
“Siediti qua, ti faccio fare il caffè!”… E, di fronte a quel caffè, dopo la rituale “stretta di mano” -gesto per me, all’epoca neppure trentenne, che appariva così “superato” e “vecchio”- si parlava di tutto. Del mio lavoro e quindi dell’informazione, delle disavventure del socialista dei socialisti italiani, della grande difficoltà di tenere insieme, sul Titano, le forze socialiste con quelle socialdemocratiche, dell’affarismo che avrebbe distrutto la politica, della qualità del turismo, del, per lui, preoccupante “avanzare delle destre”, del mio attivismo politico in Alleanza Nazionale e della mia candidatura, alle provinciali pesaresi e regionali marchigiane… Il tutto con due visioni contrapposte: la sua, socialista, la mia, liberale che guardava a destra…
Non mancava mai un suo sfogo sulla difficile situazione interna al Partito Socialista. “Però non scriverlo”, mi raccomandava. E non lo scrissi. Mai, perchè la sua fiducia e la sua lealtà non potevano essere tradite!
Furono confronti pacati ma decisi. Sempre! Mai uno screzio. Mai uno scontro, neppure quando la mia “penna” partoriva articoli o commenti secondo lui ingenerosi, talvolta pretestuosi contro quell’ideologia o quella politica di cui era -mi si permetta la forzatura- “innamorato”.
Tre anni fa, il 5 giugno del 2019, ci lasciava Marino Venturini. E’ una delle poche figure che ho incrociato nel mio cammino professionale sammarinese che non potrò dimenticare mai.
Quei caffè pomeridiani presi nella sede di Borgo Maggiore del Partito Socialista mi hanno fatto crescere tanto. Mi hanno aperto ad una visione della politica diversa, per certi versi “pura”. Anche se, purtroppo, propria solo degli ingenui, dei sognatori…
Era un sognatore Marino. Lo era da giovane e lo è rimasto da “grande”. Ma era un attivista puro, “candido” come solo i bimbi possono essere. Instancabile, alimentato nella sua azione da un combustibile inesauribile: la passione e la convinzione delle sue idee.
Il tutto “accompagnato” da modi gentili che evidenziavano un profondo rispetto, sempre, degli altri. Delle altre idee, delle altre ideologie, purchè democratiche e seppure “sbagliate”.
Non poteva, Marino, avere nemici. Ma di avversari sì, ne aveva tanti, anche all’interno del suo PSS, perchè “bisogna essere socialisti, non basta dichiararsi tali”. Lo preoccupava -e visto l’epilogo direi a ragione- la degenerazione affaristica di quella che doveva essere e restare una missione improntata all’altruismo, al servizio alla comunità, soprattutto dopo l’unione con gli ex comunisti avviati verso una visione del mondo meno rivoluzionaria e più socialista. Ma anche coloro che individuava come “affaristi della politica” non erano suoi nemici, seppure minacciassero la stessa esistenza della “sua” politica, erano avversari da combattere, con decisione ma senza “guerre” che potessero minare la fragile unità della frammentazione socialista…
Marino, con la sua passione disinteressata e instancabile, era la massima espressione della politica sana e socialista biancazzurra.
Merita, il suo essere come era, un gesto simbolico da chi, ancora oggi, sogna il superamento della diaspora socialista. Vadano, tutti i socialisti veri sammarinesi, a depositare un garofano rosso sul giaciglio in cui riposa.
Il resto, per riunire il socialismo sotto un’unica bandiera, ne sono certo, lo farà lui.. Da lassù, al fianco -come ricordava via social Francesco Morganti- di colui che “è stato il primo numero dell’Avanti, quotidiano socialista nato, non a caso, il 25 dicembre…”.
Enrico Lazzari