Forse non tutti sanno o non ricordano più che dal 1990, in base alla legge sulle festività soppresse, con la quale ne vennero abolite ben sette, il 24 e il 31 dicembre sono stati individuati dalla Funzione pubblica, in accordo con il sindacato, come due giorni festivi da recuperare.
Per chi? Non per tutti, ovviamente, ma solo per i dipendenti della Pubblica amministrazione.
Inoltre, siccome quest’anno il 24 e il 31 dicembre capiteranno di sabato, i dipendenti Pa potranno rimanersene comodamente a casa sia domani, venerdì 23, che il venerdì successivo, 30 dicembre. In buona sostanza, tutti gli uffici pubblici saranno chiusi.
Per la gioia non solo dei lavoratori del settore privato, ma anche di tutti coloro che magari avevano intenzione di recarsi in qualche ufficio pubblico, ovviamente per necessità, proprio in uno di quei due giorni. La stessa cosa accadrebbe anche nel caso in cui le due festività capitassero di domenica.
L’accordo è stato siglato l’anno scorso, più o meno in questo periodo, dalla Funzione pubblica e il sindacato. Quindi, la maggior parte dei dipendenti Pa rimarrà a casa per quattro giorni di fila, da venerdì 23 (compreso) a lunedì 26 dicembre (compreso).
Tre giorni, invece, la settimana successiva, da venerdì 30 dicembre (compreso) a domenica 1° gennaio. Lunedì 2 gli uffici pubblici dovrebbero dunque riaprire. Non per tutti però sarà così. Infatti, alcuni dipendenti Iss, in particolare i farmacisti, e tutti coloro che lavorano sei giorni su sette, dovranno recarsi al lavoro sia sabato 24 che sabato 31 dicembre, mentre i centri sanitari saranno aperti solo al mattino.
Questa disposizione calata dall’alto, ha fatto, e non poco, arrabbiare alcuni farmacisti del Titano, che sono costretti quindi a rimanere a casa il 23 e il 30, e a recarsi al lavoro il 24 e il 31 dicembre.
“Prima d’ora – ricordano i farmacisti di lunga data – non è mai successo una cosa del genere, ossia che ci obbligassero a lavorare la vigilia di Natale e l’ultimo dell’anno”. Per questa ragione, alcuni farmacisti hanno gridato allo scandalo, dicendo che in questa maniera “si creano dipendenti di serie A e di serie B”.
Non vorremmo gettare altra benzina sul fuoco, ma considerando questa disparità, se nel settore pubblico esistono dipendenti di seria A e di serie B, come possiamo definire i lavoratori del settore privato se non di serie C?
Il sindacato riferisce che “da parte dell’Iss non è arrivata nessuna richiesta di modificare l’accordo stabilito l’anno scorso. Altrimenti avremmo preso in considerazione la richiesta e fatto le dovute valutazioni.
Secondo noi – conclude il sindacato – l’Iss ha in questo modo ha avuto una particolare attenzione verso l’utenza”.
La Tribuna Sammarinese