San Marino. Tra il dire e il fare … c’è di mezzo la politica … di Alberto Forcellini

 

È ovvio che a Libera sia rimasto il rospo in gola per il progetto di riunificazione dell’area socialista. Appena qualche mese fa erano loro che menavano le danze, poi ne sono rimasti esclusi per le vicende occorse al loro leader e relativo crollo di consensi. Hanno il dente avvelenato anche Denise Bronzetti, Iro Belluzzi e Rossano Fabbri. Non si sa bene se non siano stati interpellati, o gli abbiano chiuso la porta.

Sta di fatto che l’area socialista è molto varia e ricca di sfumature, tanto che la sua storia è sempre stata costellata di grandi progetti di unificazione e altrettanto numerose separazioni. Forse parte da qui lo scetticismo manifestato in Aula, in apertura dei lavori consiliari, dal Segretario Teodoro Lonfernini, che non scommetterebbe un penny bucato sulla durata dell’attuale reunion, né tanto meno sulla sua praticamente scontata alleanza con la DC. Come invece quasi tutti hanno preconizzato.

In effetti, invece che rispolverare dagli armadi l’antica fede socialista, così spesso divisiva, bisognerebbe buttare il cuore oltre l’ostacolo e lavorare per una grande area riformista, per infiammare il cuore dei giovani (e non più giovani) con idee e azioni di sinistra, puntare ad una maggioranza che non abbia bisogno di alleanze strampalate dove si è costretti a mediare anche le virgole.

Ma va là, ha commentato un nostro amico di fronte al cappuccino della domenica mattina mentre si concionava su questi ragionamenti, son sempre tutti lì a far la corte alla DC. Vogliono scalzare Rete, che ha dimostrato di saper ragionare con la sua testa, per andare a fare i reggicoda, ma con una poltrona sotto il sedere. Motus? Ma va là, ha ripetuto, fa solo casino, ma non dà fastidio a nessuno.

Sì però hanno relazioni esterne importanti, progetti di grandi investitori… ha obiettato un altro signore dall’altra parte del tavolo. Avete proprio la memoria corta, ha ribattuto il primo. Non vi ricordate di Victor Restis, di Armen Sarkissien, Phue Wei Sung? Avete dimenticato quando Podeschi e la Mularoni viaggiavano in aerei extra lusso per vedere di persona cosa si sarebbe potuto fare a San Marino? Poi sono arrivati Ali Turki e Francesco Confuorti. Tutti cavalieri sul cavallo bianco a portare immensi progetti di investimenti, ma ci hanno svuotato le tasche e ci hanno lasciato in brache di tela. Gli alberghi, l’ospedale, il casinò, la pista di Torraccia: fumo negli occhi. Adesso c’è lo spagnolo che vuole creare l’isola dei ricconi, ma dove pensa di farla nel lago di Faetano?

Meglio non riferire i commenti… Anche perché, per fortuna, la conversazione è quasi subito virata sulle prossime elezioni in Italia e si è alzato un vespaio inenarrabile. Finché il saputone di turno ha lanciato la provocazione: e se torna Tremonti al Mef? Lo danno al cento per cento, se vince il centro destra. Siamo tranquilli con Amazon e compagnia cantante?

Meglio tornare alle questioni interne e parlare di riforme. Ovviamente ha tenuto banco quella sulle pensioni. Tutti sanno che è pronta, tutti l’hanno vista e tutti hanno il loro parere, ma sul fatto che arrivi subito in Consiglio, beh, ci sono dei dubbi perché le altre riforme annunciate, IGR e lavoro, non sono pronte e allora bisogna aspettare, anche se la spesa previdenziale continua a stringere d’assedio il bilancio dello Stato.

Ragionamenti che hanno portato al fatalismo finale: dopo due anni di Covid è davvero difficile dire cosa sia più importante o meno. E dopo il Covid, la guerra, il caro prezzi, il gas e la luce, non c’è per niente da stare allegri. Tutti parlano, tutti hanno le ricette miracolose. Ma tra il dire il fare, c’è sempre di mezzo la politica.

Così parlò la saggezza popolare.

a/f