Se ne parla sempre più spesso. Dopo gli incontri a Roma e gli annunci del Segretario Pedini, anche nella conferenza stampa del Congresso di Stato, martedì mattina, il Segretario Canti ha parlato del trenino come mezzo di collegamento da Borgo a Città, a seguito dei nuovi parcheggi alla Baldasserona.
Vivacissimo il confronto di idee sui social, perché accanto al sogno di un ripristino dell’ultimo tratto della linea ferroviaria, o magari l’intero tratto, c’è invece chi auspica la realizzazione di una pista ciclabile sfruttando lo stesso tracciato. Vediamo di sintetizzare le diverse posizioni, senza fare torto a nessuno.
Sul fronte della ciclabile, per altro caldeggiato anche dalla Giunta di Città, si pongono tutti coloro che individuano nella mobilità su due ruote la possibilità di realizzare spazi di condivisione per le famiglie, i bambini e gli anziani, visto che con le bici elettriche si può affrontare agevolmente anche la salita e pensare quindi ad una vacanza low cost tutta green. Stesso ragionamento per quanto riguarda progettazione e costruzione, perché evidentemente una pista ciclabile costa molto meno di una linea ferroviaria e ha un minore impatto ambientale. Tra l’altro, in questo senso va anche un’istanza d’arengo approvata dal Consiglio Grande e Generale.
I sostenitori del trenino ovviamente non sono d’accordo, bollando questa idea minimale, una sorta di “giochino per turisti” che non risolve i problemi di mobilità della Repubblica. Assolutamente inutile in caso di cattivo tempo. Invece, un trenino (col diminutivo, ma non in senso dispregiativo) potrebbe diventare un agevole mezzo di trasporto anche per i residenti, che così potrebbero lasciare la macchina a casa. Visto il caro carburanti, non sarebbe davvero una brutta idea.
Per i turisti, poi, sarebbe una grande attrazione, considerato il successo che hanno tuttora i trenini storici. Ce ne sono oltre una decina, dalla Transiberiana d’Italia al Barbagia Express, gettonatissimi da grandi e piccini, perché propongono attrazioni, fermate gastronomiche e paesaggi mozzafiato.
In mezzo, c’è però il problema dell’Italia, visto che metà della tratta si snoda su territorio italiano. Ci sono promesse e dichiarazioni di intenzioni da parte di un governo che ormai ha un mese di vita o poco più, senza vincoli per il prossimo. Il quale avrà ben altre gatte da pelare che il trenino da Rimini a Cerasolo. Eppure, molti sono convinti che una volta realizzata la tratta sammarinese, sarebbe conveniente anche per l’Italia mettere mano all’altro pezzo.
C’è anche chi teme la reazione dei commercianti, che sono sempre stati una lobby molto potente e se qualcuno di loro dovesse sentirsi escluso da questo nuovo progetto, potrebbe mettere il bastone fra le ruote. In senso reale, non metaforico.
Eppure, proprio il commercio turistico (tutto) sarebbe molto avvantaggiato dal trenino. Intanto perché si andrebbe a creare una sorta di anello tra arrivi e partenze dei flussi, per cui nessuna zona del centro storico rimarrebbe fuori. Ad esempio: salita col trenino e discesa in funivia, o viceversa. Quando c’è molta gente (pensiamo agli anni Sessanta, Settanta, Ottanta), c’è lavoro per tutti. Inoltre, senza le macchine ad ingombrare vaste aree del centro storico, si possono allestire molti nuovi spazi di intrattenimento, attrazione, condivisione.
C’è infine una terza corrente di pensiero, che non esclude né l’una cosa, né l’altra perché San Marino ha bisogno di mobilità sostenibile, di affrancarsi dallo strapotere delle automobili e di investimenti nel settore del trasporto pubblico, trascurato da troppo tempo. In poche parole, una pista ciclabile e una via ferroviaria possono benissimo convivere e affiancarsi. Insomma, due infrastrutture adiacenti a trarre beneficio l’una dall’altra.
A questo punto, il pallino è tutto nelle mani della politica, che deve solo decidere e relazionarsi con tecnici ed esperti per individuare la scelta migliore. Se l’idea sul tavolo è davvero buona, non dovrebbe essere difficile trovare degli investitori, seri e competenti, in grado di dare concretezza al progetto. Se no, il rischio è che il trenino di San Marino diventi come il Ponte sullo Stretto, un tormentone che si ripresenta puntuale a tutte le elezioni e che ormai è diventato quasi una barzelletta.
a/f