Tra gli studenti sammarinesi c’è anche chi – e non sono pochi – frequenta le scuole italiane del circondario. E per questi ragazzi non c’è nemmeno, tanta è la vicinanza di San Marino all’Italia, la percezione di trovarsi fuori dai confini di casa propria. Ma occorre mettere in conto anche risvegli bruschi. E’ quanto è capitato a una studentessa sammarinese che frequenta a Riccione la quinta liceo e che alcune settimane fa essendo svenuta a scuola è stata prontamente trasportata in ambulanza al vicino nosocomio. Lì l’attesa da che è arrivata – era circa mezzogiorno – si è fatta piuttosto lunga, accanto alla ragazza si è subito presentata la nonna essendo i genitori fuori per lavoro. Ed è stata proprio la nonna verso le 15 ad avvertire il padre della studentessa che ancora non era stata visitata (i medici italiani hanno ravvisato non ci fosse particolare gravità e urgenza e avevano ragione, ndr). “Evidentemente mia figlia non è stata visitata subito – ha spiegato il padre – perché non si è ritenuto che lo svenimento fosse una cosa grave. In effetti poi si è rivelato essere solo un calo di zuccheri. Io però trovandomi lontano mi sono fatto anche suggestionare da quel che in un altro ospedale è accaduto al padre di un mio amico che era finito in pronto soccorso dove è morto dopo alcune ore di vana attesa di essere visitato. Ho così chiesto a mia suocera di firmare per lasciare l’ospedale con mia figlia e portarla a San Marino dove le hanno fatto immediatamente tutte le analisi. La disavventura però non finisce qui perché poi mi sono visto recapitare dall’ospedale di Riccione il conto dell’ambulanza che ammonta a 256 euro. Ho allora chiesto a Iss il rimborso di tale costo ma mi è stato detto che non avendo alcun referto non ho diritto a ricevere il rimborso”. Un caso che merita di essere certamente approfondito. Il padre della ragazza che ha riferito quanto accaduto ha proposto anche una riflessione più ampia sui costi a carico dello Stato in ambito scolastico. “Visto che siamo cittadini, credo che lo Stato non vada inteso solo come bancomat da cui attingere i rimborsi – ha riflettuto – ci tengo a mettere in luce i tanti sprechi legati ai trasporti perché sono convinto che in questo settore si gettino via soldi nell’ordine di centinaia di migliaia di euro. Le porto un esempio che vivo nel quotidiano, per andare a scuola i miei figli prendono l’autobus che costa a testa circa 1200 euro all’anno. Non tutti tuttavia possono permettersi di pagare quella cifra per intero e i più pagano un abbonamento mensile che va dai 200 ai 240 euro spendendo alla fine dell’anno quasi il doppio. Questi soldi vengono tutti rimborsati dallo Stato. A questo punto mi chiedo perché lo Stato non sottoscriva direttamente gli abbonamenti con il vantaggio di risparmiare oltre la metà della cifra e snellendo così anche tutto il lavoro che sta dietro a rendiconti e risarcimenti. Si parla sempre tanto di spending review, questo è un esempio concreto dal quale si potrebbe partire per passare finalmente dalle parole ai fatti”.
Repubblica Sm