San Marino. Tragedia al Rally Legend: «Doveva essere una zona sicura Ma quell’auto ci è venuta addosso»

rally legend curva«Ci avevano detto che in quella zona potevamo starci, ma la macchina ha tirato dritto e ci è venuta addosso».
Raffaele Moriello, 29 anni, di Asti è stato operato per una grave frattura alla gamba ed è ricoverato nell’ospedale di San Marino, dopo che una delle auto che partecipava al Rallylegend in corso domenica sul Titano ha provocato la morte di un uomo, Enrico Anselmino, 57 anni, anche lui residente ad Asti e il ferimento di otto persone, di cui due in gravissime condizioni. Ferita anche la moglie Valentina, fortunatamente in modo più lieve, dimessa ieri mattina ma che resta al fianco del marito in attesa di poter tornare a casa.

«Eravamo in moltissimi in quella posizione per vedere la gara ed eravamo collocati nella zona di sicurezza – prosegue –. Non ci siamo messi nemmeno dietro i balloni di fieno di protezione: eravamo ancora più indietro. Ma non è servito a nulla». Intanto la magistratura sammarinese ha aperto un fascicolo dopo il gravissimo incidente di domenica mattina. Indagato Enrico Bonaso, 41 anni, residente in provincia di Padova che era alla guida della Renault Clio: l’ipotesi di reato è omicidio colposo. Ancora da valutare, da parte del magistrato Simon Luca Morsiani, le posizioni del copilota Alice Palazzi, residente nel Pesarese e degli organizzatori del rally. Tra i feriti i più gravi rimangono il figlio della vittima, 34 anni, disabile, ricoverato in prognosi riservata, in coma farmacologico e la moglie di Anselmino, mamma del ragazzo, subito trasportata al Bufalini di Cesena a causa del fortissimo trauma e delle lesioni riportate.

DISPERATO il pilota dell’auto che continua a ribadire che la strada dove si è schiantato era una via di fuga: «Quando sono salito con le ruote sopra l’attraversamento pedonale mi sono reso conto che non sarei mai riuscito a tenere l’auto in curva, venivo da un rettilineo lungo circa 800 metri, ero in sesta: ho scelto di prendere quella via di fuga. Ma lì le persone non dovevano esserci». Alla domanda se quella fosse effettivamente una via di fuga, quindi la gente non potesse starci, Paolo Valli, pilota e uno degli organizzatori del rally dichiara che «le vie di fuga non sono infinite, sono di trenta metri rispetto alla segnalazione orizzontale che delimita la curva e il pubblico era stato collocato dai commissari di gara oltre i trenta metri e c’erano i balloni di fieno a protezione. Ma quella macchina è arrivata troppo forte e non ha fatto in tempo a frenare. E’ chiaro che in quelle condizioni anche trenta metri non sono sufficienti». Il Resto del Carlino