il Master in Criminologia e Psichiatria forense all’Università del Titano e in occasione di una lezione, lui e lo stretto collaboratore che lo accompagnava, avrebbero riconosciuto una collega della Dia che li pedinava. La donna appena avvistata (era entrata in aula) sarebbe uscita velocemente, salita in auto e scomparsa. La chiave insomma sarebbe questo stretto collaboratore, che potrebbe testimoniare la presenza sul Monte di forze di polizia di un altro Stato – senza autorizzazione? – fatto questo che se confermato aprirebbe nuovi scenari e interrogativi, oggi ancora senza risposta. La Tribuna Sammarinese
