Strana la vita… E’ un attimo, come sa bene il giudice Alberto Buriani -prossimamente alla “sbarra” nel suo stesso tribunale-, passare dalle “stelle alle stalle”.
Lo sa bene colui che, per qualche anno, ha vestito i panni del moralizzatore, dell’eroe -giornalmente celebrato, “osannato” da qualche organo di informazione- di coloro che nei decenni antecedenti la “marea moralizzatrice” che, pur scardinata da sentenze giudiziarie che ne hanno talvolta addirittura ridicolizzato la base, riponevano ogni speranza alla vigilia delle elezioni politiche per rimanere poi delusi e “incazzati” dopo lo spoglio…
L’eroe “moralizzatore” è stato la loro rivincita. La Giustizia, quella celebrata nelle aule di giustizia e non sulle prime pagine di qualche quotidiano, la loro inattesa ed ennesima sconfitta. Già, l’ennesima di una vita consumata a perdere, illuminata dal bagliore, in realtà era poco più di una fiammella di un accendino ad un concerto di Vasco Rossi, momentaneo, tenue, acceso nella loro vita magra di soddisfazioni -politiche, s’intende- dal nostro Supereroe dal “costume” togato.
Difficile, per chi ha consumato una vita nelle “stalle” (della politica) e ha poi potuto assaporare -pur per pochissimo- la beatitudine delle “stelle” (sempre della politica), ripiombare nella buia e “fetente” consuetudine…
Non posso spiegarmi altrimenti le -mi si permetta- “stupidaggini” che, provenienti anche da fonti apparentemente autorevoli -leader ed ex leader politici; sindacalisti; giornali e giornalisti, editorialisti e scribacchini del populismo più becero- nonché da dispensatori, “caccia-Like”, del pensiero, mi ritrovo a leggere in questi giorni.
“Se dovesse succedere che la terza istanza venisse accolta e fossero restituiti i soldi confiscati, questo Governo dovrebbe andare a casa 5 minuti dopo!”.
E ancora: “Non sarebbe accettabile (…) la restituzione delle somme confiscate, riconosciute come frutto di reati, ai loro illegittimi proprietari, ancorché prosciolti per effetto della prescrizione.”
Dichiarazioni, fra un “ghiottolo” e un Fernet-Branca, carpite al Bar Sport? No… Purtroppo no!
Sono stampate, nero sui bianco, ormai indelebili nella lavagna del più meschino giustizialismo populista, nientemeno che dalla CsdL, il sindacato di sinistra del Titano, per mano nientemeno che del suo Segretario Generale Enzo Merlini, per il quale – viene il sospetto- nel suo concetto di democrazia, dovrebbe essere il sindacato, magari la celebra “classe operaia” a detenere tutti i poteri, compreso quello giudiziario e quello legislativo… Mi ricorda qualcosa. Qualcosa che mi riporta, con la mente, all’ombra degli Urali… E di cui, forse, in “Casa-CSdL”, qualcuno sembra avere nostalgia.
Una nostalgia che sembra cogliere -incredibilmente perchè il garantismo (doveroso, peraltro) è ciò che gli conferisce ancora una autorevolezza- anche l’ex Segretario di Libera, il giovane Matteo Ciacci. Da tutti mi sarei aspetto un impeto giustizialista tranne che da lui.
“Come si fa a non essere d’accordo -scrive sulla sua bacheca Facebook- con chi sostiene, di recente lo ha detto bene il Sindacato, che se la legge sulla terza istanza servisse per restituire i soldi confiscati, ad esempio ai protagonisti del “Conto Mazzini”, “il Governo dovrebbe andare a casa 5 minuti dopo?”.
Caro Matteo (e il caro non è un modo di dire, perchè nutro sempre una certa stima per chi in “giovinezza” si appassiona alla politica), è semplicissimo non essere d’accordo: basta ricordare i principi cardine del Diritto, della democrazia compiuta… E ragionare!
La democrazia si basa sull’equilibrio fra tre poteri: quello legislativo (a San Marino il Consiglio Grande e Generale), quello esecutivo (il governo), quello giudiziario (la magistratura). Il tutto -ed è questo che talvolta si dimentica- “sovra-vigilato” da convenzioni internazionali come, per citarne una, la Carta Europea dei Diritti dell’Uomo (e della Donna, aggiungo a scanso di equivoci).
Ma, il populismo giustizialista imperante, che dovrebbe preoccupare tutti, specie politici e sindacalisti, talvolta prevale sulla razionalità e l’oggettività, come se una maggioranza, semplicemente varando una norma con il 50% più 1 dei voti, potesse ribaltare una sentenza.
Certo, può farlo depenalizzando reati. Ma non è certo questo il caso. O, secondo Merlini e Ciacci, il Consiglio ha depenalizzato l’associazione a delinquere e il riciclaggio? O, ancora, il Consiglio, la maggioranza o il governo (quest’ultimo non potrebbe neppure farlo anche se lo volesse), ha variato i termini della prescrizione?
No! Non lo ha fatto. E per questo motivo ho definito queste posizioni “stupidaggini”! La Terza Istanza è un ulteriore grado di giudizio, attivabile peraltro solo in specifiche situazioni. E’ una norma che introduce un’ulteriore valutazione nel giudizio che non ribalta alcun principio giuridico o legge vigente, ma che ha l’insindacabile effetto di ridurre al minimo del possibile l’errore giudiziario.
Perchè la giustizia è tale se applica, oltre ragionevole dubbio, la legge. Non è giustizia quando fa i nostri interessi o malagiustizia quando non li fa. Lo stesso processo Mazzini lo dimostra, visto che ha partorito in primo grado una sentenza poi smentita nel suo secondo grado perchè -semplifico- nel primo grado si era ignorata una norma basilare del Diritto. E non perchè il Collegio Garante -come si cerca di far credere da certi ambienti politici- abbia modificato qualche principio o norma preesistente, ma semplicemente perchè ha ribadito che questa esistesse e fosse sempre esistita, seppure incredibilmente ignorata in qualche sentenza.
Certo, vien da pensare che nella Csdl, in Libera e in Repubblica Futura, la giustizia sarebbe perfetta senza neppure il secondo grado di giudizio in caso di condanna nel primo… E che gli importa, alla fine, se innocenti finirebbero dietro le sbarre e ciò gli permettesse di risalire, dalle “stalle” (della politica ovviamente), alle “stelle” degli scranni di governo?
Tutti i politici assolti del Mazzini, tranne Fiorenzo Stolfi, Giovanni Lonfernini e Stefano Macina, hanno prodotto ricorso alla Terza Istanza contestando la -secondo loro e i loro legali- illegittimità delle confische. Se siano o non siano tali lo decreterà un giudice sulla base delle leggi nazionali e dei principi giuridici sovranazionali. La sentenza non la scriverà né un governo, né una maggioranza, né -per fortuna della democrazia- la emetterà un partito. Possiamo, quindi, attendere rilassati il pronunciamento di un autorevole giudice, con la serenità data dalla consapevolezza che neppure Enzo Merlini, Matteo Ciacci o il cliente del Bar Sport fra un bicchiere di vino e un Fernet Branca, potrà influenzarla.
Enrico Lazzari