San Marino. Tutela delle antichita?, “necessaria una nuova legislazione”. L’intervista a Lucia Mazza, Presidente Commissione Monumenti

borgo-maggiore-veduta-aerea-e1415862396579-1024x511Richiesti piu? poteri: “La protezione dei beni culturali non puo? essere garantita dalla semplice burocrazia”.

Ha avuto un ampio eco mediatico la notizia dei ritrovamenti di antichi manufatti duranti gli scavi in Piazza Grande a Borgo Maggiore. Quasi certamente gli scavatori dell’impresa privata addetta a realizzare i nuovi sottoservizi hanno intaccato una ghiacciaia vecchia di 2/300 anni ma nessuno sa cos’altro puo? nascondersi. Un evento che ha scatenato un forte dibattito portando all’attenzione dei sammarinesi un tema troppo spesso ignorato o sottovalutato come quello della tutela delle antichita?. A questo proposito abbiamo intervistato Lucia Mazza, presidente della Commissione per la Conservazione dei Monumenti e degli Oggetti di Antichita? e di Arte, o Ccm.

Presidente, partiamo dall’inizio. Come e? regolamentata a San Marino la tutela dei beni culturali?

“Nel contesto sammarinese la conservazione e la protezione di beni architettonici, artistici, archivistici e archeologici e? attuata attraverso Enti e normative differenti rispetto all’Italia. Si radica nella legge 10 giugno 1919, n. 17 – Tutela e Conservazione dei Monumenti, dei Musei, degli Scavi e degli Oggetti di antichita? e di arte; legge nata allo scopo d’introdurre strumenti utili all’azione di salvaguardia sui beni culturali attraverso l’istituzione di un’apposita Commissione. Con questa legge s’introduce per la prima volta il tema della tutela dei beni culturali nella Repubblica di San Marino. Il parere della Commissione e? d’obbligo per qualsiasi intervento che riguardi i beni culturali, sia mobili che immobili. Nel dettaglio e? competente in materia di conservazione, utilizzazione e restauro dei monumenti, per quanto riguarda la salvaguardia degli aspetti storici, artistici, architettonici ed archeologici”.

Dunque una legislazione piuttosto datata: cosa e? cambiato dal 1919 ad oggi?

“Da allora, nonostante siano trascorsi ben 96 anni, e che la “Dichiarazione dei diritti del cittadino e dei principi fondamentali dell’ordinamento sammarinese” del 1974, all’ultimo comma dell’art. 10 reciti: “La Repubblica tutela il patrimonio storico ed artistico e l’ambiente naturale”, non si sono effettuati interventi legislativi strutturali. Il quadro legislativo risulta piuttosto frammentato e non coerente per alcuni aspetti con le teorie sancite in ambito scientifico nelle Carte del Restauro. Infatti, i principali provvedimenti legislativi, introdotti successivamente al 1919 (il Testo Unico delle Leggi Urbanistiche
– Legge 87/95 – che ha dedicato qualche articolo agli edifici storici
e alla composizione della Ccm, la Legge sulle “Case a Catalogo” e la Legge 147/2005) riguardano per lo piu? il perfezionamento della legge 17/1919”.

In queste condizioni non deve essere facile per la Ccm espletare le proprie funzioni: quali sono le problematiche che vi trovate ad affrontare nella vostra attivita??

“Nell’ambito della Ccm da anni e? stato aperto un proficuo dibattito sulle attivita? della medesima commissione e su quanto l’azione di tutela sia nel concreto nel nostro Paese non efficace per la protezione dei Beni Culturali. I fattori di criticita? sono tanti, ma quello di maggior importanza e? palesemente riconducibile alla carenza strutturale legislativa, ossia: nell’assenza di una legislazione coerente e moderna ci si chiede su quale base poter poggiare concretamente l’azione quotidiana della Commissione e degli Istituti culturali.

Dall’altra parte, l’attenzione del sistema, sul territorio, ossia la frenetica crescita del patrimonio edilizio degli ultimi 20 anni, non ha per nulla aiutato l’azione di protezione dei Beni Culturali, condizionando in maniera evidente l’attivita? della Commissione ad una mera attivita? burocratica. Infatti la Ccm non ha la possibilita? di poggiare l’esercizio delle sue funzioni su strumenti di protezione e vigilanza concreti, e sull’aiuto di una Unita? Organizzativa, parimenti ad altri organismi di nomina consiliari. Cio? allo scopo principale di condividere processi tecnico-amministrativi coerenti e utili alla protezione e tutela”.

Fuori da San Marino come funzionano le cose?

“Nel 2004 in Italia ad esempio e? stato approvato il Codice dei beni Culturali (oggi in fase di nuova rielaborazione), che ha sancito chiaramente la distinzione tra la tutela e la valorizzazione, subordinando la valorizzazione alla tutela, cosi? da rendere la tutela condizione per la valorizzazione. Ha avuto il compito di ricomporre la materia sugli equilibri istituzionali se non anche di raccogliere e fondere tutte le leggi italiane in materia di tutela e conservazione dei beni culturali. Fatto molto importante del Codice e? l’integrazione della legge 1497/39 con la legge Galasso del 1985, annoverando cosi? i beni paesaggisti tra quelli culturali”.

Potrebbe essere uno spunto utile anche per il Titano?

