San Marino. Titano isola felice? “Il bullismo esiste, ma non se ne parla”

bullismoIl bullismo nelle scuole del Titano e più in generale nella società sammarinese è un fenomeno realmente esistente o è soltanto una sorta di leggenda metropolitana?
Si verificano atti di bullismo sul Titano o sono eventi che avvengono soltanto fuori confine? San Marino è quindi un’isola felice in cui questi tipi di episodi non si manifestano?
Per scoprirlo lo abbiamo chiesto a Patrizia Gallo, coordinatore della Commissione pari opportunità della Repubblica di San Marino.
“Non è certo da oggi che si sente parlare di bullismo nelle scuole sammarinesi. Ne ho parlato giusto alcuni giorni fa con il dottor Riccardo Venturini, responsabile del servizio minori dell’Iss.

Se devo essere sincera, riguardo alla tematica del bullismo in tutte le sue varie forme, da parte di alcune scuole del Titano ho trovato un po’ di resistenza e omertà, come se nella scuola sammarinese non capitassero simili episodi o comunque come se fosse meglio non parlarne all’esterno, mantenendo tutto circoscritto all’interno delle mura scolastiche, forse per timore di turbare i genitori, non lo so. Fatto sta però che non posso non confermare che il bullismo a San Marino è una realtà esistente e che più in generale, in qualche modo, fa parte dell’animo umano e per questo i sammarinesi non sono esentati.
Negli ultimi anni il Dipartimento della Formazione dell’Università di San Marino, l’Iss, l’Authority per le pari opportunità in merito a bullismo e violenza sulle donne e i più deboli della società hanno cercato di fare informazione partendo dagli insegnanti. Nelle classi, però, si fa ancora troppo poco.

Come Commissione pari opportunità ci stiamo organizzando per lanciare una campagna nelle scuole sul bullismo omo fobico, in particolare nella Scuola secondaria superiore.
Vogliamo portare una maggiore sensibilità e conoscenza sull’argomento, perché riteniamo che cambiare il modo di pensare dei giovani significa cambiare la cultura della società da qui alla prossima generazione.
Sono passi non facili ma vanno affrontati. Nella scuola gli studenti ricevono molti stimoli, non solo sul bullismo, ma su tutte le varie discriminazioni, la scuola ha come primo obiettivo l’educazione delle future generazioni.
Il “branco” non è vero che non esiste a San Marino, il “branco” c’è anche se non se ne parla. Solitamente vengono presi di mira gli studenti con alcuni difetti fisici (grassi, bassi e altro), gli effeminati, e le femmine. Anche chi soffre di una qualsiasi forma di disabilità, fisica o mentale, come nel caso degli autistici ad esempio, non è escluso dalle “cattiverie” del “branco”. Episodi eclatanti a San Marino – sottolinea Patrizia Gallo – non si sono ancora manifestati o almeno non ne siamo a conoscenza.

Ma il problema maggiore per capire e analizzare il fenomeno del bullismo è la mancanza di dati.
Nemmeno l’Iss ha sviluppato un data base su questo argomento e senza dati è quasi impossibile intervenire in maniera adeguata. Mi piacerebbe poter far svolgere agli studenti in forma anonima dei questionari per riuscire ad avere quei primi dati sulla base dei quali poter poi sviluppare un discorso di più ampio respiro. Purtroppo a San Marino nessuno denuncia mai niente, c’è sempre un po’ di omertà, sia nelle scuole che nelle famiglie, non abbiamo dati statistici.

Abbiamo soltanto le frasi riportate dai figli ai genitori, bisogna fare qualcosa di più sistematico per capire qual è la realtà, per il momento ci basiamo soltanto su voci e “sentito dire”.
Da noi non ci sono ricerche analoghe a quelle italiane.
Il problema maggiore è l’omertà: se si sta zitti il problema sembra che non ci sia. I genitori ci dicono che eventi di bullismo capitano, mi stupirei del contrario, mi stupirei se fossimo un’isola felice.
Dobbiamo pensare inoltre che poco a poco, oltre alle classiche realtà di bullismo, la società sammarinese diventando sempre più multietnica, potranno capitare anche atti di bullismo legati al colore della pelle o alla nazionalità di origine. Alcuni eventi di questo tipo sono già capitati.
Purtroppo siamo ancora agli albori, dobbiamo fare molto di più per combattere questo fenomeno”.
A tal proposito, rivela Patrizia Gallo, “la Commissione per le pari opportunità ha iniziato da un po’ di tempo a questa parte a strutturare un progetto informativo ed educativo sul bullismo omo fobico, che sarà presentato a settembre nella Scuola Secondaria Superiore”.

Si scatta un selfie con la compagna in crisi epilettica e poi manda la foto sul gruppo Whatsapp della loro classe. L’episodio shock è accaduto a Torino a fine aprile e ha fatto indignare non poco milioni di italiani.
Una vicenda che ha dell’incredibile e che va oltre ogni immaginazione. Quando il disprezzo per il prossimo e la vanità da social network trasformano le persone, anche i ragazzini, in veri e propri mostri. È quello che è accaduto nella classe di un istituto professionale di Torino, una prima frequentata da 14-15enni.

Una ragazzina che soffre di epilessia si è sentita male mentre era in classe, accompagnata in bagno da un’altra studentessa, questa anziché assisterla l’ha lasciata accasciare a terra e si è scattata un selfie con la compagna in crisi epilettica per poi inviare la foto agli altri compagni di classe nel loro gruppo Whatsapp.
La studentessa ha scattato la foto con cura, in modo tale da inquadrare anche la compagna che stava male.
Una storia agghiacciante che ha riportato il quotidiano “Repubblica“. Purtroppo sembra che la povera ragazzina epilettica fosse già da tempo nel mirino di alcune sue compagne, perseguitata da atti di bullismo.

Un’altra immagine della stessa ragazzina era finita su una vignetta che la paragonava alla figlia di Fantozzi. A forza di condivisioni su Whatsapp alcuni genitori degli studenti si sono accorte delle immagini offensive scattate alla povera ragazzina epilettica e hanno segnalato il caso alla direzione della scuola. La presidenza ha preso provvedimenti e ha sospeso per tre giorni tre ragazzine.
Encomiabile è stato invece l’intervento della madre della ragazzina epilettica, che durante una riunione ha detto:
“È stata una ragazzata, ma deve essere un’occasione perché tutti riflettano sul senso di solidarietà, sull’importanza di aiutarsi a vicenda, sia i ragazzi che gli adulti.

Perché tutti, un giorno, potremmo avere bisogno di un aiuto,
vuoi per una malattia, vuoi per la vecchiaia”.
Un insegnamento per tutti gli studenti, che si auguriamo ne facciano tesoro.

La Tribuna