San Marino. Transizione energetica “a caso” e “flop” sammarinese della mobilità elettrica. Serve un piano ben definito con azioni sinergiche allo stesso.

Enrico Lazzari

Dal primo gennaio 2023 allo scorso 5 dicembre, soltanto 81 sammarinesi hanno beneficiato del bonus “zero monofase” concesso a chi immatricola un’auto plug-in o elettrica in Repubblica. E’ questo l’unico dato, acquisito grazie alla disponibilità dell’Ufficio Tributario, interpellato in materia.

Possiamo quindi dedurre che fino ad ora, in questo 2023, siano state immatricolate in Repubblica 81 auto fra plug-in (che sarebbero le ibride ricaricabili anche alla spina, denominate PHEV) ed esclusivamente elettriche. Impossibile risalire con certezza al dato delle full-electric, denominate in gergo BEV. Ma proviamoci, utilizzando il rapporto italiano fra le due tipologie di vetture e riportandolo, pari pari, sul Titano. In Italia nello scorso novembre il rapporto fra Phev e Bev è, rispettivamente di 40% contro 60%. Ovvero, ogni sei auto elettriche vendute se ne vendono quattro  plug-in.

Per deduzione, quindi, possiamo ipotizzare che in questo 2023 gli 81 incentivi sammarinesi siano stati destinati a 32 Phev e a 49 auto elettriche, con una media, sempre deducibile di appena cinque nuove full-electric immatricolate ogni mese sul Titano. Una bazzeccola insignificante se consideriamo che le nuove immatricolazioni nello scorso mese di novembre sono state circa 260. Ciò significa che mentre nella vicina Italia le elettriche rappresentano ormai il 4,4% del mercato del nuovo, in Repubblica lo stesso dato si attesta a meno della metà, appena il 2%, decimo più, decimo meno…

L’impossibilità di poter ottenere celermente i dati precisi sulle nuove immatricolazioni divise per tipologia di alimentazione, conferma in maniera inappellabile la scarsa attenzione che governo e politica tutta (non ricordo azioni portate dalla minoranza consigliare in tal senso) stanno riservando ad un comparto (quello della mobilità) che è decisivo innovare pensando ad una transizione energetica ben calibrata e pianificata, capace di portare benefici tangibili in materia di tutela ambientale e della salute e, al tempo stesso, in maniera economicamente sostenibile.

Infatti, se il “legislatore”, se il “tecnico” non può disporre automaticamente dei dati più aggiornati e relativi al comparto in cui si prefigge di intervenire, come può calibrare o ricalibrare i singoli interventi per determinare il raggiungimento dell’obiettivo che si è prefissato? Non può… Ma, alla luce della situazione, sono propenso a credere che un obiettivo in tal senso nessuno, in Repubblica, se lo sia neppure prefissato.

Sono solito criticare i partiti di opposizione per le strumentalizzazioni e il populismo che spesso caratterizza le loro azioni o battaglie politiche… Oggi, la stessa critica mi sento di riservarla al governo e alla maggioranza: gli incentivi sulle auto elettriche sono stati predisposti perchè l’Italia li aveva o per dare un’immagine (solo immagine) di un governo sensibile ai temi ambientali oppure per realmente favorire la diffusione di auto elettriche sul Titano e quindi dare un concreto contributo alla transizione energetica di cui tutti, oggi più che mai, si riempiono la bocca senza, però, mettere in campo provvedimenti propri di una strategia globale? Propendo per la prima ipotesi…

Del resto, possibile che nelle stanze dei bottoni nessuno si sia reso conto che l’ostacolo più grande alla diffusione della mobilità a emissioni zero sia la disinformazione imperante e che la fa oggi da padrona? Ho condiviso, ieri, il ragionamento che avevo fatto su queste stesse pagine elettroniche (leggi qui)… Ho notato interesse nei sammarinesi ma, in fondo, la discussione che si è generata ha confermato inappellabilmente che pregi e difetti dell’auto elettrica non sono noti ai più.

Come può diffondersi la mobilità elettrica in un Paese dove i più credono che “ogni sei o sette anni bisogna cambiare le batterie e costano più o meno come comprare un auto nuova”, quando ogni batteria è oggi garantita almeno 7 anni, la sua durata non è legata ai cicli di ricarica (quindi ai km percorsi) e non all’anzianità (esistono oggi sul mercato dell’usato Tesla Model S con 600mila km e batterie certificate a 88% della loro efficienza); o che “le batterie delle auto elettriche con il freddo si scaricano e rimani fermo in mezzo alla neve”, quando la perdita di carica o il consumo a vettura spenta di una elettrica è pari a praticamente zero (eccezione per qualche watt assorbito da Tesla dal suo sistema “sentinella” sempre attivo di default, ma disattivabile) e comunque impercettibile e l’assorbimento del sistema di riscaldamento o condizionamento è nell’ordine dei 0,7kw ogni ora nelle peggiori delle ipotesi delle nuove vetture dotate di pompa di calore, quando una termica consuma mediamente 0,8 litri/ora restando accesa al minimo (per garantire condizionamento o riscaldamento)? Quante ore si può restare bloccati nella neve con una batteria da 50kwh (quindi piccola) carica appena al suo 20%? Oltre 24 ore!

Se, come dimostrato sopra, il sammarinese medio è convinto che la mobilità elettrica sia il peggio del peggio, come è possibile conseguire risultati nella riduzione delle emissioni e, quindi, nell’affermazione e nello sviluppo del comparto finalizzato ad una seria e concreta transizione energetica?

Difficile pretendere misure e azioni serie in questo ultimo stralcio di legislatura. La speranza è che un preciso piano globale sulla transizione energetica sammarinese (efficace e sostenibile, concreta, razionale e non fantasiosa come perseguito da qualche nazi-green presente anche sul Titano) sia uno dei punti chiave di ogni programma elettorale e non il solito mezzo per catturare qualche facile consenso…

Enrico Lazzari