San Marino. Teodoro Lonfernini: “Sulle banche usati due pesi e due misure”

“Banca Cis: ben venga il saudita e chiunque altro voglia fare impresa legittima. Però la gente si chiede come verranno regolate le questioni sollevate proprio da Banca Centrale in Tribunale. Se la trattativa si è compiuta tanto meglio. Io avrei fatto la stessa cosa per Asset Banca per la quale se ci fosse stata una corretta valutazione della vigilanza non sarebbe finita come è finita”.

Ogni volta che di San Marino parla la stampa estera si deve mettere in conto l’enorme perdita di reputazione che questo comporta per il sistema. E siccome la reputazione residua è all’osso, verrebbe da dire che il Paese non po’ più permettersi gli articoli negativi della stampa internazionale. Ne abbiamo parlato con il Consigliere Teodoro Lonfernini.

“Il riferimento più immediato è quello relativo all’articolo uscito sulla pagina economica del quotidiano Libero e a quel proposito devo dire che il mio commento è assolutamente duplice. C’è sempre qualcuno che dall’esterno ci giudica senza conoscerci con l’intento di speculare sulla nostra piccola realtà. Mi chiedo poi chi abbia interesse da dentro a far uscire queste informazioni e ne sono fortemente infastidito. La fotografia è però purtroppo reale. La situazione del Paese è di una delicatezza che non ha precedenti. Con problemi che ci portiamo avanti ormai da tanto tempo e che non siamo stati mai capaci di risolvere. Problemi che l’attuale governo ha la colpa di non aver minimamente risolto ma piuttosto ha eccitato”.

Parlando di colpe, Cassa di risparmio ha i suoi problemi. Si sta facendo qualcosa per individuare i responsabili dell’enorme buco che si è creato? C’è da parte di questo governo l’impegno a far emergere le responsabilità?

“Assolutamente no. Il problema numero uno di questo governo è che ha usato due pesi e due misure. Su Cassa la priorità è stata piuttosto quella di non far emergere le responsabilità. La commissione finanze non ha mai avuto informazioni su quanto succedeva al suo interno. Solo ora sembra muoversi qualcosa visto che almeno in apparenza l’incontro di venerdì scorso ha aperto la strada al dialogo e alla collaborazione. Ma devo dire che il report del FMI ha quasi costretto il governo ad aprire la strada del dialogo. E’ vero che non prendiamo ordini dal fondo ma, è anche vero che se gli chiediamo un aiuto dobbiamo tenere in forte considerazione le sue raccomandazioni. Però su alcune cose il governo è irremovibile e non intende tornare indietro. Il FMI ha detto a chiare lettere che la Carisp deve essere riprivatizzata ma su questo punto il governo ha già fatto sapere di non averne affatto l’intenzione. Cosa che in un periodo normale potrebbe anche essere letta come una forma di orgogliosa autonomia: noi non prendiamo ordini da nessuno; ma in questo caso invece si resta perplessi perché disattendiamo le raccomandazioni dell’organismo al quale chiediamo o chiederemo aiuto. Detto questo ribadisco che nella cornice dell’incontro di venerdì ho potuto prendere atto di una disponibilità importante e di un confronto iniziale approfondito. E’ stato approvato un ordine del giorno all’unanimità dove si dice che la commissione finanze di cui faccio parte deve lavorare su tutto”.

Da ogni parte arrivano le raccomandazioni a tenere sotto controllo le spese di Cassa. Ma si vocifera che dopo il licenziamento dei frontalieri assunti in Asset ora si stia procedendo a nuove assunzioni. E sarebbero italiani i neoassunti. E’ vero?

