San Marino. Sviluppo, la Csdl rimprovera il governo: fa orecchie da mercante

Sono passati oltre due mesi dal lancio della campagna di mobilitazione “Sviluppo e lavoro adesso”, ma ancora nessuna risposta è stata fornita da parte del Governo alle forti sollecitazioni messe in campo dalla CSU. Sono state diverse le iniziative realizzate nelle ultime settimane, e in particolare i sit-in dei Direttivi CSdL-CDLS sulla lotta alla disoccupazione, sulla giustizia e trasparenza, sulla tutela dello stato sociale, e quello di oggi sulla certezza dei conti pubblici; iniziative che hanno portato all’attenzione della classe politica e in generale della cittadinanza la necessità di interventi urgenti e concertati per arrestare il grave declino del nostro paese, che rischia seriamente di non superare la crisi.

Di fronte a questo atteggiamento di assurdo immobilismo e di chiusura al confronto del Congresso di Stato, il Direttivo CSdL torna a chiedere all’Esecutivo di attuare rapidamente una terapia d’urto per arrestare l’emorragia occupazionale che anche in questo ultimo periodo sta portando ad un elevato numero di licenziamenti. Il trend occupazionale del 2014 non è migliore di quello, pesantissimo, dello scorso anno. Servono iniziative efficaci e rapide per portare a San Marino nuovi investimenti produttivi in grado di creare i necessari posti di lavoro, oltre che un’azione serrata contro il lavoro nero, per trasformare le posizioni lavorative irregolari in posti di lavoro in regola. Solo con questa ultima misura, in poco tempo si potrebbero recuperare non meno di duecento posti di lavoro.

Rilanciata la necessità di un ruolo attivo delle banche nel finanziare lo sviluppo e l’occupazione: in tal senso, la CSdL rinnova al Governo la richiesta di adottare una norma di legge che stabilisca l’impegno per le banche di destinare una quota delle somme depositate a San Marino, quale credito alle aziende per creare nuovi posti di lavoro. Se le stesse banche sono state salvate con l’immissione di ingenti risorse della collettività, è ora che mettano a disposizione le somme necessarie per consentire al sistema economico e produttivo di tutelare i posti di lavoro esistenti e di crearne di nuovi.

La CSdL ha quindi nuovamente stigmatizzato le norme legislative (ad iniziare dal “Decreto Mussoni”) che hanno portato una ancora maggiore flessibilizzazione, precarizzazione e discrezionalità nei rapporti di lavoro, determinando un ulteriore indebolimento dei diritti del lavoro. Il bilancio di queste norme è fallimentare. Nel confronto che il Governo ha annunciato sul nuovo pacchetto legislativo sul lavoro, si dovranno assolutamente correggere queste profonde distorsioni e affermare un sistema certo di regole, diritti e pari opportunità negli invii e nei rapporti di lavoro. Giunti al termine di questa prima fase, il livello della mobilitazione dovrà essere innalzato, con nuove iniziative di coinvolgimento di tutti i lavoratori e i pensionati, con la predisposizione di un ciclo di assemblee zonali e sui posti di lavoro.