San Marino. Transfughi e vincolo di mandato: giù le mani dalla Costituzione – “Qui gatto… ci cova” la rubrica di David Oddone

Puntuale come un telefono che squilla mentre si cerca di concentrarsi un poco, con i venti di crisi che spirano dalla parti di Roma, c’è chi torna a domandarsi se sia lecito o meno che deputati e senatori non siamo legati ad alcun vincolo di mandato. Così come peraltro recita la Costituzione italiana all’articolo numero 67, il quale fu scritto e concepito per garantire la libertà di espressione ai membri del Parlamento. I padri costituenti ritennero opportuno che ogni singolo parlamentare non fosse vincolato da alcun mandato né verso il partito cui apparteneva quando si era candidato, né verso il programma elettorale, né verso gli elettori che, votandolo, gli avevano permesso di essere eletto a una delle due Camere (divieto di mandato imperativo). Il vincolo che lo lega agli elettori assume, invece, la natura di responsabilità politica. Accade così che al tramonto di una legislatura, vi siano i cosiddetti “transfughi”, coloro i quali eletti ad esempio con un partito di opposizione, finisco in maggioranza e viceversa, spesso e volentieri per mero opportunismo. Un fenomeno che si accentua di più quando i numeri sono risicati e ogni peones da inutile passacarte, diventa determinante. Quando si arriva ad un punto del genere, la logica dovrebbe fare pensare che si è giunti al capolinea. Ma il potere seduce e abbandonarlo non è per nulla semplice. Così invece che prendersela con se stessi, con le proprie scelte sbagliate, è più semplice cercare di deformare a proprio uso e costume la Costituzione. Fa sorridere sentire oggi parlare di “costruttori”, li chiamano così ora quelli che cambiano casacca per puntellare un governo ormai bollito. E fa ancora più specie se a invocarli diventano proprio quelli che neppure tanto tempo fa avevano partorito un articolo, semplice-semplice, che recita tra l’altro: “I deputati e i senatori che nel corso della legislatura si iscrivono ad un gruppo parlamentare diverso da quello per cui sono stati eletti sono dichiarati decaduti ed incandidabili”. E’ il disegno di legge costituzionale presentato al Senato il 23 marzo 2017 a prima firma dell’attuale capo politico di M5s Vito Crimi e siglato da tutto il gruppo parlamentare. Ma si sa: in politica elettori ed eletti hanno la memoria cortissima e la necessità del momento in molti casi finisce per fare a pugni con la coerenza. Vale per tutti, anche per i soliti duri e puri, che dall’opposizione predicano bene, una volta nella stanza dei bottoni razzolano male. O meglio, si scontrano con la realtà. Chiudo questa breve riflessione schierandomi al fianco della Costituzione. Meno la si tocca, meglio è per la democrazia. Nel caso particolare – al netto di tutte le storture alle quali assistiamo ad ogni legislatura – è impensabile che un parlamentare possa essere vincolato a un partito. Significherebbe dare ancora più potere ai segretari politici, rispetto ai cittadini. Già che servirebbe il telescopio spaziale Hubble per scorgere un parlamentare che pensa con la propria testa. La questione è anche molto pratica. Mi riferisco a situazioni complesse che difficilmente possono essere condivise preventivamente in un programma. Si pensi ad un deputato profondamente contrario alla guerra, che si dovesse trovare (come del resto successo in passato) ad appoggiare una missione della Nato, così come il suo gruppo gli ordinasse. Come potrebbe farlo? Come potrebbe rinunciare ai suoi principi e valori? Di esempi simili se ne potrebbero fare a bizzeffe. E allora perché svendere la propria indipendenza e parlare di cambiare la Costituzione ogni volta che una maggioranza è arrivata alla sua scadenza? Fate pure tutti i giochetti che volete, sostituite presidenti del Consiglio, utilizzate transfughi, ma per favore giù le mani dalla Carta degli italiani.

David Oddone

Rubrica “Qui gatto… ci cova”