San Marino. Troppi galli nel pollaio e nessun leader all’orizzonte a costruire l’alternativa politica … di Alberto Forcellini

La campagna elettorale comincia il giorno dopo delle elezioni. Così pontificava un politico di lungo corso nel pieno della sua carriera. Ma era il modo di fare politica di tanto tempo fa. Oggi, a due anni (diciamo uno e mezzo) dalle elezioni, con tutti che sembrano fare a gara a chi corre per primo, o a chi corre di più, si rischia che venga a meno il fiato. C’è troppa strada da fare. E troppe incognite si muovono sotto la cenere. Ma guardate bene: quelli che attaccano le finanze e il debito pubblico, sono gli stessi che hanno lasciato un buco miliardario. Quelli che attaccano la giustizia, sono quelli che l’avevano distrutta. Quelli che attaccano la Sanità, sono gli stessi che l’hanno sfasciata con il loro nulla cosmico. Ci si può fidare di questa gente?

I dissensi in casa DC. Ci sono sempre stati perché le anime (o le correnti) sono tante e non c’è un vero leader, cioè un personaggio in grado di catalizzare intorno a sé voti e consensi. Praticamente ognuno corre per sé, anche se tutti sotto la stessa bandiera, e vuole mantenere le cose come sono. Per questo è così difficile fare le riforme ed è molto più facile fare i dispetti gli uni contro gli altri. Impresa ardua per il segretario Giancarlo Venturini, che in vista del congresso deve guardare ad un possibile delfino.

Tra l’altro, pare che sia stata molto ridimensionata la corrente degli “innamorati di AP”, ora RF, viste le recenti vicende giudiziarie che stanno gettando una brutta ombra sulle presunte collusioni dei vertici con gli attuali indagati.

Invece la sinistra prova di nuovo a colmare i dissensi della sua storia per ricomporre le mille scissioni e gli infiniti frazionamenti che ne hanno indebolito l’iniziativa politica, disperdendo voti e consensi.

È in quest’alveo che si muove il PSD ed è in questa cornice che andrebbe collocata la ciambella di salvataggio lanciata da Pedini a Matteo Ciacci. Il condizionale è d’obbligo per diverse ragioni. Primo perché l’iniziativa politica dovrebbe partire dal segretario del partito, non dal figliol prodigo appena rientrato a casa.  Ma Pedini è un protagonista a prescindere. È lui il gallo del pollaio. Non è un caso che ai tempi di MD e Rete, alla vigilia delle passate elezioni, si ruppe il sodalizio perché due galli non potevano convivere nello stesso pollaio.

Ma Ciacci è un altro galletto, che non sopporta altri pari grado. Quindi, i casi sono due: o si coalizzano rimanendo indipendenti, oppure uno dei due deve cedere il passo. Si sente dire che in casa di Libera non tiri una bella aria… con il rischio di scompigliare l’intero cortile.

Se poi i galli sono tre, come ha fatto intendere Gian Luigi Berti, capogruppo di NPR, allora le cose si complicano e le note ufficiali uscite in questi giorni fanno intendere che il vento potrebbe diventare tempesta.

Veniamo alle altre forze politiche. Di Rete tutti parlano, fanno pronostici, esprimono sentenze, ma in effetti si sa poco e finora in molti hanno sbagliato giudizio proprio perché raccolgono voci qua e là, quasi sempre strumentali. Rete è una forza politica molto strutturata, se vuole può fare la differenza. E dopo tre anni d’inferno, potrebbe sconfiggere molti demoni.

RF gode ancora di qualche vecchio amore e simpatia, ma sempre più sbiadito come abbiamo detto sopra. Tra l’altro, ha brillato solo per un’opposizione astiosa e vendicativa.

Poi ci sono Motus, il PS, Demos, Area Democratica che ancora esiste (entrerà nel PSD?). Sicuramente, qualche altro movimento potrebbe affacciarsi in vista delle elezioni. Il problema vero è che non si vede all’orizzonte nessun personaggio con il calibro dello statista e con la capacità di proiettarsi un passo più in là del proprio naso.

Tutti cercano di scavare nella propria miniera, per trarne il massimo profitto possibile, ma se non si trova un nuovo filone, la miniera di esaurisce. In politica si dice: alternativa. E al momento una vera alternativa di facce, di progetti, di programmi, non si vede. Per questo siamo fermi al gossip, che vuol dire: tiriamo avanti.

La qual cosa non è del tutto negativa, perché dall’inizio degli anni 2000 nessun governo è arrivato alla fine della legislatura. Sono cambiati anche tre governi in un anno. Il record di durata si ebbe a maggio del 2022: il governo cadde dopo due ore dal giuramento. È la maledizione del terzo millennio Ora sappiamo le motivazioni e le cause di quella instabilità. Se questo governo riuscirà a spezzare la maledizione e arrivare fino in fondo, potrebbe essere una buona cosa. Vedremo.

a/f