San Marino. Tra DES e verifica, cosa deciderà la maggioranza? … di Alberto Forcellini

In una coalizione assai composita come quella attuale, le fibrillazioni sono inevitabili. Più che stupirsene, forse è più utile riflettere sui movimenti in corso, su quello che la maggioranza ha blindato e su quanto invece è sul tavolo della trattativa.

La sinistra, evidentemente catalizza gran parte delle attenzioni per questo progetto di riorganizzazione e di unificazione, che però ha ancora confini piuttosto slabbrati, con poche certezze e molte battaglie sotterranee. Tutte dentro il cartello NPR e le sue anime profondamente diverse. Da una parte il PSD, appena riconciliato con MD. Da un’altra parte il PS, che nonostante la reunion presenta due teste: quella consiliare e quella della vecchia guardia. In attesa dell’assemblea convocata il 22 gennaio prossimo, proprio per non farlo morire, gli strali si concentrano contro Alessandro Mancini, che però non può dimettersi sia perché la sua situazione non presenta alcun conflitto di interessi, sia perché al suo posto tornerebbe in Consiglio Alessandro Rossi, oggi in Demos. Sul fronte della vecchia guardia socialista capeggiata da Casali, Andreoli, Volpinari, le cose non vanno meglio perché anche qui ci sono personaggi con scheletri nei loro armadi, sicuramente non in posizione di dettare regole. Voci di corridoio danno un ritorno in grande stile anche di Fiorenzo Stolfi e del suo staff, tutto dentro il PSD, sicuramente con voce in capitolo nella prossima assemblea congressuale.

Nel mosaico compare poi il movimento Noi Sammarinesi, con Berti capogruppo di tutto NPR, ma staccato dagli altri partiti e promotore del progetto liberal socialista, orchestrato nel tentativo di comporre una ricetta che, almeno per il momento, presenta troppi ingredienti. Nel quadro della sinistra, non pervenuta Libera, della quale si parla solo per la continua perdita di consensi del suo leader.

Ma torniamo in maggioranza, impegnata a preparare un verifica che appare ancora non calendarizzata. Si può comunque immaginare che gli incontri si susseguano incessanti, soprattutto perché gli atteggiamenti e le posizioni di Motus continuano a generare problemi e imbarazzi. Ormai è chiaro che Motus non si dimetterà mai dal governo, anche perché in qualche maniera si sente protetta dall’ombrello democristiano. Che però vacilla, perché dentro lo scudocrociato ci sono ben altre gatte da pelare.

Infatti, se la DC è stata davvero brava a ricostruirsi una verginità grazie ai tre anni di opposizione durissima insieme a Rete, è stata altrettanto brava a riaprire i vecchi rubinetti affaristico clientelari appena tornata al governo. In pieno stile democristiano è anche la gestione del dissenso interno, sempre canalizzato in correnti che si combattono tra di loro senza mai sconfessare la bandiera. Una lotta destinata ad acuirsi perché si è accesa la campagna elettorale interna in vista del prossimo congresso e della successione all’attuale segretario generale Giancarlo Venturini. E tutti sappiamo bene che la segreteria democristiana vale quanto e forse più, di una Segreteria di Stato. A meno che il parlamentino interno decida di posticipare il congresso, la lotta interna è destinata a surclassare perfino il programma di governo, dove la riforma dell’IGR è stata appena sbaragliata del DES. È qui infatti che sono destinati a soccombere o a essere innalzati gli altari dei nuovi dei. E forse anche la sorte di Motus.

Anche Rete ha i suoi guai, perché non sembra avere superato lo shock di trovarsi in posizione di governo accanto ad un partito conservatore come è sempre stato la DC: da una parte i nostalgici delle barricate e della lotta dura senza paura; dall’altra i tessitori politici, convinti che dalla maggioranza si possa fare molto di più per combattere il malaffare e si possano portare a casa risultati importanti per il Paese. Effettivamente, Rete si è posta sempre nel ruolo di sentinella, con il suo occhio vigile su tutte le decisioni prese e da prendere. Poiché sono tutti grandi lavoratori, il bilancio in termini di cose fatte, nonostante l’ambiente così difficile, è sicuramente molto lusinghiero. Peccato che non abbiano saputo spenderlo mediaticamente trincerandosi sempre dietro al silenzio sia di fronte a risultati importanti, sia di fronte agli attacchi, che si sono fatti quotidiani perché molti hanno pensato che Rete fosse l’anello debole della maggioranza.

In mancanza di informazioni ufficiali, è impossibile dire di più. Si può solo aspettare il risultato della verifica che si terrà probabilmente dopo il Consiglio di gennaio. O dopo gli appuntamenti politici di alcuni partiti della maggioranza. Lì si vedrà se il governo continuerà fino alla fine della legislatura ed eventualmente in quale forma, consistenza, solidità.

a/f