San Marino. Tutti prescritti nel Mazzini? No, è una balla! La prescrizione è l’eccezione in una sentenza piena di vere assoluzioni per “non aver commesso il fatto” e perchè “il fatto non costituisce reato”. … di Enrico Lazzari

Eh, niente. Non c’è nulla da fare. “Il lupo perde (nel caso muta) il pelo, ma non il vizio!”. Ho letto, ieri, il roboante titolo di un quotidiano: “Prosciolti e non assolti gli amici di questa maggioranza”. Ecco l’interpretazione -mi si permetta farlocca- della sentenza di secondo grado del Processo Mazzini, strumentalmente mirata a far credere, ai sammarinesi, che la stessa sentenza sia motivata dalla prescrizione, che alla base di tutto ci sia la prescrizione. Come dire: prescritti ma non assolti… FALSO! E’ una presa in giro ai sammarinesi, oltre che all’intelligenza.
In realtà la stessa sentenza ASSOLVE (non proscioglie) tutti i politici finiti nel tritacarne mediatico-giudiziario per ben otto anni dai reati di riciclaggio o di autoriciclaggio con la semplicissima motivazione che all’epoca dei fatti contestati gli stessi fatti non hanno violato alcuna normativa o legge o, in altri casi, perchè riconosciuti pienamente legittimi.
Infatti, scorrendo le ben 750 pagine delle motivazioni, quando il giudice affronta i capi di imputazione attinenti il reato di riciclaggio -o meglio ogni capo di imputazione diverso da quelli attinenti l’associazione a delinquere, è ricorrente leggere la formuletta “IL FATTO NON SUSSISTE” o “IL FATTO NON COSTITUISCE REATO” fra le motivazioni dell’assoluzione.
Appare di facile comprensione a tutti coloro che possano contare di un titolo di studio superiore a “Battesimo”, quindi, che la presa di posizione di Repubblica Futura -così come riassunta dal titolone sopra citato- sia strumentale, perchè una verità parziale (il proscioglimento è intervenuto sui capi attinenti l’associazione) presentandola come base dell’intera sentenza. Anzi, lasciando proprio credere ai cittadini che gli inquisiti non hanno ricevuto alcuna assoluzione (il termine “non assolti” nel titolo stesso).
Non vi sentite presi in giro da simili “rielaborazioni” della realtà, cari sammarinesi? Non individuate in queste -chiamiamole- “forzature interpretative” una forma di deprecabile violenza verso l’individuo? Io sì… E non vi nascondo che mi irrita non poco.
Dunque, ogni ipotesi di reato e condanna non definitiva emessa al termine del processo di primo grado, se diversa dall’associazione, è stata oggi smentita in maniera categorica, non per prescrizione, ma perchè “il fatto non sussiste” o “il fatto non costituisce reato”, quindi l’assoluzione è con formula piena e neppure dubitativa come può essere una assoluzione per assenza di prove. Piena. Incontestabile… Senza alcuna ombra che possa legittimamente restare su quelle condotte che videro la controversa sentenza di primo grado (come evidenziai da subito in più occasioni, tanto da meritarmi nella stessa sentenza una “velenosa” quanto inusuale e fuori luogo citazione) appioppare anni e anni di galera, evidentemente, vista sentenza-Caprioli, pesantemente e gravemente errate.
Appurato ciò, è doveroso approfondire il concetto di “non luogo a procedere per intervenuta prescrizione” (strumentalizzato altrettanto pesantemente sulle stesse pagine in un editoriale a firma Ivan Foschi dal titolo: “Colpevoli ma non punibili”), che è la motivazione di una estrema minoranza -sempre e solo legata al reato associativo, come ho appurato ad una pur sommaria lettura della sentenza di appello- delle decine di capi di imputazione che portarono una intera classe dirigente sammarinese alla sbarra con accuse quasi in toto infondate e -oggi sembra- prive di giustificazione giuridica concreta.
Un proscioglimento (così è definita l’estinzione del reato per prescrizione) non ha certo la valenza di una assoluzione (il non luogo a procedere per insussistenza del reato) ma non ha neppure quella di conferma del reato come in tanti si è scelleratamente spinti oggi a credere.
La prescrizione significa, meramente, che quel capo di imputazione non si è valutato nella sua eventuale sussistenza come reato perchè tanto -semplifico per comprenderci- non sarebbe più perseguibile anche se si rivelasse fondato e certo.
Allora, proviamo a capire, senza un tribunale, se il reato associativo contestato agli inquisiti politici del processo Mazzini possa essere fondato. Non per valutare la legittimità delle confische (è il problema minore per chi legge) ma per la dignità degli assolti o, limitatamente ad un unica ipotesi di reato, si ricordi, prosciolti.
Già nelle udienze di primo grado la tesi accusatoria di associazione a delinquere vacillò pesantemente sotto i colpi “sparati”, a suon di riferimenti giurisprudenziali anche relativi a sentenze sovranazionali, delle difese degli imputati.
L’associazione a delinquere, così come contestata dall’accusa, infatti, appare formulata in diversi fascicoli in maniera diciamo “pittoresca”, basata su una interpretazione quanto mai “estensiva” visto che ha indicato come “associati” individui che, magari -si fa per dire, si esaspera per rendere comprensibile il concetto- neppure si conoscevano.
Così, per dimostrare l’associazione si è proceduto a descrivere la stessa non come una entità, un unico gruppo, ma come tanti “cerchietti” distinti, apparentemente “soli”, che anche indirettamente sono stati poi collegati a tutti gli altri.
Lo so, non è semplice da spiegare in parole comprensibili a tutti. Proviamo con un esempio. Mario è amico di Giulio… Giulio è amico di Franco che, però, neppure conosce Mario. Secondo l’accusa e la sentenza di primo grado, per questa connessione indiretta, Mario viene riconosciuto amico di Franco. E così via per tanti livelli di “non contatto” diretto: se Francesco poi è amico di Alessandro, Alessandro è amico di Mario, e così via… Fino a concludere che sono tutti amici…
Dal punto di vista logico -ma anche giuridico secondo le tesi delle difese- siamo di fronte ad una assurdità! Ma tant’è… Dopo otto anni di gogna e decine di migliaia di euro spesi in avvocati, ben difficilmente qualche vittima di queste controverse confische vorrà opporsi a questa sentenza per ottenere una assoluzione anziché un proscioglimento…
Enrico Lazzari