“Si. Sono convinta che anche San Marino debba intraprendere la medesima strada, anche solo per rispettare gli impegni presi con la sottoscrizione delle convenzioni sulle protezione dei beni culturali e la convenzione sul paesaggio. Ma non bastera? dotarsi di una buona norma. Questa potra? prendere forma attraverso l’opera di organismi che possano seguire passo per passo l’azione di tutela. Ricordo che in Italia l’istituto delle Sovraintendenze garantiscono tutto cio? potendo legittimamente intervenire in ogni fase del processo di tutela: fase progettuale, direzione lavori, vigilanza, ecc. Evidentemente la protezione dei beni culturali non puo? essere garantita dalla semplice burocrazia: da un timbro su di un elaborato o da una comunicazione. Altro aspetto che si dovra? approfondire riguarda il concetto di competenza. La tutela e? un processo complesso che richiede conoscenza, preparazione e capacita? specialistiche in tutti i livelli d’inter- vento, che possono essere garantiti da specifici percorsi di studio a cui va sommata l’esperienza sul campo”.

Considera efficace tutto cio? ai fini della tutela?

“Ritengo che l’azione di tutela possa essere efficace, tra l’altro, solo nel momento in cui s’instauri un rapporto dialettico e costruttivo tra le diverse parti interessate, laddove l’azione di restauro sia svolta secondo un preciso valore che attribuiamo alle opere del passato. Il restauro, al di la? dell’evoluzione connessa alla teoria e alla sua storia, a mio avviso, e? un difficile processo d’integrazione tra la storia e la contemporaneita? che deve tendere al totale rispetto dei valori culturali di un luogo connessi alla vita della sua gente, che gli strumenti e le procedure attuali non garantiscono. Questo processo, di una complessita? assoluta, si compone di analisi dei valori culturali in gioco e del loro riconoscimento, di una speciale capacita? d’integrazione, la definirei chirurgica anche quando trattasi d’interventi architettonici, del nuovo nell’antico, che necessariamente deve essere riposta in mani di alto profilo tecnico-scientifico. Un processo, quindi, che vuole raccontare la storia con- servando la memoria nell’adeguare i nostri spazi alle nuove esigenze di vita. Lo considero un’opera di una difficolta? imparagonabile rispetto a un’azione architettonica che nasce da un “foglio bianco”, che deve essere obbligatoriamente affidata, anche nell’ambito dei vari livelli di valutazione, a professionalita? di altro profilo scientifico”.

Esiste un nesso fra l’attivita? della Ccm e quella degli organismi preposti alla salvaguardia del sito Unesco?

“Quando ho ricoperto il ruolo di Coordinatore del Piano di Gestione del sito Unesco, ho consolidato la consapevolezza che oltre alla carenza legislativa sulla protezione dei beni culturali, mancava a San Marino un organismo di coordinamento del piano di gestione del bene appena iscritto nel patrimonio dell’umanita?. Infatti con la Legge 133/2009 e? stata istituita l’Unita? di Coordinamento – Unesco San Marino. L’attivita? dell’Unita? di Coordinamento – Unesco San Marino e? strettamente connessa al Piano di Gestione che non e? affatto uno strumento urbanistico vincolistico. Il Piano di Gestione, nella sostanza, e? una composizione di piu? azioni che scaturiscono da diverse discipline che si devono concretiz- zare in piu? progetti che trovano collocazione all’interno dei cinque piani di lavoro previsti”.

Quanto e? importante la qualita? architettonica?

“L’attivita? di tutela deve, tra le altre cose, garantire nel tempo il mantenimento dei valori universali riconosciuti, che hanno consentito l’iscrizione anche attraverso forme di ‘partecipazione’. Nelle forme di ‘partecipazione’ e conoscenza vedo perfettamente calzante anche l’uti- lizzo dello strumento del ‘concorso di progettazione’ al fine di garantire una sorta di ‘progettazione parte- cipata’, al momento, molto di attua- lita? anche a livello internazionale. Auspico pertanto un uso sempre piu? diffuso di tale strumento, in particolare per quanto riguarda l’edilizia pubblica (o meglio per ‘l’architettura pubblica’). Di per se? l’istituto del Concorso di Architettu- ra, se condotto in modo trasparen- te, e? l’unico modo per garantire un accrescimento del livello qualitativo delle proposte e per discuterne in maniera partecipata e con cogni- zione di causa. Aggiungo poi che,
in ogni modo, prima di attivarsi
su questo percorso e? indispensa- bile dotarsi di una nuova regola- mentazione nel settore “Concorsi d’architettura”, cio? soprattutto per sganciarsi da logiche di solo profitto che fanno propendere per il cosi? detto progetto d’impresa a discapito della qualita? architettonica. Contestualmente deve essere sviluppato e chiarito il significato di partecipazione”.

Qual e? il punto di vista da cui occorre dunque partire?

“Tra le tante cose, quello che serve al centro storico capitale di San Marino sono lo sviluppo della sua conoscenza e un rapporto migliore con il territorio circostante soprattutto per avere risvolti in tutti i settori oltre a quello turistico. Bisogna ricordare sempre che il monte rappresenta, e ha rappresentato nei secoli passati, una me?ta, ma e? anche il punto dal quale si puo? guardare e riflettere sull’intorno. Si tratta di capire quindi, che la programmazione e la pianificazione non sono solo una carta prescrittiva di dove si puo? e dove non si puo? costruire. Detto cio?, ritengo che, nell’ambito del Centro storico, si debbano fare scelte con il vincolo imprescindibile connesso alla sua dimensione e ai valori di “autenticita?” e “integrita?” riconosciuti con la dichiarazione universale dell’Unesco facendo particolare attenzione ai volumi e simboli che possano, in relazione al loro rapporto in scala, mettere in crisi gli elementi caratterizzanti ed emblematici della nostra Citta? Stato. A questo punto mi permetto di citare Renzo Piano, che in una sua intervista sul nuovo Whitney di Manhattan conclude dicendo: “Questi sono gli edifici che mi interessa fare: quelli che non si impossessano della citta?, ma la sollevano”.

Davide Giardi, La Tribuna