“Sarebbe il caso di smettere di pubblicare le cose su GiornaleSm…”. Sembra essere questa la preoccupazione maggiore dei “tecnici” di Banca Centrale, o, meglio, sembra esserlo sulla base delle parole (clicca qui per ascoltarlo) di Sean Filipin, lo “sventurato” protagonista della ormai nota questione conseguente la sua decisione di investire sul Titano rilevando la RAS srl.
Non sto a ripercorrere la vicenda, ogni lettore di GiornaleSm la conosce certamente (comunque puoi trovare cliccando qui tutti gli articoli pubblicati fino ad ora), ma intendo evidenziare come vicende come questa, a prescindere da chi abbia torto o ragione, abbiano conseguenze pesantissime, oltre confine, sull’immagine della Repubblica di San Marino. Oltre quel confine dove San Marino è obbligato a rivolgersi nella ricerca di quegli investimenti indispensabili per il rilancio della sua economia e la definizione di un solido e nuovo “Sistema San Marino”.
Ripercorrendo la vicenda -e unendo a questa le vicissitudini di altri “non sammarinesi” che hanno deciso di investire sul Titano- si ha l’impressione che il Diritto sammarinese sia, come dire, un Diritto “elastico”, “plasmabile”, in funzione dell’essere sammarinesi o stranieri. Ben inteso, parlo di impressione che si insinua nell’osservatore… Ma tanto basta per determinare ricadute pesanti sull’economia sammarinese, oggi quanto mai in crisi nonostante le -per certi versi- rassicuranti conclusioni del Fondo Monetario Internazionale.
In quale altro stato del mondo, centro Africa compreso, qualcuno può ritrovarsi senza la società acquistata nel rispetto dell’iter imposto dalla normativa, con tanto di atto notarile? Credo in nessuno… Eppure, qualcosa di simile a Sean Filipin è accaduto. E dove? A San Marino…
Chi, dalla vicina Italia o da qualunque altra parte del mondo, porterebbe i suoi capitali in Repubblica se a conoscenza dell’“odissea” dell’agente assicurativo italiano che decise di investire 500mila euro nell’acquisto della sammarinese RAS srl? Nessuno… Non è un caso, quindi, che le casse pubbliche “piangano miseria”.
Eppure, da anni, prima con i crack bancari e con “creativi” sequestri giudiziari di capitali “in fuga”, poi con iter autorizzativi interminabili e con l’impossibilità per un investitore estero di dotare la sua attività economica sammarinese di un conto bancario (un problema enorme tuttora presente, come denunciò pochi mesi fa anche l’Avv. Luca Della Balda), San Marino sembra fare di tutto per allontanare gli investitori stranieri.
Un certo protezionismo, specie per una realtà piccola come la Repubblica, è indispensabile… Ma si deve sempre restare nell’ambito del Diritto. Poi, vien da chiedersi, cosa ha oggi da proteggere il Titano se non le sue casse pubbliche sempre più vuote?
L’economia biancazzurra non può prescindere dagli investimenti esteri, credo possiamo essere tutti d’accordo su ciò. Ma come può attrarli se tutte le istituzioni, sinergicamente, dalle banche al tribunale, dalla politica agli enti di certificazione e vigilanza, non si pongono la priorità chiara della tutela, più che dell’amico sammarinese o dei suoi interessi, dell’investimento e dell’investitore?
“Sarebbe il caso di smettere di pubblicare le cose su GiornaleSm…”. No, sarebbe il caso di vigilare e operare, va rammentato a Banca Centrale (ma a tanti altri organismi in altri casi), affinchè simili deleterie situazioni non si creino. Non è l’informazione a delegittimare la Repubblica presso gli investitori esteri, ma chi -in posti chiave- eventualmente non adempie con efficacia e serietà ai suoi compiti e al suo mandato.
Enrico Lazzari