
Il tribunale di Ferrara ha infatti accolto le istanze di incompetenza territoriale sostenute da gran parte degli oltre 30 indagati, inviando gli atti alla procura di Reggio Emilia per tutto quello che riguarda l’ipotesi di reato di associazione a delinquere, parte principale dell’intera inchiesta. Tra questi anche Ciancimino, il cui legale Roberto D’Agostino ha fatto sapere che in caso di rinvio a giudizio il figlio dell’ex sindaco mafioso di Palermo sarà giudicato dal nuovo tribunale di competenza. Assieme al collaboratore di giustizia, il trasferimento riguarda anche Gianluca Apolloni, Mario Carlomagno, Armando Faini, Ennio Ferracane, Giulio Galletto, Patrizia Ferrari, Walter Lotto, Massimiliano Paletta, Mario Paletta, Elena Pozzati, Sauro Ravani e Paolo Finnifredi.
Restano quindi da giudicare soltanto alcune delle pozioni più marginali per il tribunale di Ferrara. Come quella di Tonino Paletta, che secondo la procura avrebbe messo in atto una sostituzione di persona per riuscire ad aggirare i controlli delle banche sui finanziamenti. Per l’accusa Paletta si sarebbe infatti spacciato per il rappresentante legale di una società di consulenza per non accedere più facilmente all’erogazione del credito. Saranno invece trasferiti a Reggio Emilia gli atti riguardanti Paolo Ravani, titolare della società ferrarese Ravani Acciai, a cui la procura contesta le dichiarazioni fornite all’Agenzia delle Entrate per certificare la regolarità delle proprie mediazioni. “Il giudice ha accolto la nostra richiesta di trasferimento – afferma l’avvocato di Ravani, Alberto Bova – e siamo fiduciosi che il pm di Reggio Emilia deciderà per l’archiviazione delle mostre posizioni: Ravani ha fornito all’Agenzia delle Entrate tutta la documentazione necessaria per effettuare i controlli necessari”.
Secondo le indagini, gli indagati avrebbero utilizzato un giro di società di comodo per fornire una falsa documentazione in base alla quale si dichiaravano esenti Iva le operazioni commerciali effettuate dalle società nel settore dell’acciaio. Le società sarebbero state utilizzate per breve tempo, non più di un anno, per eludere eventuali controlli, ed erano diffuse in diverse regioni (Emilia-Romagna, Veneto, Lombardia, Campania, Calabria, Lazio e San Marino). La compagine si sarebbe adoperata anche per procurarsi credito bancario mediante l’utilizzo di documenti falsi, per poi finanziare l’illecita commercializzazione soprattutto di acciaio.
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