San Marino. Tensione al vertice di maggioranza. Il Pdcs: «No al governo d’emergenza»

Maggioranza«LE DIMISSIONI di Claudio Felici non bastano, serve un governo di svolta». A rompere il silenzio sulla scena politica sammarinese alle prime ore del mattino è Alleanza Popolare. Si preannuncia l’ennesima giornata calda a Palazzo ed è il ‘piccolo’ partito di maggioranza a gettare l’amo. La presa di posizione è chiara: rimescolare le carte e mettere nuovi uomini al capo delle segreterie. Un governo di emergenza vero e proprio, un esecutivo a numeri ridotti e a tempo, con un suo programma e che sia capace di traghettare il Paese alle elezioni anticipate. C’è già qualcuno che mugugna. «I passi compiuti negli ultimi giorni — dice il coordinatore di Ap, Nicola Renzi — sono importanti e responsabili, ma non convincenti completamente perché non è risolutivo trovare un capro espiatorio quando la sfida è quella di voltare pagina». Ma per dare il là al ‘governo di svolta’ servono i numeri. Lo sa bene Ap che in solitudine non può raggiungere l’obiettivo, servono alleati. A fare i conti ci vuole un attimo: i parlamentari di Alleanza Popolare sono quattro e non hanno la forza di mettere la maggioranza in difficoltà e imprimere decisioni sull’attuale esecutivo. Passano le ore e nel pomeriggio nella sede della Dc è convocato un vertice di maggioranza nel quale un primo punto di condivisione sembra indiscutibile. Tutti vogliono evitare di andare immediatamente alle urne. «Nessuno vuole rinunciare alla commissione d’inchiesta sul Conto Mazzini — sottolinea Renzi — Vogliamo capire chiaramente cosa è successo, mettere un punto e svoltare». Posizione condivisa dal Psd, ma anche da Pdcs-Ns che mette sul tavolo una propria proposta di ‘svolta’ non proprio ‘gemella’ a quella di Alleanza Popolare. Tanto che non è sbagliato parlare di una bocciatura.
«GLI ALLEATI confermano di non voler andare alle urne — spiega il capogruppo della Dc (prima forza della coalizione), Luigi Mazza — e l’importanza di mantenere alta l’attenzione su ogni aspetto della questione morale, sostenendo l’azione della magistratura e l’impegno in temi di commissione d’inchiesta, sia quella in corso sia quella da costituire. Concordiamo sulla necessità di affrontare il bilancio e definire le priorità». Con un nuovo segretario alle Finanze, e una volta superata l’emergenza del Bilancio, «riteniamo allora opportuna — puntualizza — una riflessione sull’adeguatezza del governo». La verifica poi potrà portare a ipotesi diverse, da una conferma della fiducia al governo, ad un rimpasto o a un governo nuovo d’emergenza. «E’ evidente che senza accordo restano poi le elezioni».
LA PROPOSTA formulata, specifica infine il capogruppo, è frutto di una mediazione scaturita dal confronto tra le forze di maggioranza, su cui dovranno ora discutere nei rispettivi organismi. Insomma, un piccolo rimpasto per mettere in campo una vera e propria verifica politica. Il Resto del Carlino