Claudio Vagnini direttore generale, Stefano Bertolini direttore sanitario e Manuel Canti direttore amministrativo: questi sono i tre esperti, che come vuole la prassi politica sono stati nominati per il nuovo Comitato Esecutivo dal Congresso di Stato, che dovranno dare vita alla nuova stagione ISS. Il battesimo ufficiale in un’affollatissima conferenza stampa presieduta dal SDS alla Sanità, a cui hanno fatto corollario dirigenti, personale medico e paramedico, sindacati e la rappresentanza di un po’ tutte le professionalità impiegate all’ISS.
“C’è una grande aspettativa riguardo a questa nuova organizzazione” ha esordito Mariella Mularoni, ringraziando il precedente CE e anticipando le tante cose già messe sul tavolo di lavoro: dalla libera professione medica, alla medicina di base, al nuovo Piano Sanitario.
Il nuovo direttore generale Claudio Vagnini, professionista di lungo corso, pesarese trasferito nel modenese per ragioni di studio e quindi rimasto in quella regione prima come professionista e poi come dirigente dei vari sistemi sanitari. “Era quello che volevo fare quando ho cominciato a studiare medicina, e lo voglio fare ancora. Non ho nessuna intenzione di andare in pensione” ha assicurato. Pur provenendo da situazioni sanitarie difficili ha precisato: “Credo molto nella sanità pubblica, perché è l’unica in grado di gestire le sfide a cui ci mette difronte l’attuale epidemiologia, a cominciare dall’invecchiamento della popolazione e dall’aumento delle patologie. Dovremo lavorare sull’assistenza di prossimità, ma che sia collegata con un link all’assistenza ospedaliera”.
Come avviene in Italia, c’è poi il problema del reclutamento delle professioni mediche e infermieristiche, sulle quali anche a San Marino si è fatta poca programmazione. La sua ricetta è: maggiori gratificazioni, anche da parte del sistema; un occhio alle retribuzioni, maggiore riconoscimento sociale e maggiore visibilità. “Dobbiamo comunicare quello che di buono viene fatto ogni giorno” ha suggerito.
Ma uno dei suoi obiettivi prioritari è l’umanizzazione delle cure, un progetto per il quale ha speso gran parte del lavoro di questi ultimi anni. “Mantenere l’umanità del paziente durante la malattia – ha detto – riconoscendone la parte psicologica, quella sociale, affettiva e magari religiosa, aiuta il paziente ad affrontare la malattia in maniera diversa”. Questo accade soprattutto di fronte alle malattie rare, a quelle invalidanti e a quelle che colpiscono i bambini, tutte tipologie delle quali il sistema può e deve sapere prendersi carico. E poi il volontariato, che può essere una validissima spalla nel dare alla gente risposte più veloci ed efficaci, puntualizzando comunque che la medicina di base è la prima risposta da dare al cittadino. In primissimo piano, il dottor Vagnini mette dunque le fragilità, perché è sue quelle che il lavoro deve essere mirato. Quindi: la popolazione anziana, con speciale attenzione agli anziani soli, a quelli border line e a quelli che hanno una ridotta autosufficienza. Poi le fragilità dei bambi, puntando l’attenzione sulla prevenzione, il che vuol dire vaccini; e sulle malattie rare.
“Avete la fortuna di lavorare in una realtà importante, l’unica al mondo impostata su un’universalità che ha 70 anni. È nostro dovere tenere il passo con le necessità” ha concluso rivolgendosi direttamente agli operatori sanitari.
Come del resto ha fatto il nuovo direttore sanitario Stefano Bertolini, oncologo con 38 anni di esperienza professionale alle spalle, e moderatamente interista ha ironizzato in merito alla sua passione calcistica. Anche lui ha fissato il primo messaggio sull’umanizzazione delle cure. “Che parte da noi – ha puntualizzato – non possiamo aspettare che arrivino i regali di Babbo Natale”. Come dire: rimbocchiamoci le maniche e lanciamo il cuore oltre l’ostacolo. “Il nostro front office è il paziente. Le incomprensioni spesso nascono perché non sappiamo parlare e non siamo stati educati a stemperare i problemi. Per fare medicina occorre una buona organizzazione. Io sono a vostra completa disposizione”.
Il nuovo direttore amministrativo Manuel Canti, l’unico sammarinese, ha avuto bisogno di meno parole per descrivere il suo curriculum e i suoi obiettivi. Infatti, venendo dalla Pubblica amministrazione, ne conosce benissimo tutti meccanismi e, poiché l’Ospedale fa parte del settore pubblico allargato, ha suggerito la possibilità di un’integrazione di sistema perché ci sono tante tematiche che possono essere trattate nella stessa maniera.
Infine, ha preso il microfono l’ormai ex dg Francesco Bevere, che ha rivolto accorate parole di ringraziamento innanzi tutto alla SDS Marielle Mularoni. “Tutto ciò che è stato fatto, non avrebbe potuto esserlo senza il tuo prezioso contributo” ha sottolineato rivolgendosi direttamente a lei in maniera quasi fraterna. Poi il ringraziamento ai nuovi vertici ISS, di cui ha apprezzato una road map in perfetta continuità con il Piano Sanitario che è stato appena predisposto. E ovviamente il suo sincero: “Buon lavoro a tutti”.