San Marino. Tlc: i 6 mln che fine hanno fatto?

Il progetto sulle telecomunicazioni è ufficialmente in stand-by in attesa che venga fatta l’opportuna chiarezza su una partita certo vitale per il piccolo Stato ma attorno alla quale vi sono tantissimi punti oscuri. Tra questi la scelta di un partner come Zte e la sottoscrizione di un contratto con modalità che hanno acceso non pochi campanelli di allarme. E qui non si tratta di mettere sotto la lente il grande Paese da cui Zte proviene – messaggio che si è furbescamente tentato di far passare – ma di valutare, senza filtri, il valore aggiunto che la stessa può potenzialmente portare a San Marino. Meritano di essere valutate con attenzione le dichiarazioni rilasciate a questo giornale da Irene Pivetti presidente dell’associazione per l’amicizia Italia-Cina e responsabile di Only Italia, piattaforma che promuove in Cina il made in Italy che con la Cina vanta rapporti solidissimi e di stretta amicizia. “Premesso che per esprimere un parere occorrerebbe sempre vedere il tipo di convenzione – ha detto il presidente Pivetti rispondendo ad una nostra domanda – Zte sta alla Cina come la Sip stava all’Italia negli anni 70, è un’aziendona di Stato grande, grossa e non troppo flessibile, è Huawei il cavallo scalpitante cinese. Zte non rappresenta un partner del mercato imbattibile e aggressivo, è una azienda molto vecchia maniera ma come ripeto, non conosco i termini di un eventuale contratto”. Un giudizio obiettivo che forse è quel che è mancato? Del ‘disastro’ Tlc abbiamo più e più volte parlato con il consigliere della Dc William Casali che nel dibattere puntualmente su questo argomento ha sempre posto l’accento sulla delibera, la n.31 della publicNetco avente per oggetto proprio il contratto con Zte dalla quale si evince che non tutto il cda era favorevole a tale sottoscrizione. Nella delibera che porta la firma del presidente della PublicNetco Matteo Casadei si legge: “Il cda delibera a maggioranza, con il voto contrario dei consiglieri [omissis] e [omissis] e con l’astensione del consigliere [omissis], di procedere alla formalizzazione del contratto con ZTE alle condizioni contrattate e ottenute dal Direttore Generale”. “Non si capisce perché – ha detto Casali – il partner è stato imposto. Non dico che Zte non deve partecipare ma assieme ad altri. C’è una relazione della commissione del controllo della finanza pubblica che il consigliere della Dc Stefano Giulianelli ha consigliato a tutti di leggere”. Della serie: chi continua a cadere dalle nuvole domandandosi con tanto di comunicati il perché di questa scelta ne legga piuttosto le motivazioni scritte tra le righe di quella relazione. C’è poi un altro dubbio assillante che riguarda l’anticipo di 600mila euro che spiega Casali “è stato autorizzato dai soli membri di maggioranza quando quelli di opposizione non si erano ancora insediati. E non abbiamo la certezza che ci sia stato l’ok della commissione per il controllo della finanza pubblica”. Fari accesi infine sulle ultime dichiarazioni del presidente della PublicNetco che ha lasciato intendere che lo stop dei pagamenti da Aass a PublicNetco potrebbe mettere in difficoltà quest’ultima. “Aass per il progetto ha già trasferito 6milioni di euro – ha precisato Casali – che sono nella disponibilità della PublicNetco, dalle dichiarazioni del suo presidente dobbiamo dedurre che sono già finiti?”

Repubblica Sm