Attesissima riunione, oggi in seduta segreta, per la Commissione Affari Esteri, che si aprirà con il riferimento del Segretario di Stato Luca Beccari sullo stato di avanzamento del confronto mirato a definire i termini dell’Accordo di Associazione con l’Unione Europea. Una trattativa in corso da ormai sette anni nei quali tutte le forze politiche dell’arco parlamentare si sono avvicendata in un ruolo di governo. Comprese quelle che, oggi, pur portandolo avanti a suo tempo, cavalcano l’allarmismo che nel mondo economico e produttivo avanza proporzionalmente all’avvicinarsi dell’intesa finale.
Alla base di queste preoccupazioni -oltre alle strumentali prese di posizione pubbliche delle forze politiche di opposizione e dei suoi leader- l’inviolabile segreto che cela ogni aspetto tecnico della stessa trattativa.
Un segreto che certamente cozza con il diritto dei cittadini di sapere e di essere informati, ma che è reso necessario dalla portata del confronto, che va ben oltre i confini nazionali della piccola Repubblica. E, però, un segreto che potremmo definire di Pulcinella, visto che l’Accordo di Associaizone ha gli stessi fini e obiettivi di un’altra intesa già vigente fra l’Unione Europea e tre stati solo geograficamente -ed economicamente (la chiave sta tutta qui)- inseriti nel Vecchio Continente: Norvegia, Islanda e Liechtenstein. I tre stati, come San Marino, Andorra e Monaco -che sono protagonisti di questo tavolo- alla fine arriveranno a stipulare un accordo ispirato a quello vigente fra la stessa Ue con Norvegia, Islanda e Liechtenstein.
Del resto, gli obiettivi sono gli stessi: integrare nel mercato economico europeo, dove le regole le dettano ovviamente i 27 paesi membri, quegli stati geograficamente ed economicamente inseriti nel contesto europeo.
Hanno trovato risposta in questa premessa, quindi, già due aspetti fondamentali necessari a comprendere cosa sia lo stesso accordo di associazione e che fini abbia. Meglio ripeterli per esser certi di aver compreso, vista la complessità per il cittadino comune di comprendere tematiche così tecniche:
l’Accordo di Associazione è un insieme di norme e regolamenti, di disposizioni che mirano, che hanno l’obiettivo di inserire a pieno titolo, uniformando le procedure e la burocrazia, i paesi europei non membri nel mercato economico europeo dominato dall’Unione dei 27, estendendo anche a tutti i paesi “associati” i principi fondamentali di libera circolazione di merci, servizi, persone e capitali.
In concreto, per citare un aspetto che probabilmente presto muterebbe con l’accordo, sparirebbe il famigerato modulo T2, oggi necessario per ogni transazione commerciale che non sia con la vicina Italia. E ciò per affetto di un allineamento di diritti e doveri di San Marino con tutti gli altri paesi del mercato economico europeo. Una transazione fra San Marino e un qualunque paese dell’Unione Europea, quindi, sarebbe tecnicamente identica a quella fra paesi Ue.
Ben inteso, non è scontato che accada, ma è uno di quegli aspetti che San Marino mira, con concrete possibilità, ad ottenere
Questo l’aspetto positivo… Non mancheranno, ovviamente, si presume, rinunce di “sovranità” economica, che San Marino dovrà concedere alla controparte in un confronto -a dire il vero- impari. Se il tavolo del confronto fosse un ring, Luca Beccari avrebbe oggi di fronte Mike Tyson…
Del resto, l’Unione Europea può fare a meno di San Marino, di Andorra e di Monaco, ma nessuno di questi, al momento, ha una economia che può fare a meno del mercato europeo.
Non è un caso che nessuna forza politica parlamentare, pur consapevole dello scarsissimo margine di trattativa, quando poteva trovandosi al governo del Paese, abbia affossato o bistrattato questo confronto, presentandolo anzi come necessario. E non è un caso che alle mille critiche levatasi oggi dai partiti di opposizione non sia mai seguita una proposta alternativa o un invito a far saltare il tavolo, come peraltro fece la Svizzera più di un anno fa.
Per meglio comprendere -nonostante l’inviolabile segreto- quali siano i singoli punti sul tavolo del confronto, c’è un’ampia e attenta “ricerca comparata” sugli “Accordi di associazione dell’Ue con gli stati terzi”, pubblicata da Maria Giacomini sul sito dell’Università.
Da questa si evince che su alcune tematiche non c’è margine di trattativa per San Marino che dovrà limitarsi ad accettare i “dictat” dell’Ue, visto che sono presenti in tutti precedenti accordi già stipulati, ad eccezione di quelli vigenti con Svizzera e Inghilterra, recentemente uscita dall’Unione.
San Marino dovrà quindi accettare quasi sicuramente, le linee di Ue in materia di trasparenza fiscale e cooperazione finanziaria, ambiente, proprietà intellettuale, pari opportunità su appalti pubblici, aiuti di stato, concorrenza, sicurezza sociale, energia, agricoltura, protezione dei dati e privacy, ricerca e sviluppo…
Solo su tematiche attinenti le peculiarità della piccola Repubblica ci sarà margine di trattativa. Ad esempio, come già nel caso dell’accordo stipulato dal Liechtenstein, sulla libera circolazione delle persone, perchè è ovvio che se 200.000 persone migrano da Francia a Italia è diverso dal fatto che queste stesse persone possano migrare dall’Italia alla piccola San Marino…
Quindi, nonostante il segreto inviolabile, appare chiaro fin da ora che quella che viene definita trattativa sia, in realtà, e non potrebbe essere altrimenti, un insieme di condizioni dettate dall’Ue per aprire anche a San Marino il suo mercato. Una sorta di “prendere o lasciare” dove l’unica opzione percorribile per l’economia sammarinese è la prima.
Piaccia o non piaccia è così… E chi oggi punta l’indice verso gli avversari politici, forse, è l’unico che poteva, quando era al governo, creare le condizioni perchè questa non gratificante situazione non si presentasse, in questi termini, oggi.
Enrico Lazzari