Il 23 ottobre 2016 è forse una di quelle date che ormai non ci dicono più nulla. Solo scuotendo un po’ la nostra memoria ritroviamo il sorriso di padre Marcellino, il sammarinese che amava l’Africa e che ai suoi bambini, gli ultimi del mondo, dedicò la vita intera. Morì all’età di 86 anni all’alba di un giorno nel quale ricorreva la 90esima giornata mondiale delle missioni. Un giorno in cui Papa Francesco aveva ammonito i suoi fedeli con queste parole: “Ovunque siate non costruite mai muri o frontiere ma piazze e ospedali da campo”. Padre Marcellino che si trovava in Congo dal 1968 presso la sua missione pensò bene che per costruire ponti occorreva prima di tutto costruire scuole. Da un lato infatti aveva toccato con mano come con il ‘poco’ di materiale che riusciva a garantire ai ‘suoi bambini’ illuminasse i loro visi di una splendida gratitudine, dall’altro sentiva forte il desiderio di regalar loro il bene più prezioso, quello che solo la cultura, che è felicità all’ennesima potenza, può regalare.
Per dirlo con le parole di Paola Mastrocola: “È per questo che vorrei che tutti ancora studiassero, soprattutto le cose difficili. Per la soddisfazione di sé che si prova. Per quella felicità mentale, interna, solo nostra, mentale perché attiene in modo specifico al funzionamento particolare della nostra mente: come se sentissimo gli ingranaggi cerebrali lavorare, ne avvertissimo lo sfrigolio meccanico, perfino l’odore un po’ ferrigno e oliato. Una specie di gusto fisico di quell’ingegno, o meglio marchingegno, che ci portiamo dentro”. La ‘sua’ scuola ad oggi deve ancora essere terminata ma il suo progetto padre Marcellino lo ha portato avanti fino in fondo, lavorando per realizzarlo fino all’ultimo giorno. Lo avevano definito il leone africano perché nonostante fosse cagionevole e malato, ha sfidato pure la malaria, è stato sempre in prima linea nel lavoro i cui frutti hanno garantito il futuro di molti. Il Congo del resto non è San Marino, nulla vi si trovava e vi si trova a portata di mano, tranne l’amore che padre Marcellino ha colto in abbondanza senza per questo privare della sua eredità coloro che lo amavano. Chi ricorda il triste anniversario di padre Marcellino con molta commozione è il sammarinese Marino Pelliccioni che di fatto ne ha raccolto il testimone. “Il complesso scolastico Le Buissonet (foto) – ha raccontato – che sorge su di una area di 10.000metri vede ancora la scuola secondaria incompiuta. Ciò è dovuto al fatto che il governatore Moise è stato deposto e il Nostro Marcellino ci ha lasciati. Spetta a noi tentare di ultimarla”. E ancora: “Sono spesso in Africa durante l’inverno raccolgo quel che altrimenti verrebbe gettato via e invece è molto utile a chi purtroppo non ha le nostre stesse possibilità. In quei luoghi non è solo la povertà a colpire, c’è qualcosa di più terribile di cui purtroppo non abbiamo ancora la consapevolezza nonostante le colpe di ciò che accade alberghino tra noi occidentali. Stanno in Africa le miniere dalle quali vengono le materie prime per costruire i cellulari che teniamo sempre in tasca. In realtà non son miniere ma piccole gallerie costruite in gran fretta per spendere poco. Un ricercatore che frequenta la nostra missione ha raccontato di aver dedicato una tesi a questo argomento e che per reperire le informazioni ha dovuto rischiare molto. Pare infatti che per le miniere abbiano la precedenza i bambini orfani, la facciata vuole che vengano messi in condizioni di guadagnare soldi per mantenersi, in realtà viene dato loro pochissimo e la scelta ricade sugli orfani perché come spesso accade, se le gallerie crollano, nessuno li cerca”. Poi con la voce rotta dall’emozione: “non riesco a proseguire, c’è tanto lavoro da fare, son certo che Padre Marcellino sorvegli quei piccoli angeli anche da lassù”.
Repubblica Sm