“La cosa purtroppo non mi stupirebbe. C’è un aumento oggettivo del personale dipendente e questo sta avvenendo in Cassa come in altre realtà nel pubblico impiego. Ma nessuno dice nulla perché ormai dentro il nostro Paese si è generato un tale relativismo per cui le persone no a che non vengono colpite di persona si occupano poco delle questioni generali non pensando che esse di fatto riguardano la collettività e quindi tutti noi. In questo modo chi governa si sente legittimato ad andare avanti anche se la strada imboccata non è quella giusta. Siamo in una situazione di comunità omertosa dove le persone pensano che sia comunque meglio non parlare perché prima o dopo arriverà il momento comodo e facile, quel beneficio di cui qualcun altro ha già goduto. Io non voglio vivere in un Paese così perché se questa è la ‘forma mentis’, presto verrà giù tutto”.

A proposito di relativismo, cosa può dirmi della sentenza dei garanti sul decreto Asset?

“Politicamente me lo aspettavo. Il ricorso è stato impostato in maniera politica. Dunque rispetto l’opinione dei Garanti perché voglio rispettarla per senso delle istituzioni ma rimango perplesso. Tante situazioni che un tempo avremmo definito ‘inimmaginabili’ hanno trovato legittimità nelle istituzioni”.

E qual è la sua opinione sullo scontro in atto in Tribunale?

“Uso un eufemismo e dico di essere infastidito. Io non facendo parte della Commissione ho potuto raccogliere informazioni solo parziali. Da una parte perché i membri hanno voluto mantenere un certo riserbo, dall’altro perché ho potuto assistere a una sottile guerra tra poteri. Il gesto forte delle dimissioni fa pensare che qualcosa ci sia. Ma credo che per far luce sulle questioni si debba avere più determinazione e andare fino in fondo”.

Come si esce da questo tunnel?

“Se ne esce se ciascuno è disposto a rinunciare a qualcosa per il bene del Paese. Cioè è importante mettersi tutti attorno ad un tavolo ridando giustizia a chi ha subito le conseguenze peggiori. Senza solidarietà politica non si va da nessuna parte. Il governo di prima non è riuscito a risolvere tutti i problemi, quello attuale non solo non ha provato a risolverli ma ha voluto eccitarli. Non lo dico io ma lo dicono le ordinanze del Tribunale. Qualcuno qualche atto illegittimo lo ha compiuto sicuramente. Un senso in queste parole va trovato. Poi è chiaro che i problemi c’erano già e non erano stati risolti. Banca Centrale non mi va bene oggi ma non mi andava bene nemmeno prima. Le banche hanno sempre sofferto per la mancanza di dialogo con banca centrale con cui non si riusciva a comunicare in maniera costruttiva per il futuro. Molti progetti proposti dalle banche sono rimasti sul tavolo, completamente inascoltati. La banca centrale non ha fatto nulla per dare un aiuto ai nostri istituti di credito ad uscire dalla crisi: sono anni e anni che aspettiamo il memorandum con l’Italia e non solo quello. Ci sono paesi che hanno sofferto ma che oggi si stanno espandendo, paesi con i quali sarebbe stato non soltanto opportuno ma fondamentale firmare un memorandum. Perché non lo si è fatto? E’ incredibile che un paese piccolo come il nostro non goda di rapporti stabili con altri paesi che la firma di atti come i memorandum avrebbe garantito”.

E sulla vendita del Cis agli arabi?

“Io sono un liberale. Questa è una trattativa privata che è andata a buon ne. L’autorizzazione è arrivata da Banca Centrale. Ben venga il saudita e chiunque altro voglia fare impresa legittima a San Marino. Però la gente si chiede come verranno regolate le questioni sollevate proprio da Banca Centrale in Tribunale. Se la trattativa si è compiuta tanto meglio. Io avrei fatto la stessa cosa per Asset Banca, se su quell’istituto ci fosse stata una corretta valutazione della vigilanza non sarebbe finita come è finita. L’istituto avrebbe potuto rivolgersi al mercato libero oppure andare avanti risolvendo eventuali problemi. Ma al solito si sono voluti usare due pesi e due misure che sono sfociati in una grave ingiustizia che si è abbattuta sull’intero sistema che oggi è molto meno credibile. Poi non lamentiamoci se la stampa estera mette alla berlina quel sistema paese al quale proprio noi abbiamo tolto credibilità e reputazione”.

Olga Mattioli, RepubblicaSM