“La notizia non ci coglie impreparati – ha detto a Tribuna il Presidente della Fondazione Tito Masi – non si tratta infatti di una novità, poichè già da luglio eravamo a conoscenza della decisione che stava maturando. Non siamo quindi stupiti, ma ovviamente l’intera vicenda continua a ricevere da parte nostra la massima attenzione”. “Siete preoccupati?” – gli chiediamo – “Moderatamente preoccupati” – risponde Masi che aggiunge – “La richiesta di rinvio a giudizio apre una nuova fase in cui tutti i soggetti potranno esporre le proprie ragioni e le argomentazioni della difesa sono consistenti e puntuali”. La procedura prevede ora che sia il Gup (il giudice delle udienze preliminari) a prendere in cosegna il corposo fascicolo per decidere se accogliere o meno la richiesta di rinvio a giudizio. (…) La Tribuna
Dal Corriere Romagna. Varano, 35 richieste di rinvio a giudizio. Inchiesta “Varano”, accelerata della Procura di Forlì: i sostituti procuratori Fabio Di Vizio e Marco Forte hanno inviato le richieste di rinvio a giudizio per 35 indagati con accuse che vanno da associazione a delinquere per riciclaggio, ostacolo all’autorità di vigilanza ad esercizio abusivo del credito. Nella lista, anche la Cassa di Risparmio di San Marino che, indagata quale persona giuridica, non ha ancora deciso se chiedere o meno il patteggiamento. Ora, i legali attendono la convocazione dell’udienza di fronte al gup.
Uno scossone per il Titano: la banca storica del paese rischia una condanna in sanzioni che verrebbero calcolate sul volume d’affari che l’istituto vantava all’epoca dell’inchiesta forlivese. Tradotto: una montagna di soldi, che potrebbero rendere “vano” il finanziamento pubblico da 60 milioni di euro appena versato dallo Stato di San Marino alla Fondazione proprietaria della Carisp. Proprio per questo, il presidente della Fondazione Tito Masi aveva ipotizzato la possibilità di un patteggiamento sperando in una condanna “minore”, ma ammettere così le colpe, manderebbe all’aria il sistema finanziario sammarinese, gli hanno risposto i più. L’inchiesta è quella che, partita dal sequestro di due milioni di euro, intercettati in autostrada a Cesena e caricati su un mezzo della Battistolli, e destinati alla banca sammarinese, nel maggio del 2009 portò agli arresti dei cinque vertici di Carisp e della holding bolognese Delta: tra loro anche l’amministratore delegato Mario Fantini, scomparso un paio di anni fa. Per gli inquirenti, Carisp avrebbe controllato la holding bolognese in maniera impropria creandosi una sorta di “banca” personale in Italia. Da allora, il gruppo Delta è sotto commissariamento, e proprio ieri il presidente Masi ha annunciato che è prossima l’acquisizione del ramo d’azienda di Sedici banca da parte di Intesa San Paolo: l’ultimo ostacolo allo sblocco dell’amministrazione straordinaria, controllata da Bankitalia. Intanto, dopo “Varano”, di acqua sotto i ponti, ne è passata e Palazzo Koch ha voluto regolare meglio i rapporti con San Marino. Per questo, proprio nei giorni scorsi, le due banche centrali si sono incontrate e, “superata” l’idea di un memorandum d’intesa, hanno ipotizzato la nascita di una centrale dei rischi connessa. Dubbiosa, a riguardo, la Fondazione Carisp: «Occorre procedere con cautela», dice Masi forse nel timore che una centrale dei rischi a “cavallo” tra i due paesi potrebbe del tutto azzerare la riservatezza dei conti sammarinesi. Ora, molto (e soprattutto il destino della Carisp) dipende dalle sorti dell’inchiesta Varano e dalle decisioni del giudice delle udienze preliminari: nella lista degli indagati, oltre agli amministratori delle due banche coinvolte, risultavano come persone giuridiche anche il Monte dei Paschi, Battistolli e la fiduciaria di Carisp, Carifin Sa.