San Marino. Titanopoli: auspicabile inchiesta giudiziaria o, come l’italiana Tangentopoli, “circo mediatico-giudiziario del disonore”? … di Enrico Lazzari

Enrico LazzariTitanopoli = Tangentopoli, intesa come “mani Pulite” sammarinese? Speriamo di no… Anche se le assonanze -almeno in quello che talvolta potrebbe apparire come “un circo madiatico-giudiziario del disonore”, come lo definisce Tiziana Maiolo sulle pagine di ieri de Il Garantista di Sansonetti- sembrano essere più d’una.

A Titanopoli, rispetto la nota Tangentopoli, per fortuna, mancano i 41 suicidi. Il resto, almeno secondo il pensiero “rubato” al Generale Gentili, “sbobinato” e messo nero su bianco in una ordinanza della Magistratura, sembra esserci quasi tutto…

Quarantuno morti di una guerra che oggi si rivela più politica, anzi di potere, che di giustizia; vittime -uso le parole della stessa Maiolo- di un “circo mediatico-giudiziario del disonore che era stato cucito addosso a colpevoli e innocenti, che ha colpito con violenza la reputazione e la vita di persone che non avevano nessuna possibilità di difendersi, incarcerati, disorientati e sbeffeggiati”.

…Incarcerati, disorientati, sbeffeggiati. E senza nessuna possibilità di difendersi! Vi viene in mente qualche sammarinese? A me sì… Più di una volta, del resto, gli avvocati difensori di Claudio Podeschi e Biljana Baruca hanno denunciato pubblicamente l’impossibilità di difendersi, puntando il dito sul segreto istruttorio. Segreto istruttorio -oggetto di parte del ricorso alla Corte dei Diritti dell’Uomo- che, invece, non preclude la diffusione, nel “circo mediatico”, di notizie capaci di generare nella popolazione sempre maggiore avversione verso gli indagati.

…Sbeffeggiati!. A anche qui mi viene in mente l’incivile manifestazione degli emuli grillini del Titano, inscenata a suon di arance sotto le finestre delle celle dei Cappuccini dove sono tuttora rinchiusi due “presunti innocenti fino a sentenza definitiva contraria”. Sbeffeggiati a suon di arance senza che nessuno si ponesse domande sulla legittimità, se non legale almeno morale, di quella iniziativa.

A oltre 20 anni di distanza dalla “Mani Pulite” italiana, i nodi sono ormai venuti al pettine, tanto che dei circa 25.000 indagati, soltanto il 6 o 7% di questi sono stati poi condannati. Per 23.500 di loro, sputtanati, sbeffeggiati e talvolta incarcerati, nessuna sentenza di condanna.

Ritengo quindi opportuno conoscere cosa fu realmente, in Italia, “Tangentopoli” e “Mani Pulite”, affinchè i sammarinesi tutti, dall’ultimo al più potente, dall’operatore ecologico al ministro, sappiano difendere la democrazia sammarinese da una sempre possibile deriva politico-mediatico-giudiziaria simile a quella italiana degli anni Novanta. Affinché anche il più disinteressato dei cittadini possa riconoscere le differenze fra una sana, giusta, auspicabile e auspicata inchiesta giudiziaria contro il malaffare e una guerra di potere condotta da poteri dello Stato, potenti di turno e lobby. Affinché, quindi, non venga a creare sul Titano -davvero e qualora non si sia già creato- lo scenario disegnato dal Generale Gentili.

Conosciamo, quindi, i retroscena dell’italiana Tangentopoli grazie alla ricostruzione fatta ieri sulle pagine de Il Garantista da Tiziana Maiolo:

“Il 1992 mi evoca subito il numero 41, i quarantuno morti suicidi di Tangentopoli, che non hanno potuto scrivere la Storia per ovvie ragioni, ma anche perché la Storia la scrivono i vincitori, e loro erano i vinti”. Dunque, “non un dubbio sul fatto che il circo mediatico-giudiziario del disonore che era stato cucito addosso a colpevoli e innocenti sia stato il vero assassino, che ha colpito con violenza la reputazione e la vita di persone che non avevano nessuna possibilità di difendersi, incarcerati, disorientati e sbeffeggiati”.

“Ma dalla parte dei trionfatori (…) la storia è stata raccontata come il puro trionfo del Bene sul Male, un gruppo di magistrati-guerrieri senza macchia in lotta contro una classe politica corrotta che ammorbava l’intera società. Sulla scialuppa degli onesti erano saliti ben presto imprenditori in lacrime, giornalisti-coccodè, uomini politici con le tasche traboccanti di rubli, avvocati-accompagnatori alleati del Pubblici Ministeri”.

“Ma la storia di Tangentopoli potrebbe anche essere raccontata come vera Storia Politica, come vicenda che segnò il trionfo massimo di una giustizia di parte, che ebbe come protagonisti magistrati politicizzati e un eroe tutt’altro che ‘senza macchia’. Che vide complici con le toghe innanzi tutto quegli imprenditori che avevano ben lucrato sul finanziamento illegale ai partiti, a tutti i partiti, e che mai se ne erano lamentati, finché l’arresto di otto di loro fece rendere conveniente agli altri immaginare di esser stati sfruttati. Sono gli stessi che, proprietari di giornali, decisero la campagna del Grande Sputtanamento degli uomini politici, quelli sconvenienti, i non allineati. Quelli che si salvarono dal carcere ripudiando se stessi e la propria storia e accoltellando quelli che erano stati i loro benefattori. La vacca non dava più latte. Non c’era più pane e loro scelsero le brioches”. (…)

“C’erano poi i giornalisti-coccodè, i cronisti giudiziari che ogni mattina fiutavano la preda, giovani entusiasti che indossavano con orgoglio la maglietta che inneggiava all’eroe di Mani Pulite, lavoravano in pool e non tornavano mai in redazione a mani vuote, con il carniere pieno di verbali d’interrogatorio (non erano ancora di moda le intercettazioni), sicuri che avrebbe apprezzato il direttore (…)”

“I fiaccolanti forse erano i più innocenti, cittadini che facevano il girotondo intorno al Palazzo, nella speranza-illusione che qualcosa cambiasse. Ma non c’erano solo loro, c’era un po’ di tutto, in quelle manifestazioni, compresi i cinici di nuovi movimenti politici che volevano solo sostituirsi agli altri, e anche quelli che erano sulla scialuppa di salvataggio, comunisti e democristiani di sinistra che si erano finanziati come gli altri, ma che si erano opportunamente alleati ai magistrati”.

Dunque, in tutto questo, si inseriva poi -conclude la sua ricostruzione Tiziana Maiolo- “una folla di indifferenti, mentre ogni giorno saltavano le regole dello Stato di diritto, mentre veniva calpestata la Costituzione, mentre si violavano le competenze territoriali, la libertà personale e i diritti della difesa. Mentre si usava il carcere come tortura per far parlare la gente. Mentre si uccideva. Tanto la Storia la scrivono i vincitori, anche alle spalle dei quarantuno che non ci sono più”.

Chissà perchè, quando ieri ho letto questo articolo, avevo a tratti l’impressione -ovviamente solo una impressione- che il soggetto non fosse “Mani Pulite, “Tangetopoli”, ma la cosiddetta “Titanopoli”?

Enrico Lazzari