Uno dei sammarinesi più illustri, celebri e amati dalla nostra comunità è padre Ciro Benedettini, volto storico della Sala stampa della Santa Sede della quale è stato vicedirettore, riuscendo a conoscere ed a stare a strettissimo contatto con tre Papi. La sua mancanza, dopo venti anni in Vaticano, resta difficilmente colmabile. Non molti sanno però che padre Ciro dal 1979 e per diverso tempo ha diretto il mensile L’Eco di San Gabriele. Se è vero che il primo amore non si scorda mai, il sammarinese non è riuscito – ovviamente – a chiudere col giornalismo ed alla nuova “chiamata” a dirigere la testata ha risposto presente.
“Dal 9 gennaio – spiega a Tribuna – mi trovo in Abruzzo, al Santuario di San Gabriele, presso Isola del Gran Sasso, quindi in piena zona nevicata eccezionale e terremoto e ad appena qualche chilometro dall’Hotel Rigopiano. La mia congregazione ha una rivista qui al santuario, che ho diretto per una quindicina di anni prima di essere chiamato a Roma, il cui direttore è morto improvvisamente, ed io sono stato chiamato a prenderla in mano. Quindi pur facendo la spola con Roma starò parte del tempo in Abruzzo”.
Padre, lei ha assistito in prima persona alla tragedia, trovandosi a sua volta in mezzo al terremoto ed alla nevicata. Qual è la situazione?
“Mi vergogno quasi a dire che sono stato fortunato perché in convento avevamo il gruppo elettrogeno e quindi non ci è mancata luce, caldo e cibo, a differenza di tante altre persone attorno a noi. Tuttavia per una settimana siamo stati tagliati fuori dai contatti telefonici di ogni tipo, da internet e anche da mamma Rai”.
Siete preoccupati?
“Come le ho detto ci troviamo tutto sommato in un guscio fortunato. Dobbiamo stare attenti a delle vere e proprie bombe di neve che cadono da 30-40 metri che piegano letteralmente il ferro. Per entrare ed uscire abbiamo paura e siamo costretti a fare un giro particolare e passare dalla cucina dove si trova la parte più protetta”.
Scusi padre, ma perché con una situazione del genere rimanete lì?
“Perché il convento è qui. Siamo al sicuro, i problemi stanno altrove. Inoltre questa è anche la sede dell’infermeria provinciale. Siamo attrezzati con viveri e con il gruppo elettrogeno per essere autosufficienti e non fare mancare nulla ai nostri ammalati. Pensi invece che un nostro giornalista aveva all’interno di casa 4 gradi non avendo più il focolare. Andavano a dormire tutti insieme, con gli scarponi su”.
Come ha vissuto i momenti del terremoto?
“Terribili. Sono state 3-4 scosse una dietro l’altra, non due come hanno detto. In quei momenti non capisci nulla, non sai dove appoggiarti, senti la terra mancare sotto ai piedi, tremare tutto. Gli sportelli si aprono… davvero terribile”.
Si sono verificati dei danni lì al convento?
“Solo un tubo rotto, è andata bene per il momento”.
I colleghi giornalisti sono venuti a trovarvi?
“Le posso dire che domenica sarò a Roma ospite di Rai International per parlare anche di questa situazione. I giornalisti non si occupano di noi ci mancherebbe, vanno a Rigopiano e Amatrice che stanno a due passi da qui”.
A proposito di Rigopiano e Amatrice, qual è lo stato d’animo?
“Le rispondo con le parole di alcuni ragazzi del gruppo soccorso alpino del Friuli Venezia a Giulia che ora sono andati via. Hanno portato con gli sci da mangiare a diversi anziani nei casolari più isolati. Poi con i mezzi idonei hanno portato fieno, gasolio e beni di prima necessità. Ebbene mi hanno detto che la gente è magnifica, forte nonostante tutto. Hanno testimoniato che la maggior parte delle persone non è arrabbiata o protesta come si vede in tv, anzi li hanno trattati benissimo e li hanno ringraziati per i soccorsi e per il loro lavoro. Una immagine che mi piace sottolineare in questi giorni drammatici e di lutto”. La Tribuna Sammarinese