Ancora un caso di ritiro del libretto di circolazione che colpisce un sammarinese. Non passa ormai giorno senza che qualcuno venga colpito da sanzione o subisca gli ‘effetti’ del decreto sicurezza sulla propria pelle. Purtroppo infatti a distanza di otto mesi continua ad essere di stretta attualità il problema legato alle targhe estere. E i cittadini sammarinesi sono presi letteralmente di mira. A raccontarlo Chiara Venturi che ha vissuto un vero e proprio incubo dal quale solo ora sta risvegliandosi. “Io da due anni risiedo a San Marino – ha detto – sono italiana ma sposata con un sammarinese. Un paio di mesi fa ho trascorso qualche giorno a Bologna, la mia città, per assistere mio fratello in ospedale. Ero ospite da un altro mio fratello e la sera dopo cena abbiamo pensato di andare a comperare del gelato. Mia nipote mi ha chiesto di prestarle l’auto, si trattava di percorrere non più di tre chilometri e lei quando viene a San Marino la guida senza problemi, non essendo di grossa cilindrata. Erano trascorsi pochi minuti dalla sua partenza che mia nipote mi ha chiamata, io ho pensato ad un incidente, invece mi ha detto di essere stata fermata dai carabinieri e di raggiungerla subito. Una volta arrivata lì, mi ci è voluto pochissimo, ho spiegato ai carabinieri la situazione, la mia auto è perfettamente in regola. A quel punto ho potuto realizzare subito che non era intenzione dei carabinieri soprassedere o chiudere un occhio. Ci è stato chiesto immediatamente di pagare 500 euro in contanti per evitare il sequestro, fortunatamente in zona era presente un bancomat”. Subito dopo è iniziata la via crucis della restituzione delle targhe che sono state spedite all’ufficio della motorizzazione sammarinese dopo oltre un mese e mezzo. “Nel frattempo – ha spiegato la signora Venturi – avevo fatto portare l’auto a San Marino con un carroattrezzi perché non poteva circolare. Sono rimasta per tutto questo tempo senza auto e ho dovuto usare quella di mio marito che era fuori per lavoro. Altrimenti sarei rimasta a piedi. Le targhe ho dovuto consegnarle alla motorizzazione di Bologna dove mi era stato comunicato che entro un mese sarebbero state spedite all’ambasciata italiana o al consolato a Rimini. Ho fatto un’infinità di telefonate per sapere con esattezza dove fossero ma il più delle volte non mi rispondevano e quando trovavo qualcuno mi veniva risposto che non sapevano nulla. Ad un certo punto da sola ho provato a pensare dove potessero averle spedite e così ho provato a recarmi alla motorizzazione. Mi chiedo come il governo di San Marino abbia potuto accettare tutto questo. Praticamente qui siamo sotto sequestro in casa nostra. Ho saputo che quest’inverno c’è stato anche il caso di un sammarinese che ha chiesto ad un amico italiano di accompagnarlo al pronto soccorso perché non si sentiva bene. Nemmeno quella volta, con il proprietario a bordo, i carabinieri hanno chiuso un occhio. Non c’è alcuna tolleranza, la targa sammarinese fa subito scattare l’alt, con le salate conseguenze che, pur essendo noi del tutto in regola, ciò comporta”.
