E se davvero tornasse il mitico trenino biancoazzurro? Sicuramente sarà più moderno, più comodo, ma altrettanto affascinante. Il recente incontro a Roma interministeriale, con la presenza di una delegazione di ATBA, rende la possibilità un po’ più concreta. Forse.
Le esperienze passate portano sempre un po’ di disincanto. E spieghiamo il perché. Si era parlato finora del ripristino della tratta Borgo Città, per finalità turistiche, culturali, ambientali ed economiche. Ma anche perché il suo tracciato è quasi completo, basta ricostruire alcuni tratti che si sono persi ad esempio con la realizzazione di via Bonaparte. Uno dei problemi forse più seri è la cosiddetta galleria dei pipistrelli, sotto le Piagge. Tra l’altro qui hanno trovato dimora anche specie rare, come il geotritone. I pipistrelli invece hanno costituito una colonia importante, si dice di cica cinque mila elementi. Trovare una soluzione non è impossibile, e fra poco sarà comunque improrogabile perché la galleria ha bisogno di manutenzione. Gli accumuli di guano e le infiltrazioni idriche ne stanno minando le pareti e il soffitto.
Insomma, criticità superabili, fattibilità praticamente assicurata, investimento importante ma non stratosferico, tempi di realizzo contenuti.
A Roma invece si è pensato molto più alla grande, cioè al ripristino dell’intero tracciato Rimini – San Marino, ciascuno dei due Stati per la sua parte di competenza: 12,30 chilometri in Italia, 19,81 a San Marino. Circa 32 chilometri in totale. Non parliamo del tratto italiano a cui sono altri a dover pensare. La parte sammarinese è già abbastanza complicata di suo. Primo: il tracciato in molte parti è inesistente, in alcuni casi è stato occupato da insediamenti immobiliari, nella galleria di Borgo (vicino al bocciodromo) c’è addirittura un plinto che passa in mezzo, altre gallerie sono chiuse.
In ogni caso, la moderna tecnologia ferroviaria ha bisogno di altri spazi e di altre strumentazioni. Occorrerà quindi una progettazione ingegneristica e tecnologica di altissimo livello, oltre che una serie infinita di autorizzazioni e permessi, o addirittura espropri, perché in 70 anni la conformazione urbanistica locale è cambiata moltissimo. A meno che si pensi a ad una sopraelevata!
Non parliamo di tempi (quasi impossibili da prevedere) e di costi, che potrebbero raggiungere livelli stratosferici. Se il tratto Borgo – Città, tre chilometri e mezzo, con difficoltà agevolmente superabili, potrebbe costare una ventina di milioni, con tanto di stazione ferroviaria in Città e un piccolo museo del vecchio trenino, tutto il resto della linea potrebbe costare qualche centinaio di milioni.
I casi sono due: o si trova un finanziatore privato con cui accordarsi per la gestione per un congruo numero di anni; oppure bisogna rivolgersi al bilancio dello Stato. E in questo caso sappiamo che le possibilità sono davvero nulle.
E poi l’Italia, nel frattempo cosa fa? San Marino procede alla progettazione, magari per indurre l’Italia a seguire la stessa strada, poi cambiano i governi, gli orientamenti e le simpatie. Nel volgere di una settimana, è già cambiato tutto l’assetto politico. I progetti si bloccano e i milioni spesi non li restituisce nessuno. Abbiamo già visto il progetto di Ligato, nel 1988, sfumato come neve al sole. No grazie. Ne abbiamo avuto abbastanza.
E se per il momento ci fermassimo a pensare solo al tratto Borgo –Città? Stare coi piedi per terra, di solito evita brutte cadute.
a/f