San Marino. Tutto pronto per il nuovo governo, o forse no? … di Tancredi Falconieri

La situazione politica che sta emergendo nelle ultime settimane appare particolarmente chiara e di facile lettura. Preso atto che i primi mesi dell’anno si stavano rivelando fallimentari per Governo e maggioranza alle prese con “caos bollette”, clamorosa bocciatura del progetto DES e i sempre più intensi abboccamenti tra alleati minori e le forze di opposizione, la Democrazia Cristiana ha deciso di uscire dal letargo e riprendere in mano l’iniziativa politica.

Il Partitone ha quindi convocato i propri compagni di viaggio e, tra lusinghe e minacce, ha imposto loro la linea che li porterà al finale di legislatura e alle prossime elezioni.
La strategia democristiana è semplice e lineare: si identifica un pretesto più o meno realistico per durare ancora qualche mese (associazione europea), si blindano le nomine più strategiche (conferma di Tomasetti e Canzio in primis), si sistemano le ultime questioncine pre-elettorali, si identifica un nemico pubblico (Adesso.sm che in effetti qualche colpa ce l’ha) e poi, dopo la visita del Presidente Mattarella, ci si ripropone tutti insieme alle prossime elezioni.

Questa è la promessa messa in campo da Via delle scalette per ricompattare i propri alleati: la prossima volta ci sarete ancora tutti, il nuovo governo è già pronto e sarà uguale a quello vecchio. D’altronde alla scorsa tornata abbiamo fatto 44 consiglieri, vuoi che, al netto dei mille disastri combinati, questa volta non ne raccogliamo almeno 35?
Quindi è tutto deciso, tutto programmato, tutto a posto. O forse no?

Perché una cosa è fare i programmi sulla carta, un’altra è spiegarlo ai cittadini. E se è vero che tutte le componenti della maggioranza hanno dimostrato un particolare attaccamento alla poltrona e siano lusingate dalla proposta democristiana, c’è anche da considerare l’evidente difficoltà di presentare al proprio elettorato uno schema di continuità.

Come farà Domani Motus Liberi, dopo un’intera legislatura passata a denunciare i boicottaggi democristiani, a ripresentarsi ai propri elettori con la prospettiva di un nuovo governo con la DC?
Analogamente, come farà RETE a risultare credibile in un progetto che la vedrebbe completare definitivamente il suo passaggio da forza rivoluzionaria a partito conservatore?
A quanti consiglieri pensa di arrivare l’ennesima aggregazione socialista, che vede il PSD affiancato dai “giovani ragazzi” del PS ed Elego, proponendosi come umile servitore della DC?
E come si comporterà Federico Pedini Amati, l’unico Segretario di Stato che sembra essersi salvato dal disastro totale dei suoi colleghi.
E soprattutto, come farà il PDCS a rivolgersi al suo elettorato, largamente deluso da quest’ultima esperienza governativa, annunciando che alla Segreteria alla Sanità ci sarà ancora Roberto Ciavatta e che il prossimo capo gruppo di Maggioranza sarà Gian Nicola Berti.
Ecco, di Alleanza Riformista non diciamo niente perché appare evidente che la sua stessa nascita sia propedeutica allo schema sopra descritto e quindi ai vari Mancini, Bronzetti e Berti vada benissimo così.

Infine c’è il nodo politico più serio e profondo. Anche ammesso che questa compagine governativa riesca a riottenere una risicata fiducia dai cittadini, il nuovo Esecutivo partirebbe già logorato da 4 anni di pessimi risultati e non avrebbe evidentemente la forza propulsiva per affrontare sfide che, purtroppo, appaiono di sempre più difficile soluzione. L’unica speranza per il Paese è che all’interno dell’attuale arco di maggioranza si riscopra qualche elemento di responsabilità, lungimiranza e coraggio. Vedremo…

TANCREDI FALCONIERI