Negli ultimi tempi la situazione in Afghanistan è cambiata velocemente: il ritiro delle truppe Usa, la corsa dei talebani a conquistare città per città, la presa della capitale Kabul e l’abbandono del presidente Ghani.
Il 15 agosto la capitolazione totale, dopo una guerra lampo, che nessuno si aspettava. Diverse ambasciate sono state evacuate (ma non quella russa), i diplomatici sono stati trasferiti nei loro paesi di origine, alcuni collaboratori sono riusciti a partire, altri sono morti. A difendere l’aeroporto della capitale i soldati americani rimasti in Afghanistan.
La parola “talebano” in pashtu significa “studente” o “ricercatore”. Il movimento, nato nei primi anni ’90 nelle scuole islamiche in Pakistan, ha condotto per decenni una campagna terroristico-militare contro la democratica Repubblica Islamica dell’Afghanistan. Secondo le stime della NATO, i Talebani hanno attualmente circa 85.000 combattenti.
Secondo gli esperti, i Talebani sono finanziati dall’Arabia Saudita. Il loro obiettivo è una forma rigorosa di Islam sunnita con una rigida applicazione della Sharia, la legge islamica. Questo include esecuzioni pubbliche e praticamente nessun diritto per le donne, a cui non è permesso lavorare, né fare molte altre cose. I talebani rifiutano le elezioni e le strutture democratiche. Gli afghani che hanno lavorato per ambasciate, eserciti e media occidentali sono considerati traditori e temono per la loro vita.
C’è il fondato timore di tornare 20 anni indietro, quando la televisione, la musica e il cinema furono vietati. Le ragazze potevano andare a scuola solo fino all’età di 10 anni, era diffuso il fenomeno delle spose bambine, le donne non potevano uscire in strada da sole, neppure coperte con il burqa. Recluse e invisibili.
La loro fulminea conquista coincide con la fine della ventennale operazione militare americana, successiva agli attentati terroristici dell’11 settembre 2001. Due decenni segnati da un iniziale successo delle truppe occidentali, poi degenerato in un logorio che ha portato alla decisione della Casa Bianca di ritirare le proprie forze dal territorio.
Per la guerra afghana, tra le più costose mai portate avanti nell’era contemporanea, gli Usa hanno speso 1 trilione di dollari, il Regno Unito 30 miliardi, la Germania 19 e l’Italia 8,7.
Ecco come si è passati dalla “War on terror” lanciata da George W. Bush nel 2001, dopo l’attentato alle Torri Gemelle, alla nascita dell’Emirato islamico dell’Afghanistan di oggi.
Chi ha sbagliato? Il dito è puntato contro l’America del presidente Biden, ma come dice la Merkel: hanno sbagliato tutti. È stato un errore ritenere che le forze afghane potessero opporre resistenza ai talebani, ma soprattutto che si potesse esportare la democrazia. Oggi si vedono i risultati e i media internazionali scrivono commenti durissimi.
Cosa succederà? Il presidente Ghani fuggito in Uzbekistan. All’orizzonte un governo di transizione “pacifica” ma i civili scappano e le donne tremano. Kabul è immediatamente finita nel caos con le strade bloccate per la popolazione in fuga, sparatorie segnalate in città e l’aeroporto sotto tiro. L’ipotesi circolata in un primo momento di un governo di transizione con a capo l’ex ministro dell’Interno Ali Ahmad Jalali è subito evaporata con l’occupazione del palazzo presidenziale.
Il portavoce dei talebani ha affermato che il nuovo Emirato islamico sarà rispettoso dei diritti delle donne e sarà consentito loro l’accesso all’istruzione. Il gruppo ha affermato di essere cambiato e che consentirà alle donne di lavorare, andare a scuola, uscire di casa da sole e indossare l’hijab. In questi 20 anni, i talebani hanno imparato ad apprezzare la tecnologia cinese: telefonini, pc, televisione. Difficile immaginare ora l’uso che ne faranno.
Gli analisti politici restano tuttavia poco convinti di questo cambiamento poiché i talebani proprio nell’annunciare il nuovo governo hanno specificato come il nuovo Emirato sarà una teocrazia islamica, rispettosa dei diritti e della temperanza. Un atteggiamento governativo molto più aperto, ma tutto da dimostrare. E la rigida interpretazione dell’Islam vede le donne come “merce”.
Al momento non si vede come la comunità internazionale potrà dare un’apertura di credito ai talebani o intervenire per cambiare questa nuova pagina di storia triste. Un dato sembra certo: non c’è paese occidentale che, d’ora in avanti, potrà dirsi immune dal rischio di nuovi, terribili attentati terroristici.
a/f