
Cosa confezioneranno “le Iene”, programma più di spettacolo, più di sensazionalismo che di informazione, non è ancora dato a sapere con certezza. Quel che si può anticipare è che la loro troupe è salita sul Titano per acquisire informazioni, o meglio testimonianze dirette, sul comparto economico della vendita di auto usate importante in San Marino e rivendute in Italia.
Scorrendo le cronache recenti, al centro di questa scomoda attenzione potrebbe esserci una vecchia truffa perpetrata da rivenditori italiani che avrebbe interessato circa 1.300 autovetture, acquistate dal medesimo in Unione Europea ma presentate -secondo l’ipotesi degli inquirenti- alla motorizzazione italiana con una documentazione contraffatta, falsa che lasciava intendere la provenienza non dal Paese Ue dove sono state realmente acquistate, ma dalla Repubblica di San Marino. Queste auto, però, sul Titano non sarebbero mai transitate, né mai importate.
Ciò avrebbe permesso una maxi evasione di Iva ai danni del fisco italiano. In tal caso, comunque, non è ascrivibile alcuna responsabilità alla Repubblica di San Marino o a rivenditori di auto sammarinesi, visto che l’import sul Titano, al pari del successivo export in Italia, non sarebbe in realtà mai avvenuto. Di quelle auto, in Repubblica, non esisterebbe alcuna documentazione: la provenienza sammarinese, quindi, sarebbe solo frutto di una contraffazione dei documenti di importazione effettuata dagli indagati.
Proprio questa vicenda, balzata alle cronache recentemente ma risalente ad un paio di anni fa, ha portato Italia e San Marino a perfezionare, rafforzare la relativa documentazione rilasciata dal Titano con un QR code e con un controllo specifico affidato alla motorizzazione incaricata di immatricolare il mezzo in Italia. Oggi, quindi, questa tipologia di truffa -ripeto, dove San Marino non può avere alcuna responsabilità- oggi è assai improbabile se gli addetti delle motorizzazioni italiane eseguono le verifiche incrociate a loro imposte. E diventerà praticamente impossibile se entrerà a regime la modifica proposta dal governo romano di trasferire l’onere dello stesso controllo incrociato dalle motorizzazioni all’Agenzia delle Entrate.
Più probabilmente, quindi, l’attenzione de “Le Iene” potrebbe essere rivolta al mercato attuale delle auto usate di provenienza sammarinese e ad una sorta di elusione fiscale intrinseca nell’operato di alcuni rivenditori italiani con “succursale” in Repubblica. Ma anche in questo caso trovare responsabilità o mancanze degli organismi di controllo sammarinesi, visto il rafforzamento recente delle verifiche incrociate sulla documentazione rilasciata dal Titano e presentata alle motorizzazioni per l’immatricolazione, è impossibile.
Sta all’Italia vigilare affinché il differenziale fiscale fra due realtà, che -non si dimentichi- è proprio anche fra Paesi intra-Ue non essendo l’Iva e la tassazione allineata, non venga sfruttato indebitamente dai suoi cittadini e dalle sue imprese per eludere il fisco italiano. Il Lussemburgo, ad esempio, ha una aliquota Iva standard pari al 16%, il 6% in meno di quella italiana nonostante sua un Paese membro dell’Ue, ma nessuno in Roma credo possa pretendere di imporre allo stesso Lussemburgo un’Iva del 22% per azzerare il rischio di elusione fiscale nell’interscambio con quel Paese.
Mi spiego meglio, con un esempio concreto. PincoPallino Car importa dalla Germania un’Audi Q3 Sportback S-Line, usata e con Iva esposta, pagandola 40mila euro. In tal caso (l’Iva esposta, appunto) paga l’auto al prezzo netto, in esenzione Iva perchè poi versa la Monofase in Repubblica che è pari all’8,5%, ovvero 3.400 euro. Il costo totale del rivenditore sammarinese per quella Q3, quindi, è di 43.400€ (più spese varie come trasporto ecc.).
La stessa auto acquistata da un rivenditore italiano, invece, avrebbe imposto il versamento in Italia del 22% di Iva, ovvero di 8.800 € che avrebbe portato il costo di quella Q3 a 48.800€, ben 5.400€ in più che sul Titano.
Premesso ciò entriamo nel merito della presunta “contesa” che potrebbe aver portato “Le Iene” a San Marino. Una delle piccole nicchie economiche rimaste al Titano è il differenziale fiscale con Italia ed Unione Europea sull’importazione di auto usate: in Repubblica chi importa un usato (si definisce fiscalmente tale un’auto con almeno 6000km e almeno sei mesi dalla sua prima immatricolazione) paga l’8,5% di monofase, quando la stessa auto, se importata in Italia da un Paese extra-Ue o da un Paese UE ma con Iva esposta, pagherebbe il 22% di Iva. Quindi, in forza del relativo accordo bilaterale che esenta dal pagamento dell’Iva l’esportazione di auto usate da San Marino all’Italia, un rivenditore sammarinese ha un costo inferiore del 13,5% rispetto al collega italiano.
Questo differenziale fiscale, negli ultimi 10 anni, avrebbe attirato sul Titano più di un commerciante d’auto da oltre confine e, come in ogni settore, c’è l’imprenditore serio e quello meno serio. E’ di ieri, ad esempio, la notizia di una imponente truffa perpetrata da un albergatore riminese ai danni dei turisti, ma nessuno in Riviera pensa anche lontanamente di revocare o contingentare le licenze alberghiere o di colpevolizzare l’intera categoria. Purtroppo, come scritto ieri (leggi qui), non sembra essere proprio così sul Titano e a farne le spese potrebbero essere quegli operatori seri di un comparto economico che da decenni, proprio grazie al differenziale fiscale in essere, dà tanto alle casse pubbliche e in termini di occupazione.
Certo, fra quelli seri non mancheranno di certo i rivenditori “furbetti”, magari proprietari di concessionarie o rivendite in Italia che usano la “succursale” sammarinese solo per eludere il fisco italiano. Ciò spiegherebbe, del resto, le rivendite semideserte, con pochissime autovetture e magari senza dipendenti che Repubblica Futura, in un intervento e in una interpellanza, ha denunciato esistano. In pratica, queste, più che rivendite sarebbero una sorta di “fatturificio”, dove il rivenditore italiano farebbe solo figurare la sede della vendita che, invece, in realtà, potrebbe avvenire nella sede italiana pur figurando in Repubblica. Da qui la possibile elusione fiscale che, comunque, non avrebbe nulla a che vedere con la mega-truffa smascherata dalla procura di Napoli balzata alla ribalta alle cronache recentemente.
Nessuna distorsione, invece, per quelle rivendite che importano auto sul Titano, le espongono nel loro salone sammarinese e le vendono in in esenzione Iva a normalissimi clienti italiani pagando regolarmente la monofase sammarinese prevista.
La priorità del Titano, ora, in tutela di una delle ultime nicchie economiche che sono rimaste, deve essere quella di compattarsi, dalla maggioranza all’opposizione, dalla sinistra alla destra, a tutela degli operatori seri del settore e della sua “salute” economica, magari rafforzando e automatizzando l’interscambio di informazioni -come fatto fino ad ora- così da rendere sempre più difficile se non impossibile ogni attività distorsiva nel mercato delle automobili usate… Altrimenti, il mercato cosiddetto “parallelo” delle auto morirà in Repubblica, per rinascere con gli stessi rischi di elusione fiscale in un altro paese, magari interno all’Ue come il Lussemburgo, che ha una aliquota Iva più bassa rispetto quella media europea o italiana.
Enrico Lazzari