San Marino. Super inflazione finita? Si ferma la corsa dei prezzi, flessione anche sui carburanti, ma rimane l’incognita delle bollette … di Alberto Forcellini

L’indice nazionale dei prezzi al consumo, al lordo dei tabacchi, registra a fine novembre un aumento dello 0,5% su base mensile e dell’11,89% su base annua, come lo scorso mese. Una frenata? Forse no. Più probabile un rallentamento della corsa, così spiegano le stime preliminari dell’Istat. In concreto, aumenti così forti non si vedevano dal 1984.

Il quadro resta ancora complesso, per effetto di movimenti contrapposti nei settori. Guardando al dato annuo, da un lato rallentano i prezzi dei beni energetici non regolamentati, degli alimentari non lavorati e dei servizi relativi ai trasporti; dall’altro accelerano i prezzi degli energetici regolamentati, dei beni alimentari lavorati, degli altri beni e dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona. Unico dato in calo, come accade da tempo, è quello delle comunicazioni. Ma si tratta, appunto di un’eccezione all’interno di una vasta gamma di rincari che toccano, seppure con minore intensità anche i beni a più elevata frequenza d’acquisto.

La speranza è che nei prossimi mesi continui la discesa dei prezzi all’ingrosso, del gas e delle altre materie prime. Se così fosse, il fuoco inflattivo che ha caratterizzato il 2022, potrebbe pian piano ridursi.

Qualche segnale di raffreddamento si sta registrando negli USA e più in generale, a monte, nei prezzi di produzione, dopo ben 22 rialzi consecutivi. Rimane però il nodo dei consumi. Infatti, si vedono segnali inequivocabili di pressione sulle famiglie nei numeri delle vendite al dettaglio. Tra gennaio e settembre, per nove mesi consecutivi, i volumi dei generi alimentari su base annua si sono sistematicamente ridotti. La formula distributiva più tonica è quella dei discount (dove i prezzi sono più bassi), in crescita a valore tra gennaio e settembre del 9,7%, quasi il triplo rispetto alla performance dei supermercati.

In sostanza, stanno cambiando le abitudini della gente. Ormai anche le famiglie con redditi medio alti fanno lo slalom tra i prodotti in offerta, anticipano gli acquisti natalizi approfittando del black Friday o aspettando le liquidazioni di fine stagione.

In Italia, la manovra di bilancio mette sul tavolo 35 miliardi, che comprendono sostegni alle imprese e alle famiglie, ma con l’inflazione ancora a questi livelli e l’andamento imprevedibile delle bollette, pare che già a gennaio il vantaggio previsto per le famiglie sarà praticamente annullato. Questo al netto di quanto potrà accadere nella fase di discussione parlamentare, che si protrarrà almeno fino a Natale.

Per fortuna, il “meteo” carburanti continua a segnare una leggera flessione. Ancora una settimana di ribassi per i prezzi alla pompa è una notizia che non può certo dispiacere. Alla base di questa flessione c’è l’andamento dei mercati petroliferi internazionali che continuano ad essere depressi. Il rallentamento della domanda, in particolare di quella cinese, sembra essere più forte della strozzatura dal lato dell’offerta, che invece dovrebbe provocare un rialzo.

Va detto però che, in Italia, dal 1° dicembre sono scattati i rincari a causa della diminuzione dello sconto sulle accise. Quindi, un gran vantaggio non si è visto.

Le previsioni per il 2023 sono molto difficili, considerato che per il 2022 furono sbagliate: prima venne indicato un forte rialzo della crescita in forza della ripresa post pandemica; poi si provvide a riformulare i calcoli dopo lo scoppio della guerra in Ucraina a causa della crisi energetica, fino pronosticare la recessione. Ma l’economia ha reagito bene, sia all’inflazione, sia al caro bollette, sia al caro carburanti, tanto da registrare addirittura un aumento del tasso di occupazione. Per il prossimo futuro le stime sono molto prudenziali: per Paesi trainanti come Germania e Francia si prevede una decrescita contenuta appena sotto lo zero, e già la chiamano recessione. Per l’Italia siamo più o meno sugli stessi livelli, anche se ha un debito pubblico record.

E a San Marino? Il FMI nel corso della visita dello scorso ottobre ha riconosciuto alla Repubblica, negli ultimi due anni, risultati economici notevoli, addirittura superiori alle attese. Ma ha invitato a tenere alta la guardia perché il 2023 sarà difficile per tutti i paesi, in particolare quelli europei. Il Fondo monetario prevede, infatti, per il prossimo anno, una forte inflazione ed anche l’inasprimento delle condizioni finanziarie internazionali. “Questo contesto – aveva affermato l’Fmi – unito al rollover dell’eurobond, richiede un ulteriore costituzione di riserve”.

Non ha detto dove andare a prendere queste ulteriori riserve. Che forse potrebbero venire dalla riforma dell’IGR, ma senza vederne il testo è davvero difficile prevedere quali risultati potrà avere. Intanto i comuni mortali aspettano con ansia l’arrivo delle tredicesime, che forse non basteranno tra regali, bollette, mutui, rate assicurative, eccetera, ma comunque sono un aiutino.

a/f