San Marino. Tribunale: Gran Casino (tra il serio e il faceto) … dell’avv. Luigi Lonfernini

Avv. Luigi Lonfernini
E’ l’opinione che si è fatta la nostra Gente seguendo le notizie non solo giornalistiche ma anche le cronache consiliari relative alle vicende del Tribunale.
E’ bene precisare che il termine “casino“, senza accento, è una metafora che viene usata per indicare un luogo, una società, una comunità priva di una organizzazione, mentre il riferimento alle cosi dette “case chiuse “ di antica memoria è improprio in quanto erano luoghi ben attrezzati, organizzati e controllati.
Da tempo il nostro piccolo Tribunale è al centro di contrasti, anche aspri, sia al suo interno sia nei riguardi della politica in generale.
Si è voluto organizzare il cosidetto terzo potere prendendo come esempio le situazioni che si verificano negli Stati occidentali liberal – democratici o per meglio dire scimmiottando istituti che nella nostra realtà non hanno alcun senso pratico e nemmeno istituzionale e mi spiego: l’Arengo dei Capi Famiglia, organo istituzionale, presente all’origine della nostra vicenda storica, ha trasferito con lo Statuto del 1600, tutti i poteri rappresentativi al Consiglio Grande e Generale (già Principe e Sovrano ) per cui, questo, era e rimane il centro dell’azione politico – amministrativa in senso ampio, unitamente al Capitani Reggenti; il Congresso di Stato e l’Organo giudiziario sono organi delegati per cui rispondono direttamente al Consiglio e, quindi, essendo organi delegati, in qualsiasi momento la delega può essere ritirata, modificata, integrata.
E’ assurdo ritenere che nel nostro impianto istituzionale esistano organi sovrani, autonomi ed indipendenti: tra l’altro il Consiglio Grande e Generale è l’unico organo elettivo: eletto dal Popolo.
Il Tribunale è parte dell’organizzazione statale, è un Ufficio dello Stato, con compiti particolari e la sua indipendenza ed autonomia si esaurisce nel garantire ai Magistrati di espletare la loro attività con professionalità, vincolati solamente al rispetto della legge.
Come ogni altro Ufficio deve avere un Dirigente che, proprio per la particolare e delicata attività, che, tra l’altro, coinvolge in maniera diretta i cittadini, deve essere nominato dal Consiglio Grande e Generale, e come ogni Dirigente deve organizzare i singoli Uffici, controllando anche la professionalità di coloro che sono inseriti nella struttura.
E’ fuori da ogni realtà istituzionale ritenere che esista un autogoverno della Magistratura in un Paese delle nostre dimensioni, scollegato dall’unico organo elettivo e rappresentativo: Consiglio Grande e Generale.
Stati ben più grandi realizzano la separazione dei poteri adeguandoli alla loro realtà statuale.
Ora come è possibile porre fine al gran casino? Ritornando alle origini della nostra vicenda statuale, riformando l’Ufficio del Tribunale nella sua organizzazione interna, adeguandola alle esigenze di un Paese di 30 mila abitanti, rinnovando eventualmente l’attuale dirigenza rivedendo tutta la legislazione in essere.
Un’ultima riflessione: parte dei Magistrati hanno ritenuto opportuno ricorrere al Consiglio d’Europa; come cittadino mi
chiedo: la Repubblica da anni, tenta di trovare una via per “aggregarsi“ all’Unione Europea. I signori di Bruxelles, che
dovranno decidere, si interrogheranno: “come sono casinari questi quattro gatti”. Il ricorso certamente non gioverà al nostro Segretario di Stato per gli Affari Esteri nella trattativa con l’Europa (ottimo servizio !).
Avvocato Luigi Lonfernini,
pubblicato il 24 luglio 2020 su RepubblicaSM